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lunedì 27 aprile 2009

ROMEO E GIULIETTA - Teatro Belli

TEATRO BELLI
dal 28 aprile al 3 maggio

I TERMINI
presenta

ROMEO E GIULIETTA
di William Shakespeare

con
Piergiuseppe Di Tanno, Livia Castiglioni,
Roberto Manzi, Elisa Di Eusanio, Enzo Curcurù

adattamento di Andrea Baracco e Giulia Dietrich
Regista assistente: Giulia Dietrich
Disegno luci: Camilla Piccioni
Costumi: Emanuela Stucchi

regia di Andrea Baracco


"Che la morte non lo tocchi,
che non si porti via
questo ragazzo ingrato
che si rifiuta di coricarsi"
(Carmelo Bene)


Romeo e Giulietta è per antonomasia la tragedia dell’amore. Romeo e Giulietta è la tragedia delle morti violente e accidentali. C’è un universo adulto che osserva impassibile il dimenarsi forsennato dei propri figli che inciampano di continuo e che ogni volta, con ginocchia sempre più sbucciate e il corpo sempre più livido, si rialzano e riprendono il passo.
Romeo e Giulietta è in realtà la tragedia di Mercuzio, vero protagonista del testo shakespeariano, essere ambiguo e pornografico, né maschio né femmina , che più di ogni altro sente l’innata inadeguatezza e allora folle, rincorre versi e costruisce mondi, finché pazzo di gelosia si lancia come Aiace su una lama ben affilata. Shakespeare elimina troppo presto Mercuzio, perché egli è un intruso, perché egli è un essere monologante, perché con lui tra i piedi non è possibile alcuna tragedia. Perché è LUI ad essere la tragedia.
Romeo muore e allora Giulietta non può continuare a vivere; muore Paride, muore Tebaldo e muore Mercuzio, l’unico tra i “figli” a sopravvivere è Benvolio, colui che mai entra nei conflitti, che mai è motore o vittima delle azioni e situazioni. Benvolio è colui che osserva, che si mette a distanza e poi narra. Benvolio è l’unico tra i giovani a sopravvivere perché utile all’universo adulto, perché attraverso i suoi racconti “i grandi” vengono informati dei fatti senza tuttavia correre il rischio di partecipare ai conflitti; Shakespeare lo situa opportunamente in una dimensione “ibrida” là dove le tragedie diventano innocue, in quella soglia in cui si hanno le orecchie sul palco e gli occhi in quinta.
L’universo adulto ascolta Benvolio; l’universo adulto ascolta ma non vede le morti dei propri figli e alla fine, come in una sorta di metafora perfetta, decide di devitalizzare per sempre le giovani passioni ergendo mute statue che si lasciano osservare, su cui all’occorenza si potrà piangere e che rimarranno immobili e smetteranno, una volta per tutte, di correre dietro alla Regina Mab.
(Andrea Baracco )

TEATRO BELLI
Piazza Sant'Apollonia 11/a
00165 - ROMA
Tel. 06 58 94 875
www.teatrobelli.it

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