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martedì 25 febbraio 2014

Una corsa a Villa Ada con il ricordo di Pasolini




Pasolini a Villa Ada
di Giorgio Monacorda
interpretato e diretto Ivan Festa
foto di scena Angelina Chavez

Molte volte, parlando di personaggi famosi scomparsi, può essere abbastanza facile definirne e individuarne il talento che ha permesso loro di diventare ciò che sono stati. Questo perché, solitamente, la genialità si specializza in un solo determinato settore.

Così non è per personaggi come Pier Paolo Pasolini. Scrittore, poeta, regista, sceneggiatore, giornalista e attore, la figura di Pasolini è stata analizzata e studiata da ogni punto di vista, eppure mancava ancora un testo o un'opera che la descrivesse attraverso gli occhi di un semplice amico. Un amico come Giorgio Manacorda che ha raccontato la sua amicizia con PierPaolo in Pasolini a Villa Ada. Un testo che Ivan Festa ha fatto diventare opera teatrale. Lavoro che dall'11 al 23 febbraio un convincete ed elegante Festa ha portato in scena al Teatro Tordinona di Roma.

La grazia che lascerà allo spettatore si avverte già dal foyer allestito con le raffinate foto curate da Angelina Chavez. L'eleganza continua in sala con un monologo che svela il rapporto tra Pier Paolo Pasolini e l'autore.
È una giornata come tante a Villa Ada. Manacorda sta correndo assieme ad Ulisse Benedetti quando, inaspettatamente, viene raggiunto da una telefonata di un amico giornalista Su "la Repubblica" è appena stata pubblicata una lettera in cui viene resa nota la stima di Pasolini verso Manacroda. Il giornalista vorrebbe delle informazioni a riguardo e comincia ad inondare Manacorda di domande e di “ti ricordi”. Da questo momento il poeta viene travolto da pensieri e Ivan Festa, che non si cala nella parte di ;ancorda ma mette a disposizione “solo” la parola, ne è il megafono. Pochi elementi scenici, accompagnati dall'ottimo gioco di luci di Emanuele Cerone, riescono a emozionare il pubblico grazie. Una grande interpretazione per un monologo intenso dove il protagonista si sottrae, esercizio no facile, per dare  spazio al testo.

In un'intervista, l'attore racconta il suo incontro con Manacorda e la loro decisione di portare a teatro l'opera: ”Ho conosciuto Giorgio per una serie di vicende particolari legate ad alcune pubblicazioni. Siamo diventati amici e Manacorda mi aveva fatto leggere questo testo. “Perché non lo pubblichi?” gli dissi. Da questo abbiamo deciso insieme di ridurre alcune parti del racconto sotto forma di monologo parlando dell’evoluzione di Giorgio dal suo Maestro PPP. Ho decontestualizzato completamente il testo dando spazio alla parola. Io mi sono limitato all’immagine che Manacorda ha di Pasolini, non l’avrei mai alterata. Senza dare nessuna interpretazione personale”. 
Se questo era l'intento di Ivan Festa possiamo confermarne la riuscita.

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