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venerdì 7 marzo 2014

Al Teatro Millelire, Piccola Rosalia. Dal 4 al 16 marzo

Otto anni bastano per conoscere la paura

L’emigrazione degli anni ’50 verso la Francia. Sofferenza e distacchi familiari attraverso il filo degli affetti mai dimenticati. Quadri palermitani, usi e costumi di casalinghe dell’antica Sicilia ed una piccola parigina adottiva in crescita.

Dal 4 al 16 marzo il Teatro Millelire di Roma in cartellone ha inserito lo spettacolo Piccola Rosalia, ero. Presentato dal Gruppo Teatro Totem è scritto e diretto da Maria Teresa De Santis. La stessa M. T. De Santis è affiancata da Mara Montante e Antonella Rizzo. Una danzatrice, Donatella De Santis, apre la scena e da un piccolo cesto di vimini lascia cadere sul pavimento dei canovacci.

La rappresentazione è dinamica, tratta da una storia vera, raccontata alla regista da una Signora che ha vissuto l’esperienza e messa in scena.

Un po’ difficile da comprendere per un pubblico romano, la storia si intreccia tra balli, il dialetto palermitano, il chiacchiericcio per le strade della città siciliana, le faccende casalinghe. Usi e costumi dentro il lavoro ad uncinetto ed il ricamo. Insieme ben descritto, dà luogo a quell’affettività, quel legame familiare, stretto, che probabile ancor oggi è sentito.

Storia di emigranti. Da Palermo a Parigi. Rosalia, accento francese, pian piano entra in scena, dal buio alla visibilità dovuta al pubblico con un look che rimanda all’idea parigina degli anni ‘50/’60.

Con la sua famiglia in Francia, esplica la sua vicenda che si dimena tra burocrazia per ottenere la cittadinanza, la guerra contro l’Algeria per l’indipendenza di quest’ultima, il cambio del nome ed il suo costante pensiero verso Palermo e la sua famiglia.

Interessante è l’interazione con il pubblico. Le donne cercano lo sguardo, la mimica facciale è ben sottolineata, consegnano oggetti agli astanti, senza perdere concentrazione. Le chiacchere da dietro le quinte e da dietro la tenda rendono l’atmosfera centrata sulla situazione. La mancanza dei parenti, lo struggersi dalla lontananza e la vita di paese dove ognuno sa della vita degli altri.

Donatella De Santis balla. Probabile che sia un rimando a quelle danze proprie del luogo vicino all’Africa e un po’ tribale nel sangue. Prepara l’ambientazione in quanto la scenografia è scarna, vuota e viene costruita mediante il ballo. Suggestivi i momenti in cui la ballerina si muove al passo di parole che provengono da dietro le quinte del Teatro e gioca con il lenzuolo mentre Mara Montante e Antonella Rizzo lo piegano come si fa con i panni asciutti.

Credo che la creatività sia stata un buon punto di partenza, uno stimolo che ha reso solerte la recitazione rendendola fluida abbastanza per far risuonare spunti di riflessioni sulle dinamiche declamate.

Un invito ad andare al Teatro Millelire, a guardare Piccola Rosalia, ero, a scovarne particolarità, significati e magari potrebbe accadere di riconoscersi dentro la dimensione.

 

Annalisa Civitelli

 

 

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