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sabato 22 novembre 2014

AMLETO/LAERTE/OFELIA al teatro Studio Uno dal 27 al 30 novembre 2014



Liberamente tratto da W. Shakespeare
adattamento e regia di
Virginia Acqua
in scena al
Teatro Studio Uno
via Carlo della Rocca 5, Roma
tel 39 349 435 6219

dal 27 al 30 novembre 2014, ore 21
domenica ore 20

con
Tommaso Arnaldi Claudia Genolini Teo Guarini


Un Amleto come non lo avete mai visto. Tre ragazzi costretti in un mondo dominato da adulti, corrotto e oscuro; tre ventenni – Amleto, Laerte e Ofelia – che in quel mondo semplicemente devono vivere, crescere e, soprattutto, sopravvivere, perché gli adulti che li circondano li temono, con la loro giovinezza potenzialmente sovversiva e rinnovatrice

La regista Virginia Acqua - insegnante di teatro a Parigi , che ha riscosso successi in Europa grazie al suo spettacolo Non ero carina ero peggio, la vita straordinaria della principessa Pauline Metternich Sandor - ha deciso di tornare in Italia per mettere in scena un testo "classico", ma da un punto di vista totalmente diverso: quello appunto di tre giovani assillati da un mondo di anziani a cui cercano, ognuno a suo modo, chi di adattarsi, chi di ribellarsi, sortendo però la stessa tragica fine

"Per il mio lavoro mi sono ispirata alla versione che il grande critico polacco Jan Kott dà dell'Amleto nel suo indimenticabile saggio Shakespeare nostro contemporaneo dove è descritto come 'la storia di tre ragazzi' e 'la tragedia delle situazioni imposte' – spiega la regista – e ho scelto tre attori ventenni perché nessuno più di loro poteva rendere il conflitto fra giovani e adulti presente nella tragedia di Shakespeare, dove tutti i grandi si muovono sempre nella stessa direzione: condizionare costantemente le vite dei ragazzi, a partire dal fantasma del Re di Danimarca. Ma al tempo stesso questo è un Amleto senza adulti, perché non servono: la loro voce è talmente invadente da essersi insinuata nei tre ragazzi e da loro stessi essere rappresentata". 
 
Lo spettacolo presenta una scena essenziale, in uno spazio vuoto così come l'originale teatro elisabettiano, in cui il palcoscenico pressoché nudo permetteva la massima libertà di traslazione nel tempo e nello spazio. In questo contesto la regia inedita di Virginia Acqua fa scivolare le scene o l'una dentro l'altra, in un incastro di "assolvenze/dissolvenze" incrociate, per usare una terminologia cinematografica. Se il linguaggio utilizzato è quello originale del 1600 non così sono musiche e costumi, assolutamente contemporanei, perché, come è intenzione della regista, deve essere innanzitutto uno spettacolo di ragazzi che parla ai loro coetanei. Lo spettacolo, al suo debutto nel 2011, infatti ha riscosso grande successo proprio fra il pubblico più giovane, che ha sentito Shakespeare assolutamente "proprio", così come dovrebbe essere.

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