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domenica 25 gennaio 2015

Al TEATRO BELLI "LE INTELLETTUALI"

TEATRO BELLI
Piazza Sant'Apollonia, 11/a  - 00153 Roma
Tel. Biglietteria  - 06.5894875 - Fax 06.5897094 - info@teatrobelli.it - www.teatrobelli.it
           
dal 28 gennaio all'8 febbraio
orario spettacoli: feriali 21.00 – domenica 17,30 – lunedì riposo
prezzi: Intero € 18,00 - Ridotto 13,00

L'Albero Teatro Canzone presenta
LE INTELLETTUALI
di MOLIERE
 
con (in ordine alfabetico)
Sonia Barbadoro, Monica Belardinelli, Giovanni Carta, Carlo Di Maio,
Valentina Martino Ghiglia, Elisabetta Misasi, Alessandra Muccioli, Libero Sansavini, Francesco Siciliano, Remo Stella

scena Bruno Buonincontri - costumi Metella Raboni

regia
Adriana Martino

Mettere in scena un testo di Moliere significa per prima cosa porsi il problema della traduzione e scegliere la traduzione di Cesare Garboli per "Le intellettuali" significa scegliere già una chiave di lettura critica del testo. Garboli ci induce a sottolineare e ad esasperare i rapporti dei personaggi usando un linguaggio diretto, a tratti violento, evitando sdolcinature. Certamente Moliere non usa il fioretto nel raccontare gli intrighi del testo de "Le intellettuali" che si snoda intorno alle tormentate nozze di Clitandro ed Enrichetta. Ma i suoi personaggi non sono mai cliches precostituiti che recitano un teatro già decifrato. Ci sono sempre le ombre che in questa piece sono più scure che mai, anche se l'autore non perde mai di vista la gioia di far ridere.



"E' una piece che si alza come un polverone in attesa di una bufera che non scoppia, o meglio esplode solo per passare via, ripristinando un nuovo ordine", cosi commenta Garboli. Questa "bufera" viene implosa dentro le solide mura di una famiglia borghese. 
 
Si individuano personaggi legati a quella parete sottile dove si detiene il potere, legati alla Corte come Clitandro e legati alla mondanità intellettuale come Trissottani e Vadius, mentre i personaggi della famiglia propriamente detta vanno dalle frustrazioni patetiche visionarie della padrona di casa Filaminta, alle sconfitte del debole marito Crisalo e alle follie della zia Belisa. 
 
Le due sorelle Enrichetta e Armande vivono invece un complesso rapporto di odio e di amore: la femminista Armanda in realtà è una vulnerabile e patetica copia del padre e la finta sottomessa Enrichetta nasconde una ferrea volontà di dominio. 
 
Così in questo spaccato ogni cosa è un'altra, "tartufo è ovunque", si nascondono tutti dietro secondi fini, fra rivalità, ambizioni, frustrazioni e bassezze, truccate dal gesto nobile e da parole edificanti. Ma tutto è sordidamente teatrale. Moliere usa questi materiali a suo modo con il riso irrefrenabile di un chirurgo che conosce alla perfezione l'odore tartufesco che si accumula in questi luoghi di finzione. E facendo diventare questi personaggi altri da se stessi li riduce a funzioni comiche del potere.

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