dal 1 al 20 novembre
RE LEAR
di
William Shakespeare
regia
di Giancarlo Marinelli
con
Giuseppe Pambieri
IL
DUCA DI CORNOVAGLIA Andrea
Zanforlin
IL
DUCA DI ALBANIA Antonio Rampino - IL CONTE DI KENT
Martino D'Amico
IL CONTE. DI GLOUCESTER Giuseppe Bisogno - EDGAR - Mauro Racanati EDMUND,
Francesco Maccarinelli
- OSWALD, - Martina
Torelli
IL BUFFONE DI LEAR Claudia
Campagnola - GONERIL Silvia Siravo
REGAN Guenda Goria - CORDELIA Stella
Egitto
La storia d’amore più
grande che si possa raccontare è solo una: quella tra un padre e una figlia. E
“Re Lear” è questo. Per tre volte. Visto che ha tre figlie. In fondo, che cosa
fa il Lear? Vuole spogliarsi di tutto: del governo, del potere, di ogni
questione terrena e tenebrosa, per fare solo e definitivamente il padre. Non
vuole più essere Re. Ma solo Lear.
Andare incontro alla
Morte come un uomo che, tornato a casa dal lavoro e sfinito ai crucci, va
incontro alla sua bambina che l’ha aspettato per tutto il giorno. Questo
vorrebbe Padre Lear. Godersi quel momento feroce e dolcissimo della vita in cui
la Figlia diventa la Madre di suo Padre. Capita a tutti.
Prima o poi.
Diventiamo i genitori dei nostri genitori. Ma la trappola del Bardo è in
agguato. Goneril, Regan e Cordelia, (sì, anche Cordelia), non vogliono essere
Madri. Vogliono essere Padri. E Padroni. Vogliono sostituire il Re senza
soluzioni di continuità. Né di virilità. Si sposano e sotto-mettono i mariti
con “i fegati da latte”, costringendoli a tradimenti, misfatti, guerre. Dal
Gioco alla Tragedia. Nessuno va più incontro alla Morte. È la Morte che va
incontro a tutti.
È sempre e solo un
problema di ruoli. Ciò che smettiamo di essere e che vogliamo continuare ad
essere (Lear desidera essere ancora e solo il Re delle figlie; le figlie non
vogliono più essere bambine, ma fingono di esserlo per strappare lo scettro al
padre). Ciò che non siamo mai stati e che vorremmo essere, (il Bastardo
Edmund). Ciò che siamo e che non siamo mai felici d’essere, (il Legittimo
Edgar). L’amore che siamo per qualcuno, (Edgar per Gloucester, Kent per Lear),
e la vergogna che siamo per qualcun altro, (Edmund per Gloucester e Gloucester
per Edmund). “Tutti ad una certa ora della vita siamo l’amore per qualcun
altro”, ha scritto Renato Simoni, che per il Bardo tanto ha fatto. Ma se sbagli
l’ora, anche solo di un minuto, tutto il resto è perduto. Anzi: è silenzio.
Giancarlo
Marinelli
Orari spettacoli: dal martedì al sabato ore
21.00 – domenica ore 17.00
Tutta
la programmazione sarà accessibile anche a spettatori non vedenti e sordi che,
grazie al Ghione, possono da alcuni anni, vivere l'esperienza del teatro.
REPLICA PER SPETTATORI NON VEDENTI O
IPOVEDENTI:
13 NOVEMBRE ALLE ORE 17.00
info:
Teatro Ghione, via delle Fornaci 37, 00165 Roma – tel. 06 6372294 – 06
39670340, fax 06 39367910 – info@teatroghione.it
Direzione
artistica: Roberta Blasi
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