Dopo la presentazione al festival del cinema di Roma, esce nelle sale il film Florence
(Angelo
Antonucci) Siamo nel 1944 e l’ereditiera Florence
Foster Jenkins (
Maryl Streep) fa parte , a New York,
dell’alta società. Frequenta i migliori salotti, nobili e
musicisti ( tra cui Toscanini). E’ molto malata a causa della
sifilide contratta con il primo marito ed i segni della malattia sono
ancora evidenti in lei.
La
sua convinzione è che canta in maniera suprema e questo le fanno
credere tutti coloro che la circondano, grazie al marito, l'inglese
St. Clair Bayfield (Hugh
Grant) , anche suo manager,
che non lesina nel prezzolare il pubblico pur di far sentire Florence
una vera Star. Ma la verità, che sarà per la protagonista
devastante, verrà a galla durante un concerto di beneficenza per i
soldati reduci dalla seconda guerra mondiale. Con un pubblico non
“pilotato” la realtà, cruda e grottesca, affiora in tutta la sua
incommensurabile forza .
Il
regista Stephen Frears , in questo film biografico, tende a non
risparmiarsi , con vari eccessi, nei siparietti umoristici e comici
nel contrasto tra ciò che è vero e verosimile, reale ed irreale,
vero e falso.
Clair,
il marito, legato da un profondo affetto alla moglie Florence
prende spesso la scena per una recitazione più composta e definita
nello schema dell’uomo - traditore , attore mezzo fallito, che non
può far altro che assecondare le convinzioni da grande artista della
sua malata consorte, pur di salvaguardare anche la sua pseudo fama
artistica. Meryl Streep , straordinaria in un ruolo complesso
per la necessità di una immedesimazione psico-fisica, a volte cede
un po’ troppo in gestualità mimiche che stereotipano in maniera
eccessiva il personaggio che cerca di dividersi tra follia,
disincanto e tenerezza.
Affiora la dicotomia “pirandelliana” tra
umorismo e comicità, cioè tra il ridere (comicità) per come
Florence mostra la sua convinzione delle sue capacità canore ed il
riflettere (umorismo) sulle motivazioni di chi intorno a lei la
asseconda fino ad arrivare al non – sense del voler tenere “la
bugia” a tutti i costi pur di salvaguardare la salute mentale e
fisica della protagonista.
Anche
il tema dell’ amor patrio di Florence verso i soldati partiti per
la guerra e molti non tornati a casa, in alcuni momenti appare non
approfondito.
A
rendere il film guardabile e godibile comunque sono i due
straordinari attori che , nonostante alcune concessioni, sostengono
la paradossale e quasi irreale ( pur essendo un film biografico)
vicenda che fa della follia una virtù , della bugia una via di
salvezza. Presentato al festival del cinema di Roma.
Al
cinema dal 22 dicembre 2016
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