L’Associazione
Culturale Sperimentiamo, Arte Musica e Teatro porta a Teatro “Medea” di
Euripide. Lo spettacolo, diretto da Daniela Bracci, con le scenografie di
Amedeo D’Amicis e i costumi di Paola Tosti è interpretato da Mariagabriella
Chinè, Alessia Pattumelli, Daniela Bracci, Fabio Fantozzi, Marcello Cirillo.
Perché
“Medea”? Perché scegliere una tragedia classica per portare alla ribalta
un problema attuale? La prima risposta che viene alla mente è: perché l'animo
umano è rimasto immutato nei secoli, tanto che perfino la psicanalisi fa
riferimento a personaggi classici per definire alcune sindromi (proprio come la
sindrome di Medea, appunto). La storia tragica di Medea è una delle più cupe
nell'universo del mito antico, forse la più nota tra le vicende del mito antico
legate alla figura dell'altro e dello straniero. Medea, nel suo essere donna,
sapiente e straniera diviene figura rappresentativa dell'alterità,
tema-problema presente nei testi classici, ma ancora aperto, vivo e vicino. In
questo senso è un testo esemplare e addirittura sorprendente per la sua
attualità in quanto il nostro tempo è segnato profondamente da uno dei temi fondanti
della Medea, cioè dal confronto-scontro di civiltà, in generale dal problema
dell'alterità. Medea, maga, figlia del re della Colchide, si innamora del greco
Giasone che è giunto nel suo lontano paese (sul mar Nero) per impossessarsi del
vello d'oro. Per Giasone Medea tradisce il padre, uccide il fratello, abbandona
la patria; ma l'atto che la distingue per la selvaggia tragicità è quello che
Euripide scelse di rappresentare nel suo dramma: l'uccisione dei figli, l'atto
estremo con cui essa si vendica dell'abbandono di Giasone e che costituisce per
lei un punto di non-ritorno. L'adattamento rende fruibile il linguaggio della
tragedia greca, pur mantenendone intatte le caratteristiche che tanto ci
affascinano; una per tutte il coro, presente a volte come testimone dei
fatti, a volte come personaggio che interagisce in scena. La reggia di Corinto
è simboleggiata da una vela, il ricordo di quella nave (Argo) sulla
quale tutto è cominciato e sotto la quale tutto avrà fine; le colonne sono in
realtà molli, incapaci di sostenere il palazzo e la furia della donna tradita.
Nel finale tutti gli inganni sono svelati, anche quelli teatrali, e il pubblico
potrà vedere, proprio dietro la vela strappata da Giasone, gli strumenti
utilizzati per creare la magia attraverso la finzione.
Per info e prenotazioni: 333-4080635
info@sperimentiamo.it / www.sperimentiamo.it
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