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giovedì 1 marzo 2012

Spettacolo teatrale Yerma di Federico Garcia Lorca

TEATRO SPAZIOUNO

Vicolo dei Panieri, 3  ROMA

dal 13/03/2012 al 18/03/2012

 

TEATRO INSTABILE

presenta

 

 

YERMA

di

Federico Garcia Lorca

 

con 

Valeria Pistillo, Francesco Laruffa, Beatrice Palme, 

Carlotta De Palma, Carla Aversa,

Paola Barini, Giuditta Pagano, Jacopo Sacchetti, Valeria Iovino

Michela Mancini (Flamenco)

 

Coreografia flamenco: Francesca Stocchi

Movimenti coreografici: Ashai Lombardo Arop

Scene: Mauro Banella

Costumi: Lidia Norma

Disegno luci: Gianni Leonetti

Aiuto regia: Carla Aversa

Assistente regia: Jacopo Sacchetti

Ufficio stampa: Alessandra Carosi Martinozzi

Organizzazione: Valter Tulli

 

Adattamento e Regia

Gianni Leonetti

 

 

Yerma, la straordinaria protagonista di uno dei più celebrati testi  di Federico Garcia Lorca,  è l'espressione più intensa del desiderio di maternità.

Il suo corpo è pronto, la voce del sangue reclama un figlio ma il sogno di essere madre  e di realizzare   il suo destino biologico di donna si infrangerà .

Sposata ad un uomo le cui energie sono tutte spese nel lavoro dei campi, man mano che il tempo passa, Yerma vede sempre più il suo sogno svanire e gli scontri  con il marito, sordo ai suoi richiami,  diventano sempre più violenti  fino al tragico epilogo finale.

C'è un uomo, Victor, che ha la forza di eccitare i suoi sensi, ma i rigidi codici sociali, rendono impraticabile, soprattutto per una donna, questa soluzione.

La maestosa partitura drammatica è  intrisa di intensi profumi del mediterraneo, ed il suo linguaggio poetico,  grondante  di immagini evocative, ha la potenza per far  emergere echi di un'antichissima verità di cui abbiamo perso l'essenza.

Mettere in scena Garcia Lorca, agli albori del terzo millennio dove l'uomo  ha eretto la  "tecnologia" come  suo unico dio   dispensatore di  immagini virtuali,  cibi congelati, precotti  e di acqua  imprigionata nella plastica, è  come un inatteso viaggio nel tempo in grado di restituire   la libertà e il piacere di correre scalzi sulla nuda terra  con una limpida fame di cibi freschi, succosi da cogliere dai rami degli alberi con le  mani.

Un teatro fervido di sensi, di passioni, di pulsioni intime, di cose semplici e in questo odoroso affresco che sa di terra. Federico Garcia Lorca punta il suo sguardo non sul  male di vivere, ma    sul male  di non vivere,  di non vivere per quanto  grande sia la sete di vita che il miracolo sottrae attimo dopo attimo alla morte.

 

                                                                                                       Gianni Leonetti

 



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