L’artista,
donna poliedrica, dalle sopracciglia ali di uccello tra natura e terra
messicana. Canti, urla, mimo e poesia coinvolgenti ed intensi. Policromo tra
quadri, foto e voce in un’atmosfera resa viva, netta e chiara grazie alla
maestria della semplicità.
Perdersi. Sensazione di essere dentro un
quadro, viverlo. Una cornice rossa quadrata, fili di spago viaggianti, appesi
tra un lato e l’altro delle pareti. Lenzuoli a sipario. Ci si stendono vestiti.
Un tavolo con su oggetti di scena, una poltroncina sulla sinistra del palco, un
cappello, un cuscino. Indumenti bianchi di cotone antico. Fantasie che
richiamano il Messico anni ’30. Questa è la scenografia di Una Rondine dal
Messico. Un monologo di 50 minuti che il Teatro Trastevere, dal 13 al 16
febbraio ha proposto in cartellone. Priscilla Giuliacci ne ha guidato la regia
portando Maria Grazia Adamo all’interpretazione di una donna, animo impetuoso,
artista di grande spessore, riassumendone la sua vita ricca e densa con grazia.
Le atmosfere messicane hanno vibrato
nell’aria grazie all’accurata ricerca delle musiche a cura di Fabiana Galasso e
Andrea Mastromattei, e al tono di voce dell’attrice, la quale ha donato un
accento spagnolo caliente e poetico.
Disegno luci a cura di Pietro Frascaro. Si percepisce un lavoro di forte
ricerca personale. Scavare nell’animo umano distrutto, devastato dalla nascita.
Frida, l’artista della natura, con fiori a decorare capelli. Un lungo periodo
trascorso a letto, guardandosi allo specchio sistemato sul soffitto, dipinge
autoritratti. Un busto sul quale farfalle colorate prendono vita. Un incidente
le perfora il bacino da una parte all’altra e non permette a Frida di portare
avanti gravidanze. Sposata con Diego Rivera, pittore e muralista messicano, ai margini di ogni relazione umana
contraddittoria.
Tradita dal marito più volte, lo ripaga con la stessa moneta, Frida si
coinvolge in relazioni eterosessuali e con persone del suo stesso sesso.
Probabilmente in cerca di una sua identificazione sessuale. Forse desiderosa di
trovare la sua vera identità, compensazione e sensazione naturale del come ci
si possa sentire nel proprio corpo. “Il
dolore è un dono prezioso, non bisogna aver paura del dolore”. Poesia, foto
d’epoca e dipinti proiettati rendono l’insieme pulito, di netta e chiara
semplicità. Il ballo, ubriaca con la bottiglia in mano. Il gioco con la corda
evoca la goliardia dei bimbi e tutto è fiaba.
Storia fatta di colori. Natura e terra messicana sulle tele tramandate
dall’espressione della ribelle e libera pittrice. Ha comunicato se stessa, la persona che portiamo in giro per il mondo.
Non credo sia stato facile sintetizzare una
vita energica e movimentata in meno di un’ora con concentrazione e accuratezza. Lo sviscerare una biografia intensa, composta di
importanti passi, momenti precisi
tra musica, danze, urla di dolore,
amori travagliati e pittura. Come non credo sia stato immediato calarsi
nella parte che Maria Grazia Adamo, sintonica con il personaggio recitato, ci
ha rivelato. Chiave di immersione onirica e vitale. Ho vissuto
tuffandomi nella vita stessa. Si tocca l'essenza nella sua profondità,
attraversando il dolore, la natura e l’arte diventano chiave per volare. La
poesia declamata e la vita narrate sono emblema e testimonianza di ricordi,
quasi come una porta che si aprirà per l’esposizione alle Scuderie del
Quirinale, che ospiterà le opere di Frida Kahlo dal 20 Marzo al 31 Agosto.
Lo spettacolo, piacevole
ed appagante, tocca corde emozionali che, a guardarle, viene da pensare: “Basta così poco!”.
A che mi servono i piedi se ho le ali per volare... ... ...Io
non chiedo che aria
Annalisa Civitelli
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