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martedì 18 febbraio 2014

Pasolini a Villa Ada. Stacchi musicali, silenzi e voce, la prosa poetica in scena



La forza del pensiero, magico e poetico di un personaggio autentico. Uno sguardo sulla poesia, sulla letteratura, sul pensiero onirico, sulla scrittura del maestro silenzioso. Pasolini in un arco di tempo, dentro un’amicizia forte e solida.

Questa volta uso la fantasia. Liberi versi dentro una prosa poetica hanno spiccato il volo.
Certo, il teatro dipinto di nero non si adatta, per le circostanze, a coadiuvare l’immaginazione di uno spazio ampio, luminoso e arioso, che lasci intuire l’idea di un luogo all’aperto. D’altronde è ciò che il titolo dello spettacolo evoca, Pasolini a Villa Ada. Presentato presso il Teatro Trodinona di Roma dalla Compagnia sugli scrupoli della fantasia, sarà in scena fino al 23 febbraio.
Ivan Festa dà voce alla scrittura, al racconto di Giorgio Manacorda, Pasolini a Villa Ada, edito da Voland.

Stacchi musicali, silenzi e voce. Pasolini era silenzioso. Richiami allo spessore del silenzioso maestro, grande personalità, che, come si sa, ha anticipato i tempi con il suo poetico pensiero, parlando di mutazione antropologica. Foglie secche sul pavimento, una panchina e l’attore. Vestito di nero si dimena tra piccoli passi, voce monotono dove la voce, forse, è stata tradita da un’emozione forte ed intensa.  La cadenza ne ha risentito, venendo meno al poter sottolineare passi importanti, che con il timbro giusto, avrebbero fatto vivere il testo scandendolo con più carattere. Ciò che si son vissute sono state parole. Un girare, un volteggiare, un fluttuare per comprendere Pasolini ed il legame con Manacorda, il quale fra versi poetici lo evoca nella sua storia, che declamata sul palco pervade e vive.

...non hai più la lingua della poesia...

Tutto gira intorno alla poesia, la forza del pensiero, magico e poetico, alla letteratura totalizzante, lo sguardo simbolo del dialogo, discorsi introspettivi, psicoanalitici sulla personalità, nessuno può conoscere nessuno. Il cercarsi, investigare, scavare nell’animo. Sulla scrittura del maestro e sulle sue idee ci si sente all’interno di un fermento culturale e politico, mediante un personaggio autentico, omosessuale, che di notte girovagava in cerca di ragazzi e poi scriveva al rientro a casa. In modo irrefrenabile.

Pasolini, la sua poesia. Il poeta, spazio mentale. E’ un alchimista, tramuta in oro ciò che scrive, con riferimento agli esordi dello scrittore, alle poesie friulane.
E dentro questa dimensione onirica, delicata e assai inerente, è stata la mimica con le dita accompagnate, poi, dalle mani per descrivere la casa di campagna di PPP.
Perdersi per sentieri, respirare ed immaginare la scena così pacata, è stata vera e sentita sensazione di essere in quei luoghi.

Lo spettacolo è all’inizio, è in costruzione. Pian piano avrà più chiare dinamiche ed idee, le quali, con certezza saranno implementate per incantare il pubblico e trarne insegnamento per far vivere la poesia, riconoscendo di conoscerla e non perderla. Magari è nascosta in ognuno di noi, vivendo il suo silenzio.

Annalisa Civitelli



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