La forza del
pensiero, magico e poetico di un personaggio autentico. Uno sguardo sulla
poesia, sulla letteratura, sul pensiero onirico, sulla scrittura del maestro
silenzioso. Pasolini in un arco di tempo, dentro un’amicizia forte e solida.
Questa
volta uso la fantasia. Liberi versi dentro una prosa poetica hanno spiccato il
volo.
Certo,
il teatro dipinto di nero non si adatta, per le circostanze, a coadiuvare
l’immaginazione di uno spazio ampio, luminoso e arioso, che lasci intuire
l’idea di un luogo all’aperto. D’altronde è ciò che il titolo dello spettacolo
evoca, Pasolini a Villa Ada. Presentato presso il Teatro Trodinona di
Roma dalla Compagnia sugli scrupoli della
fantasia, sarà in scena fino al 23 febbraio.
Ivan Festa dà voce alla scrittura, al racconto
di Giorgio Manacorda, Pasolini a Villa Ada, edito da Voland.
Stacchi musicali, silenzi e voce. Pasolini era
silenzioso. Richiami allo spessore del silenzioso
maestro, grande personalità, che, come si sa, ha anticipato i tempi con il
suo poetico pensiero, parlando di mutazione antropologica. Foglie secche
sul pavimento, una panchina e l’attore. Vestito di nero si dimena tra piccoli
passi, voce monotono dove la voce, forse, è stata tradita da un’emozione forte
ed intensa. La cadenza ne ha risentito,
venendo meno al poter sottolineare passi importanti, che con il timbro giusto,
avrebbero fatto vivere il testo scandendolo con più carattere. Ciò che si son
vissute sono state parole. Un girare,
un volteggiare, un fluttuare per comprendere Pasolini ed il legame con
Manacorda, il quale fra versi poetici lo evoca nella sua storia, che declamata
sul palco pervade e vive.
...non
hai più la lingua della poesia...
Tutto gira intorno alla poesia, la forza del pensiero, magico e poetico,
alla letteratura totalizzante, lo sguardo simbolo del dialogo, discorsi
introspettivi, psicoanalitici sulla personalità, nessuno può conoscere nessuno. Il cercarsi, investigare, scavare
nell’animo. Sulla scrittura del maestro e sulle sue idee ci si sente
all’interno di un fermento culturale e politico, mediante un personaggio autentico, omosessuale, che
di notte girovagava in cerca di ragazzi e poi scriveva al rientro a casa. In
modo irrefrenabile.
Pasolini, la sua poesia. Il poeta, spazio
mentale. E’ un alchimista, tramuta in oro ciò che scrive, con riferimento agli
esordi dello scrittore, alle poesie friulane.
E dentro questa dimensione onirica, delicata e
assai inerente, è stata la mimica con le dita accompagnate, poi, dalle mani per
descrivere la casa di campagna di PPP.
Perdersi per sentieri, respirare ed immaginare
la scena così pacata, è stata vera e sentita sensazione di essere in quei
luoghi.
Lo spettacolo è all’inizio, è in costruzione.
Pian piano avrà più chiare dinamiche ed idee, le quali, con certezza saranno
implementate per incantare il pubblico e trarne insegnamento per far vivere la
poesia, riconoscendo di conoscerla e non perderla. Magari è nascosta in ognuno
di noi, vivendo il suo silenzio.
Annalisa Civitelli
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