Due spettacoli sullo stesso palco e nella stessa sera, uno giustapposto all’altro a comporre una sorta di dittico dell’esclusione e dell’estraneità.
La presenza/assenza di un muro invisibile e invalicabile corre sulla scena a separare e connettere tra loro i due lavori.
Un muro, presente in entrambi i lavori, a simboleggiare l’esclusione, la separazione, l’apartheid. Se nel primo spettacolo il muro rappresenta la fortezza in cui si rinchiudono i paesi occidentali per impedire l’accesso dei migranti, nel secondo esso richiama chiaramente la barriera di separazione eretta da Israele.
Gli spettacoli sono collocati all’interno di un più ampio progetto intitolato Senza Terra. L’arte racconta l’esilio (27 marzo – 6 aprile Quartiere Isola), progetto di incontro e scambio tra teatro, letteratura, poesia e arti visive che racconta il dramma dell’esilio e dell’isolamento.
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