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giovedì 26 giugno 2014

Sono nato per volare. Giuseppe Arnone alteatro Kopò

Lo avevamo già visto all'opera, durante la stagione teatrale appena conclusa, nello strepitoso Il coraggio fa 90. Nel nuovo lavoro, Sono nato per volare, l'autore, regista ed interprete principale, Giuseppe Arnone, riprova ad emozionare il pubblico senza smentirsi. Secondo spettacolo della sperimentale stagione estiva del teatro Kopò, l'innovativo spazio culturale, nato recentemente nel cuore del quartiere Tuscolano-Cinecittà, Sono nato per volare si rivela da subito un prodotto ben riuscito. 

Nato da due notti di lavoro, come ci dice lo stesso Arnone, lo spettacolo, prodotto e diretto da PTK (Produzione Teatro Kopò), ha molte note in comune con il suo precedente lavoro. A fare da sfondo, infatti, è sempre una Sicilia presentata come un luogo mitico in cui le tradizioni, i valori, i legami familiari non sembrano intaccati dallo scorrere del tempo. Protagonista è Vincenzo Deodato, un bambino di 10 anni che da Bologna, città in cui vive con i genitori, trascorre le vancanze in Sicilia, dalla nonna. Due volte l'anno quel bambino, che ha già esrepsso il suo desiderio, quello di diventare pilota, prende l'aereo per recarsi in Sicilia: a Natale e d'estate. 

Esilaranti alcune scene, in particolare quella in cui viene data la ricetta della caponata siciliana, grazie ad una umoristica parlata regionale e ad una disinvolta e comica mimica e gestualità dell'attore. Ben riusciti anche alcuni momenti di metateatro in cui avviene una divertentissima interazione con il pubblico. Buono anche il gioco di luci e l'inserimento di brani musicali della tradizione siciliana. Ma è il finale che sorprende e soprattutto fa riflettere su uno dei più grandi misteri della storia italiana degli ultimi decenni, rimasti ancora insoluti.

Complimenti quindi a Giuseppe Arnone che è perfettamente il grado di dare il suo contributo al mondo dei teatri off. Complimenti allo spazio culturale del Kopò che sta animando il quartiere in  cui è situato di momenti goliardici e di momenti di vera cultura.

Mena Zarrelli

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