A PORTE CHIUSE è forse l'antenato del popolare reality "IL GRANDE FRATELLO" visto che i personaggi di Sartre sono anch'essi chiusi in un luogo sconosciuto ed impermeabile?
Fatte le debite distanze, l'impianto generale è simile ma con alcune fondamentali differenze.
Mentre la location di Sartre è priva di oggetti di comune uso e soprattutto di specchi dove ritrovare la propria immagine, all'interno della "Casa del GF" oltre a pareti riflettenti e design funzionali, troneggia l'occhio indiscreto delle telecamere per consentire a milioni di telespettatori di giudicare e appassionarsi alle più terrene e domestiche dinamiche che si scatenano tra perfetti sconosciuti.
Inoltre il fattore "tempo - spazio" nel capolavoro sartriano non ha la misura del reale, mentre nel seguitissimo programma televisivo lo spazio è concreto ed il tempo definito.
In un'epoca dove tutto si consuma in fretta ed i social regnano sovrani, quindici minuti di celebrità, come avrebbe profetizzato Warhol, non si negano a nessuno.
Quindi la frase più celebre di "A porte chiuse": "L'inferno sono gli altri", per i concorrenti del GF andrebbe rovesciata in "Il paradiso sono gli altri", grazie ad una sorta di celebrità regalata dal voyeurismo dei telespettatori.
Sembrerà un paragone azzardato accostare un reality televisivo ad un capolavoro del teatro del 900 visto quanto il tema dell'esistenza sia sviluppato da Sartre in modo così alto ed impareggiabile.
Ma è utile a sottolineare come "il teatro di situazioni" coniato dal grande filosofo sia ancor oggi attuale.
I personaggi di A PORTE CHIUSE: Garcin, Ines e Stella approdano in un anomalo inferno senza fiamme né torture e saranno costretti, senza dare spettacolo di sé, a misurarsi fino in fondo con le loro coscienze macchiate da efferati crimini.
Ormai lontani dal mondo e da tutti, ognuno dei tre protagonisti si incaricherà di essere boia e giudice degli altri per costringerli a rivelare le autentiche ragioni della loro "presenza" in quel "luogo".
È questa l'eterna condanna.
Da tale formidabile situazione emerge la celebre battuta: "l'inferno sono gli altri"; da intendersi non come ode alla misantropia ma come una dura constatazione: esistiamo solo attraverso e grazie agli altri, sono la loro percezione di noi, i loro giudizi, i loro sguardi a definirci.
A questa legge i personaggi di A PORTE CHIUSE non sfuggono nemmeno dopo la vita.
Non si può parlare di Sartre senza citare l'esistenzialismo che il grande filosofo, noto anche per il suo rifiuto di ritirare il premio Nobel, imposta intorno al problematico rapporto tra "l'essere ed il nulla".
A tal proposito Sartre affermava che ognuno esercita su l'altro "lo sguardo di medusa" attirandolo e tentando di decostruirlo nella sua essenza.
Ed è questo il "gioco" spudorato, crudele, a tratti curiosamente ironico che si gioca in A PORTE CHIUSE.
Gianni Leonetti
Info e prenotazioni: 3291779768 - 069946885
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