TEATRO BELLI
Piazza Sant'Apollonia, 11/a - 00153 Roma
Tel. Biglietteria - 06.5894875 - Fax 06.5897094
info@teatrobelli.it - www.teatrobelli.it
dal 14 al 26 maggio 2013
orario spettacoli: feriali 21.00 – domenica 17,30 – lunedì riposo
prezzi: Intero € 18,00 - Ridotto 13,00
Produzione Associazione I DEMONI
LA CONFESSIONE
Il capitolo censurato dei Demoni
da Fedor Dostoevskij
adattamento e interpretazione di Mino Manni
regia di Alberto Oliva
VIETATO AI MINORI DI 14 ANNI
«Tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! Ma, poiché sei tiepido, sto per vomitarti dalla mia bocca. »
Da L'APOCALISSE di Giovanni
Con la citazione dall'Apocalisse, Stavrogin, il protagonista dei DEMONI di Dostoevskji, affronta la confessione a padre Tichon nel capitolo più famoso del romanzo, quello che per molti anni fu vietato dalla censura e che ancora oggi in molte edizioni del capolavoro viene aggiunto solo alla fine.
Nel monologo che abbiamo scelto di adattare per la scena, Dostoevskij affronta il tema scabroso della pedofilia, senza prendere mai una posizione né dare mai un giudizio definitivo: il grande autore russo rappresenta, infatti, l'ambiguità dell'animo umano senza alcun tipo di compiacimento, il suo intento è esclusivamente quello di approfondire la natura contraddittoria dell'uomo, attraverso un grande richiamo alla libertà.
E' questo uno dei principali obiettivi del nostro modo di intendere il teatro ed è il motivo principale che ci ha portato a scegliere Dostoevskij come guida e come fonte di ispirazione.
Nella nostra versione, la confessione viene fatta al pubblico. Questo comporta un'apertura del personaggio, che si mette a nudo e chiede ogni sera comprensione e condivisione, o forse anche rifiuto, commiserazione, ma non è possibile l'indifferenza.
Ogni spettatore viene chiamato direttamente in causa, come testimone o come giudice, e viene chiamato a interagire con Stavroghin, a rispondere alle sue domande, anche solo con lo sguardo. Ogni sera lo spettacolo sarà diverso perché diverso sarà il pubblico. Il testo di Dostoevskij si apre all'incontro con il pubblico, che potrà trasformarlo, adattarlo alla situazione presente e renderlo vivo e attuale.
Stavrogin è diviso interiormente tra bene e male ma non riesce a decidere quale via intraprendere e da questo stato di sospensione nasce il suo dolore:
"Ho provato dappertutto la mia forza... ma a che cosa applicare questa forza, ecco che cosa non ho mai visto, e non vedo neppure ora... posso sempre, come potevo prima, desiderare di fare un'azione buona e ne sento piacere; insieme però ne desidero anche una cattiva e ne sento ugualmente piacere...".
Nel monologo, interpretato da Mino Manni e accompagnato dalle musiche di una violinista, si sondano le radici del male, il male come frutto di una libertà illimitata e arbitraria ma anche come fallimentare esaltazione di sé al di là di ogni regola:
"Ho provato una grande depravazione e ho esaurito in essa le mie forze. So che dovrei uccidermi, spazzarmi via dalla terra come un vile insetto, ma temo il suicidio perchè temo di mostrare magnanimità. So che sarebbe un altro inganno, l'ultimo inganno in questa serie infinita di inganni..."
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