dal 18 al 23 dicembre
La Compagnia della luna
in collaborazione con Rondini ass. cult. e Progettarte
presenta
LA CITTÀ DI PLASTICA
nel giardino dei sogni
di Francesco Zarzana e Silvia Resta
con Claudia Campagnola
scenografie Camilla Grappelli e Francesco Pellicano
suoni David Barattoni
regia Norma Martelli
La Città di Plastica, rappresentato per la Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne, ha ricevuto il patrocinio del WFP-World Food Program e di ALDA - Association of the Local Democracy Agencies (con sede presso il Consiglio d'Europa di Strasburgo) ed è stato invitato quest'anno nella rassegna internazionale "Migraction 5" al Theatre de l'Opprimé di Parigi. Lo spettacolo dà voce a Neda, Hanifa e Rose, tre donne che dall'Iran, dall'Afghanistan e dal Kenya ci offrono il dolore, realmente vissuto dalle protagoniste, di chi ancora oggi in quanto donna non solo non può scegliere della sua vita ma anzi viene costretta a subire la completa mancanza di libertà, fino ad essere ridotta allo stato di schiavitù. Neda significa "voce" o "chiamata" in persiano e per questo la giovane studentessa è stata definita come la "voce dell'Iran". La morte di Neda Salehi Agha- Soltan è avvenuta a Teheran durante le proteste seguite alle elezioni presidenziali del 2009: obiettivo dei manifestanti era denunciare i brogli elettorali per il riconoscimento della vittoria del loro leader Mir Hosein Musav; Neda è ora un simbolo di democrazia per i cittadini che rendono pubblico il loro dissenso contro il regime autoritario del presidente in carica Ahmadinejad. L'uccisione di Neda ha suscitato anche reazioni internazionali per un video amatoriale che ha catturato gli ultimi atroci istanti della sua vita. Hanifa ci porta invece in Afghanistan per denunciare i matrimoni forzati. Giovani donne, poco più che adolescenti, vengono date in moglie ad anziani molto ricchi per una terribile tradizione nata anche dalla necessità, delle condizioni di estrema povertà in cui versano le famiglie. Uomini che attraverso il matrimonio acquisiranno il diritto di disporre delle spose bambine, del loro lavoro e della loro capacità riproduttiva. Molte arrivano a darsi fuoco, così come Hanifa, perché è solo quella la strada che intravedono per la "salvezza". L'ultima protagonista de La città di Plastica si chiama Rose, proprio come il fiore. Un nome dal destino beffardo in Kenya, dove molte braccia femminili vengono sfruttate per realizzare la città di plastica fatta di gigantesche serre costruite per coltivare i fiori, esportarli e farli comprare dagli innamorati di tutto il mondo. Proprio qui, in una zona martoriata dalle guerre civili, centro più importante dell'Africa nel mercato delle rose da taglio, a Naivasha, 150 km a nord di Nairobi, dove un lago garantisce l'acqua per le serre che producono fiori, alcune multinazionali hanno iniziato una produzione intensiva di rose per poter sfruttare le risorse umane, ecologiche ed ambientali eccezionalmente favorevoli alla coltivazione dei fiori. Le condizioni di lavoro delle operaie e degli operai sono disumane: incurvati tutto il giorno tra caldo soffocante e polveri killer che vengono usate senza nessuna regola per accelerare la produzione e che provocano malattie respiratorie spesso letali. A lavorare nelle serre sono soprattutto le donne, alle quali viene negato ogni diritto: licenziate se malate o in maternità e abbandonate a loro stesse. Gli stessi fiori che in Kenya significano malattia e morte vengono regalati in occidente come simbolo d'omaggio e d'amore. "Li comprate per vederli appassire" è il commento delle ragazze nelle serre.
TEATRO AMBRA ALLA GARBATELLA
tel. 06 81173900
mar/sab h 21.00 dom h 17.00
biglietti: da €10,00 a € 16,00
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Redazione del CorrieredelWeb.it
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