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venerdì 14 dicembre 2012

"Il drago" in scena al Nuovo Colosseo



Il Drago. La fiaba non lontana dalla realtà in scena al Nuovo Colosseo 
Già prima dell'apertura del sipario si intuisce che la regia di Beatrice Gregorini ad uno dei testi più conosciuti di E. Schwarz avrà una forte caratterizzazione. A sipario aperto, la sensazione diventa una conferma. Un mondo magico, fiabesco e colorato accoglie gli spettatori de Il drago la fiaba politica-filosofica scritta dall'autore sovietico prima della seconda guerra mondiale. A guardare bene quello che sembra un pianeta fantastico nasconde il dramma dell' alienazione di un popolo sottomesso.
Ma facciamo un passo indietro. Siamo al Nuovo Colosseo di Roma alla seconda replica de Il drago il testo scritto da Schwarz nel 1942 quando a causa dei complessi rapporti diplomatici tra l'Urss e la Germania, non era possibile per l'autore scrivere un intervento aperto contro il nazismo. Sul palco otto giovani e bravissimi attori a servizio di una regia impeccabile. Sono i componenti della compagnia Beat 72 – La fabbrica diretta da Beatrice Gregorini che, fino a domenica 16 dicembre saranno sul palco del teatro romano.
La storia è apparentemente semplice. Da più di quattrocento anni in una piccola città abitata da gente semplice vive un drago con tre teste. Un vero e proprio tiranno che, con la collaborazione di ministri, intendenti, generali e segretari, sottomette il popolo. È passato tanto di quel tempo che, per la popolazione, il tiranno non rappresenta più un incubo.
Il popolo, ormai, è incapace di ribellarsi. Tutti sono convinti che il sovrano è buono tanto da amarlo e accettarlo.
Inoltre, per soddisfare le proprie voglie, ogni anno il drago prende in sposa la più bella delle fanciulle ma, al primo abbraccio, queste muoiono
Quell'anno tocca alla cara e timida Elsa, figlia dell'archivista. È il bel Lancillotto che affronta il mostro e liberare la città.
Nulla di profondamente stravolgente, ci sono tutti gli elementi del C'era una volta: il drago, la bella ragazza e il cavaliere pronto a salvarla. Ma quello che colpisce in questo lavoro è il sottotesto e il merito della regista Beatrice Gregorini sta proprio nel farlo venire a galla. Un mondo ovattato circondato da un filo spinato. Un villaggio dove regna serenità o un lager? L'unica cosa certa è la presenza del mostro. Il drago è intorno a ciascuno di noi o se guardiamo con più attenzione, il male è dentro noi stessi. Un invito a riconoscerlo e combatterlo, come fa Lancillotto nel suo ostinato amore per l'umanità.
Si parla, dunque, di una libertà che deve essere conquistata consapevolmente, una libertà che deve essere desiderata dalla collettività. Nell'adattamento della Gregorini, che ha curato l'intero lavoro nei minimi dettagli, è palese il richiamo all'attualità. Non ci piace svelare i dettagli per questo ci limitiamo a confermare che la parte iniziale e la chiusura dello spettacolo confezionano in maniera geniale ed originale un prodotto perfetto. Al centro l'intero spettacolo di un'ora che non annoia, anzi diverte e, come spesso accade per gli spettacoli che hanno un forte riferimento all'attualità, fa riflettere. Un lavoro gradevole grazie alla scenografia curata da Marianna Scriveres, al trucco di Valetina Sarti Magi e ai costumi di Giuseppe Santilli.
Non manca nulla nel lavoro della Gregorini, colori, musiche, coreografie e video curati da Flavio Parente che con le sue incursioni sul palco ci riporta alla realtà, perché anche se il contesto è fiabesco, il riferimento alla società attuale è e deve essere palese.
Un lavoro quello in scena al Nuovo Colosseo che convince per la forte impronta registica. Nulla viene lasciato al caso. Gli attori, protagonisti e non, sono tutti ben caratterizzati. Francesco Bauco e Francesca Pretetto, ben calati nei panni di Lancillotto ed Elsa sono gli unici ad avere, nonostante trucchi e costumi fiabeschi, un aspetto più naturale come a sottolineare la consapevolezza di essere imprigionati; consapevolezza che manca agli altri personaggi della storia. Bravi tutti gli attori; dal drago, portato in scena da un convincente Giuseppe Santilli, al borgomostro a cui una brava Alessandra Chiappa presta il volto. Vanno menzionati anche Claudio Zarlocchi semplicmente impeccabile nei panni del gatto, cosi come Giuseppe Arnone, Arianna Adriani e Mario Sechi.
A completare un lavoro già buono ci pensa la mostra di Sabina Vannucci allestita nel foyer del teatro. La realtà diventa fiaba un allestimento che accoglie lo spettatore anticipando la narrazione fiabesca dell'opera teatrale, che sublima nel fantastico la tragicità di una realtà a cui ci si abitua,attraverso un incoraggiamento a alleggerire la noia del reale. uno spettacolo da non perdere e che speriamo di vedere in altri teatri di Roma e non solo.
Filomena Zarrelli


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