CARLO EMILIO LERICI
in
una co-produzione
Teatro "Belli" - Roma
Teatro "Cortesi" - Sirolo
Teatro Lirico Sperimentale delle Marche
GRAAL
Melologo di Gianni Gualdoni
Musiche di Richard Wagner e Gaspare Spontini
Regia e scene Gianni Gualdoni
"Opera Segnalata" al Premio Nazionale "Vallecorsi" 2003 (in Giuria: Carlo Maria Pensa, Giovanni Antonucci, Andrea Bisicchia, Antonio Calenda, Nando Gazzolo, Gastone Geron, Valeria Moriconi, Ugo Pagliai, Luigi Squarzina), il testo è un melologo, azione teatrale con forte uso drammaturgico della musica che risulta pertanto piena co-protagonista del racconto scenico.
Lo spettacolo debutta in prima assoluta a Roma e prosegue nelle Marche, per toccare poi le pincipali città (Milano, Genova, Torino) a partire dalla prossima stagione.
Venezia, 13 febbraio 1883: Richard Wagner sta scrivendo il suo ultimo articolo, incompiuto, "Del feminino nell'umano". Da pochi mesi ha presentato con successo a Bayreuth la sua nuova opera, l'ultima: "Parsifal"…
Unico personaggio in scena, Wagner sviluppa la narrazione, che è un percorso. Il suo: di musicista, di artista, di uomo. Ed è il percorso di Spontini, che pure non appare mai, ma è solo evocato. Percorso mitico, rituale, celebrativo: etico. Wagner rievoca Spontini, di cui compianse a suo tempo la scomparsa: l'orazione funebre si fa impercettibilmente conferenza, lezione storica, seduta di studio, approfondimento musicale da prova d'orchestra, ma anche slancio onirico, confidenza personale, confessione intima, in un viaggio interiore che lo porta ad intendere realtà nuove nella progressione umana della pietà, della consapevolezza, della propria trasfigurazione esistenziale. Un'esperienza personale, segreta, ineffabile, più nella sfera indicibile dell'emozione che non in quella razionale della conoscenza; di fatto, il rituale di una sorta di nuova religione –la fede nell'arte- di cui si celebra la liturgia, di natura laica e umanistica, attraverso fasi di progressione simbolica come in molte esperienze misteriche e sacrali di differente credo valoriale o confessione religiosa: compresa quella del Missale Romano, nel suo sviluppo di Kyrie (contrizione), Gloria (commemorazione), Credo (testimonianza), Sanctus-Pater (coscienza), Agnus (sublimazione).
Contrappunto costante al procedere del viaggio è la musica, usata drammaturgicamente quale autentico transfert o -se si preferisce, wagnerianamente- leitmotiv.
Quella di Spontini (tratta dalle sue opere principali La Vestale, Fernando Cortez, Agnese di Hohenstaufen), che appare come fantasma del compositore, evocato e presente in scena solo attraverso essa; quella di Wagner (da Parsifal, Tristano e Isotta, La Valchiria, Sigfrido, L'Oro del Reno, Lohengrin, Tannhäuser, oltre che da brani cameristici), che ne connota la parabola storica, spirituale, emotiva. Così come significative sono le citazioni da scritti suoi ("La mia vita", "L'opera d'arte dell'avvenire") e da "Stato e anarchia", di Bakunin: che conobbe bene di persona e di cui condivise non poche vedute. Wagner rinnova in sé il rito dell'esecuzione di musica spontiniana, con ciò rendendo vita allo spirito dell'autore, celebrandone "qui ed ora" il suo mito di dissoluzione-trasformazione-rinascita: come altri faranno a suo tempo con la sua musica e il suo stesso spirito… Fenomeno ciclico, misterico e sacro eppure prettamente umano e terreno, che si chiama -laicamente- cultura.
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Da: <ufficiostampa@teatrobelli.it>
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