9 marzo Modugno (BA) Teatro Comunale
(Via Piave, 81, Modugno ore 19:00 - € 12/10 Info. 080.5574066)
Altre date: 15 marzo Bologna ITC Teatro di San Lazzaro di Savena - 28/30 marzo Roma Teatro Brancaccino - 1 aprile Velletri Teatro Artemisio -11 aprile Mira (VE) Teatro Villa Dei Leoni - 12 aprile Udine CSS Udine Teatro Palamostre - 9 maggio Genova Teatro della Tosse - 7/8 giugno Roma Teatro Quarticciolo
COLLETTIVO INTERNOENKI
presenta
in anteprima pugliese
M.E.D.E.A. BIG OIL
PREMIO SCENARIO PER USTICA 2013
scritto e diretto da Terry Paternoster
con gli attori del Collettivo InternoEnki:
Mariavittoria Argenti, Teresa Campus, Ramona Fiorini, Chiara Lombardo, Terry Paternoster, Mauro Cardinali, Gianni D’Addario, Donato Paternoster, Alessandro Vichi
La denuncia di 9 attori con la forza di un coro tragico contemporaneo. Dopo il successo al teatro Franco Parenti di Milano e al Teatro Brancaccino di Roma, il 9 marzo, sarà al Teatro Comunale di Modugno (Bari) - in anteprima pugliese - lo spettacolo vincitore del Premio Scenario per Ustica: “M.E.D.E.A. BIG OIL” scritto e diretto dalla giovane regista apulo-lucana Terry Paternoster
M.E.D.E.A. è l'acronimo con cui è denominato il master in Management dell'Economia dell'Energia e dell'Ambiente organizzato e gestito dall'Eni. Da questa strana fatalità, nasce l'idea di raccontare il dramma della Basilicata devastata dalle trivellazioni petrolifere, giocando con graffiante ironia tra gli archetipi del mito.
Ma al mito greco fa da contrappunto costante il mito locale, quello incarnato dalla Madonna Nera, venerata sul Monte Sacro di Viggiano, ai cui piedi brucia la fiamma perenne del Centro Oli della Val d'Agri.
In questa terra, Dio Petrolio e Vergine Nera si fronteggiano da secoli in una sfida senza vincitori. Promesse elettorali e feste patronali, sogni di ricchezza e indulgenze plenarie, clientelismo e preghiere, slogan pubblicitari e canti popolari, continuano a raccontare una post-modernità senza tempo, scandita da un unico ritmo di demartiniana memoria. Ed ecco che lamenti di prefiche, litanie contro il malocchio, suppliche e chiacchiere di paese, si fondono in un coro barbaro, scomposto e travolgente, per raccontare uno dei più bizzarri e drammatici ossimori della nostra Italia: l'incredibile povertà della regione che possiede il più grande giacimento di petrolio su terraferma d'Europa.
L’energia contagiosa e “in-civile” del Collettivo InternoEnki, compagnia fondata e diretta dalla Paternoster, riceve il prestigioso riconoscimento nazionale “Premio Scenario per Ustica” con un progetto nato proprio in Basilicata (la Valle dell’Agip): una vibrante denuncia sul devastante dominio monopolistico delle multinazionali del petrolio. Il Collettivo è composto da ragazzi e ragazze che lavorano coraggiosamente e incessantemente alla costituzione di un teatro dissacrante e politico, civile e di ricerca, alla riscoperta di un linguaggio in grado di comunicare l’oggi e di trasformare la scena in uno strumento d’arte e controinformazione.
9 attori in scena, con la forza di un coro tragico contemporaneo, per una rielaborazione piuttosto anticonvenzionale ma attuale del mito di Medea: siamo nella Basilicata di oggi, sventrata dalle trivellazioni. L’eroina barbara diventa allora una donna lucana disattesa nelle promesse e tradita da Big Oil-Giasone, sullo sfondo del dissesto ambientale della Val d’Agri. La promessa d’amore dello straniero in questo caso coincide con la crescita economica e di progresso in un paese: regala ricchezza in cambio di povertà. Mentre Medea è metafora di una chiusura mentale che la fa vittima e carnefice insieme. A riverberare la sua stoltezza, il mormorio animalesco di un popolo-branco, un Coro che è evocazione di un’umanità divisa fra miseri e potenti.
Il tragico che si racconta è quello del Sud dei nuovi sottoproletari, secondo un filtro politico: il contrasto fra cultura barbara e primitiva con la cultura moderna e neocapitalistica. Si tratta di “realtà del tragico” annichilenti: in Val d’Agri l’incremento dell’incidenza tumorale supera largamente la media nazionale. La documentazione concernente la crisi geo-politica lucana è stata raccolta in un archivio di testimonianze che i cittadini lucani hanno messo a disposizione del progetto. Oggi M.E.D.E.A. è il nome di un Master organizzato e gestito dalla Scuola Enrico Mattei e fortemente voluto da Eni. Fatalità.
IL COLLETTIVO INTERNOENKI: "Siamo un'Associazione di Promozione Sociale per la Ricerca, diretta da Terry Paternoster, in residenza permanente presso il centro sociale ZONA RISCHIO (in via di Pietralatella, s.n.c - Roma, sede del BI.POP TEATRO "ZACCARIA VERUCCI).
Un gruppo, di recente formazione, un collettivo autogestito e indipendente. Ci siamo uniti perché spinti da una comune esigenza di rinnovamento, perché desiderosi di proporre un nuovo teatro: ignorante, scortese, rinnovato e ‘in-civile’, un teatro dissacrante e ‘politico’, un teatro che parli di ‘fatti’. Abbiamo definito il nostro teatro IN-CIVILE perché rifiutiamo la retorica dei buoni costumi. Ricerchiamo un teatro che nasca e respiri in mezzo alla gente, un teatro epico che non sia rinuncia al “qui ed ora” e che mantenga fissamente il suo sguardo al passato, a quella Polis che era partecipazione dei cittadini al governo e che, non casualmente, poneva un teatro al centro della vita quotidiana.
La nostra è una drammaturgia che non insegue regole conclamate, è anti-grammaticale, un quadro in movimento, una drammaturgia attenta alla cronaca e a ciò che in essa si trascura e censura. Ricerchiamo un linguaggio capace di comunicare l’oggi, impedendo che il teatro venga vissuto come qualcosa di criptico e avariato ma che diventi, al contrario, uno strumento d’arte e controinformazione. Siamo un gruppo di voci e menti accordate al motto del fare i fatti. Ci siamo buttati ad occhi chiusi nel calderone, spesso osando un pizzico di incoscienza.
Le vittorie del Bando Napoli Fringe Festival e del Premio Scenario hanno rappresentato un grande incoraggiamento, la conferma che la nostra è 'una' direzione, magari opinabile per scelte di stile o gusto, ma sicuramente una realtà che vive e che vuole/deve farsi ascoltare. Rifiutiamo l’effetto fine a se stesso ma proponiamo, oltre al fatto, la metafora del fatto, la cruda poesia dell’amaro. Che fa scoprire i denti, nel bene o nel male."
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