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Cinema e Teatro

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venerdì 27 novembre 2009

Lino Guanciale:un attore di talento tra cinema e teatro


Lino Guanciale ha interpretato Mozart nel film di Carlos Saura "Io Don Giovanni" presentato all'ultima edizione del Festival del Cinema di Roma, ha recitato a fianco di Riccardo Scamarcio, in "La prima linea" di Renato De Maria e dal 1 al 6 dicembre lo potremo vedere al teatro India di Roma in "Omaggio a Koltès". Vive qui a Roma perchè metà della sua famiglia ,la parte della madre, è di Roma, ma in realtà è nato ad Avezzano in Abruzzo, terra a cui è molto legato. Il corriere del web lo ha incontrato.

Ciao Lino, parlaci della tua formazione artistica, perchè hai fatto l'attore, e cosa vuol dire per te fare l'attore.

Ho iniziato a pensare di fare l'attore che ero molto piccolo, ma in realtà ho deciso relativamente tardi. Fino a 19 anni volevo fare il medico, ero anche entrato alla facoltà di medicina qui di Roma, ma l'ultimo giorno in cui bisognava iscriversi, dissi a miei che volevo fare altre cose, in effetti fu galeotto il laboratorio teatrale fatto durante l'ultimo anno delle superiori per togliersi lo sfizio in realtà fu una stura da qualcosa che era latente da anni. Ho fatto Lettere alla Sapienza e poi sono entrato all' Accademia Silvio D'amico, dove mi sono diplomato sei anni fa nel 2003 e da allora ho iniziato a lavorare subito e tantissimo in teatro: prima con Proietti in "Romeo e Giulietta" lo spettacolo che inaugurò il Globe, poi ho iniziato a fare compagnia con il regista Claudio Longhi, con il quale collaboro tuttora. Claudio all'epoca faceva il regista per la compagnia Degli incamminati con Franco Branciaroli, è stata una grossa scuola, in seguito ho lavorato con Ronconi a Torino durante il progetto olimpico del 2006, e con la compagnia stabile che si era provato a fare anni fa, ho conosciuto in questi anni Massimo Popolizio con il quale collaboro spesso, e con grande stima e piacere reciproco. Teatralmente ho fatto molte cose e tutte piuttosto importanti. Da un paio di anni con Claudio Longhi, abbiamo fatto compagnia insieme. Io,in questi anni, ho fatto teatro per scelta, anche evitando di distrarmi facendo altre cose, ad esempio ho voluto non fare alcune cose televisive, credo sia indubbio che un attore cresce tanto se si forma teatralmente in maniera forte.


Tu hai girato il film "Io Don Giovanni" di Carlos Saura che è stato presentato all'ultima edizione del Festival del Cinema di Roma, e interpretavi un personaggio molto famoso : Wolfagang Amadeus Mozart. Come ti ha "trovato" Carlos Saura, e come ti sei preparato ad interpretare un personaggio così noto.

La cosa è divertente, io prima di fare "Io Don Giovanni" avevo fatto solamente un'altra piccola cosa, L'Unione Italiana Casting, seleziona ogni anno un po' di ragazzi per fargli fare un film a episodi promozionale, e nel 2004 io avevo fatto uno di questi che si chiamava "Colpo di pistola", e poi non avevo fatto altre cose.

Nel maggio dello scorso anno mi chiamò Laura Muccino, perchè sapeva che io suonavo il pianoforte, mi disse che serviva un attore che sapesse anche suonare un po' il piano...per cosa non mi fu detto. Andai là a fare questo provino, dove c'era anche Lorenzo Balducci (nel film interpreta Lorenzo Da Ponte il librettista del Don Giovanni di Mozart). Passa un po' di tempo, mi dicono che Carlos Saura stava cercando un ragazzo per interpretare Mozart, aveva visto il mio provino , gli era piaciuto e mi voleva incontrare, c'è stato quindi un secondo provino con Carlos, e quindi mi hanno preso per fare il film. Ci sono degli aneddoti rocamboleschi sulle mie uscite sul set, ad esempio alla prova costume ho sbagliato prova è ho fatto la prova con le comparse,entrai in una grande stanza dove il ragazzo della costumeria mi ha dato dei panni da contadino, e io pensavo..mi piace questa cosa siamo tutti insieme, poi l'aiuto regista mi ha riconosciuto e ha detto ma devi fare Mozart che stai a fare qui! Mi hanno imparruccato a dovere, vestito come una specie di punk settecentesco. Io comunque l'interpretazione l'ho affrontata un po' in maniera punk, nel senso che io Mozart lo conoscevo per aver studiato musica da bambino e poi da ragazzo, e attraverso altre letture musicali mie di questi anni, per cui non mi sono particolarmente documentato per il film, ho lavorato su quella che era la mia memoria su Mozart, per far venir fuori la cosa più originale, e più mia possibile, volevo fare un lavoro in cui mi riconoscessi, volevo rendere non tanto la mimica di Mozart, ma il suo entusiasmo, la sua passione, del divertimento, dell'allegria, e della necessità di fare musica che questo gigante aveva e che ha fatto arrivare fino a noi. Mi sono preparato, anche dimenticando come lo avevano interpretato altri attori, perchè credo sia un po' un ostacolo, ad esempio Tom Hulce nel bellissimo film "Amadeus" di Milos Forman, aveva fatto un lavoro di un certo tipo, anche un lavoro importante, però essendo il taglio del film di Saura diverso, con un Mozart preso già negli ultimi anni della vita, io preferito fare più di testa mia. Sul set mi sono trovato benissimo, Carlos Saura è una persona rara, straordinaria, il maestro Vittorio Storaro mi sono trovato molto bene. C'era un clima di lavoro idela non avrei potuto chiedere un esordio più facile.


Hai anche interpretato il personaggio di Piero, nel film "La prima linea" di Renato De Maria, con Scamarcio e la Mezzogiorno. Il primo film sul terrorismo di sinistra meno conosciuto, rispetto alle brigate rosse. Il tuo personaggio non era nel libro di Sergio Segio "Miccia corta" ma è stato inventato dagli sceneggiatori del film. Dimmi come ti sei accostato ad un personaggio di fantasia questa volta.

Il film è dichiaratamente una lettura da un punto di vista piuttosto segnato di quegli anni. Renato De Maria quando ha immaginato il film, poi ha iniziato a parlarne e a scriverlo con Sandro Petraglia, dall'inizio ha scelto di impostare il discorso sul rapporto con i sentimenti, e sul percorso di glaciazione nei motivi sentimentali di chi ha scelto la lotta armata come strada di militanza politica, e come se questi terroristi vengano sempre considerati, aventi rapporti con la vita filtrati da un vetro e Renato è riuscito molto bene a rendere questo rapporto con la realtà da parte dei personaggi del film. Quindi dichiaratamente l'impostazione non è filologico storica, anche se Renato ha tenuto a dire in conferenza stampa, perchè è importante, che c'è un radicamento storico forte nel film, non si raccontano bischerate, all'inizio del film si dice che il terrorismo di sinistra sopratutto quello che ha una storia di militanza operaia come Prima linea, nasce come reazione alle stragi di stato deglia nni 1969-1974, ed è un messaggio forte perchè questa è una cosa storicamente acclarata, accettata e accertata, però poi si manca sempre di parlare di quegli avvenimenti, quindi a prescindere da come la si pensi su questo film, che giustamente suscita dicussione, la cosa importante è con questo film, siamo costretti noi italiani a riconfrontarci , cosa che non facciamo mai, con quegli anni in cui i ragazzi si prendevano a sampietrinate per la politica. Il mio personaggio Piero nasce come invenzione poetica in senso letterario, una creazioen di chi ha scritto la sceneggiatura, per fornire un controaltare etico alla scelta dei terroristi, è una specie di doppio del personaggio interpretato da Scamarcio, entrambe questi ragazzi sono da giovanissimi membri del servizio d'ordine di Lotta continua, poi il mio personaggio sceglie una strada di militanza politica costante, ma democratica, mentre invece il personaggio interpretato da Scamarcio (Sergio Segio) prende la strada della lotta radicale con le armi. il personaggio Piero serve molto plausibilmente a controbilanciare la scelta dei terroristi, anche mettendo sul piatto il fatto che non è vero che in quegli anni non ci fosse chi avesse una posizione di contestazione, ma comunque democratica, Edoardo Sanguineti dice "Il terrorismo in quegli anni,hai in un certo senso tagliato le gambe a quegli elementi critici di contestazione culturale" in effetti se avevi una posizione contraria a quella del potere immdiatamente venivi etichettato come terrorista. la cosa importante del film è che non si si nasconde da questo dato di fatto, cioè che il terrorismo ha fatto un favore in realtà al sistema di conservazione culturale, perchè ha dato il destro per giustificare qualunque cosa in nome della sicurezza, e sopratutto ha inibito il fiorire di certe idee, la prima linea è un film sul quale si può essere più o meno d'accordo sull'impostazione anche etica, ma che se ne parli di quegli anni è comunque una cosa sana. Renato e gli sceneggiatori hanno voluto vedere solo il provino di Piero, proprio perchè era il personaggio più delicato per loro, io ne ho dato un immagine non di uno che finisce a lavorare al bar perchè fallisce il suo sogno politico, no, è uno che ci crede tanto da poter dire:io faccio una vita normale e democraticamente porto avanti delle idee anche molto forti e per certi versi estreme. Io mi sono molto riconosciuto in questo personaggio,al quale non ho voluto dare il taglio, che era un po' banale e ovvio, amio avviso, che finisce a lavorare in un bar perchè la vita è così..fa il contestatore fino a 25 anni e poi.. è una persona che semplicemente dice: bisogna dire la propria, bisogna contestare, bisogna cambiare la realtà ma non bisogna uccidere nessuno. Sono contento che "la prima linea" susciti dicussioni, perchè bisogna smuoverla l'acqua in questo paese su certi periodi e su certi argomenti.


Dal 1 al 6 dicembre sarai in scena, qui a Roma, al Teatro India con "Omaggio a Koltès". Parlaci di questo spettacolo.

A venti anni dalla morte di Bernard Marie Koltés (Metz 1948-Parigi 1989), che forse è il più importante drammaturgo contemporaneo, oggi un po' in oblio, ma che in vita è stato uno degli uomini più popolari degli anni 80', mettiamo in scena tre spettacoli tratti dai testi suoi, scelti in questo modo: il suo capolavoro più riconosciuto " La solitudine dei campi di cotone" testo a cui ha lavorato fino agli ultimi anni, Koltés è morto di aids a 41 anni, "Sallinger" che è un testo che ha scritto ispirandosi al "Giovane Holden" di Salinger, e "Voci sorde" che i realtà era un radio-dramma, scritto tra i suoi primi testi, forse il secondo in assoluto, per dare uno spettrod ella sua produzione dagli anni degli esordi, fino a quelli della maturità, ma anche far vedere al pubblico, come ci fossero dei fili tematici già dall'inizio della sua produzione , fino ad arrivare alle ultime opere.

In "La solitudine dei campi di cotone" siamo due attori, io e Luca Micheletti. in "Voci sorde" siamo in 4 oltre a me e a Luca si aggiungono, Diana Manea e Claudia Scaravonati, in "Sallinger" oltre a noi 4 se ne aggiungono altri 4 : Fausto Cabra e Valentina Bartolo, Adolfo Micheletti, e Donatella Allegro. La regia è di Claudio Longhi. Sono dunque tre spettacoli, che abbracciano tutta la sua produzione, per far vedere come certi nodi fondamentali come i discorsi sull'amore, l'eros, il desiderio, e la politica siano cresciuti nel tempo come elaborazione e resa dai primi tempi agli ultimi. Abbiamo pensato che fosse un omaggio doveroso ad uno dei nostri autori cult.


Lino pensi che gli attori debbano avere una funzione sociale?

Si certo secondo me fare l'attore una funzione sociale ce l'ha, profonda, non può essere una scelta solo esibitiva, chi fa l'attore non può dimenticare che una responsabilità se la prende, perchè quando sei di fronte a delle persone a dire loro delle cose, diventi un riferimento, per cui tanto vale scegliere da subito che cosa e che utilità dare a quello che si dice. Bisognerebbe che tutti gli attori, andassero nelle scuole a parlare con i ragazzi, io lo faccio da anni, per riavvicinarli un po' al teatro. Il pubblico teatrale, oggi, ha un'età media un po' alta, e i ragazzi pensano al teatro come un'alternativa ad altre cose, mentre il teatro ha un'utilità e una necessità proprie molto forti, è rimasto l'unico luogo in cui si può dialogare faccia faccia con le persone. Quindi magari invece di ragionare sul fatto dei teatri vuoti, sui numeri, tornare a ragionare sulla formazione del pubblico teatrale è un discorso diretto soprattutto ai dirigenti di teatri e ai ministri etc. ma con gli attori che ci vadano a mettere la faccia.


Miriam Comito

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