Teatro Vascello
prosa
da mercoledì 29 novembre al 10 dicembre 2017
(dal martedì al sabato h 21 domenica h
18)
La
Fabbrica dell'Attore - Teatro Vascello
Saved
di Edward Bond
traduzione di Tommaso Spinelli
con Francesco Biscione, Manuela Kustermann, Lucia Lavia,
Gianluca Merolli, Marco Rossetti
e con Antonio Bandiera, Carolina Cametti, Michele Costabile,
Marco Rizzo e Giovanni Serratore
Movimenti Marco Angelilli
scene Paola Castrignanò
costumi Domitilla Giuliano
luci Valerio Geroldi
consulenza musicale Fabio Antonelli
scenografo collaboratore Paolo Ferrari
aiuto regia Maddalena Serratore e
Antonio Bandiera
foto Pino Le Pera
regia di Gianluca Merolli
Saved
(Salvati) è una denuncia contro quel capitalismo che ha generato una politica
colpevole di aver consapevolmente diseducato una società ormai vittima e
carnefice di se stessa. La storia narra le vicende di una famiglia e
parallelamente di un gruppo di giovani, tutti in qualche modo colpevoli
della morte di un neonato, tutti alle prese con la loro desolata vita
quotidiana. Una vita ai margini, in un mondo alienato. Nel 1965 Bond
ritrae uno spaccato della periferia londinese, che non sembra distante dalle
dinamiche presenti tra le strade e i vicoli delle nostre città, dove non ci sono buoni
o cattivi, ma uomini e donne che non hanno ereditato gli strumenti per attuare
una scelta positiva. Si è smarrita l’innocenza e l’unico mezzo che si conosce
per trovare un posto nel mondo è la crudeltà. L’innocenza potrebbe ricordarci
ciò che siamo stati da bambini e, dunque, non ci rimane che
lapidarla. Saved è quel momento preciso in cui ti accorgi che “la pietra”
scagliata è passata per le tue mani.
Per
alcune scene particolarmente crude si consiglia lo spettacolo a un pubblico
adulto.
SAVED.
Note di regia
Un neonato viene lapidato in
carrozzina per mano del padre e dei suoi amici. Qualcuno disse che un’opera
teatrale, per essere memorabile, debba avere una trama riducibile a poche
parole. Saved di Edward Bond sta alla regola e ne esalta il principio, lasciando attorno a questo
nucleo drammaturgico il vuoto più desolato. Non è un testo psicologico, in cui
rintracciare i processi mentali che portano al delitto efferato, tanto meno un testo
morale, in cui ricercare le ragioni del singolo in relazione alla comunità. E’
una tragedia le cui domande hanno una matrice fortemente politica. Non ci sono
buoni e cattivi, ma uomini e donne che non hanno ereditato gli strumenti per
attuare una scelta positiva. Abbiamo smarrito l’innocenza e l’unico mezzo che
conosciamo per trovare il nostro posto nel mondo è la crudeltà. Confrontarci
con l’innocenza ci farebbe ricordare ciò che siamo stati e che ora non siamo
più e, per questo, la lapidiamo. Si può distruggere facilmente qualcosa che non
ci appartiene, che non ha storia nè nome. Come, ad esempio, quel bambino appena
nato da Pam, che nessuno chiama mai per nome e che ha voce solo per piangere,
non ancora per parlare. Usiamo la violenza per continuare a sentirci umani,
vivi. L’instancabile denuncia di Bond contro il capitalismo ha un incipit feroce
: questo suo secondo testo, il resoconto di un atto disumano che è solo l’apice
del percorso di disgregamento dell’”umanezza”.
Letteratura della crudeltà che, in
quanto assolutamente nera, possiede intrinsecamente il suo contrario. Le porte
delle tenebre sono state spalancate, l’agguato è stato teso, eppure l’uomo
viaggia col suo fagotto d’umanità. Mostrando anche quella tenerezza che nasce
dalla desolazione, dal mancato tendere alla Beatitudine, all’Ordine, alla
Bellezza.
Questi personaggi non appartengono al
museo degli archetipi greci, ma discendono da essi. Come la rabbia moderna
discende dalla tragedia classica. Non
sono re o regine e non nascono predestinati, ma monchi sì. Poveracci che percorrono
distanze sterminate, senza mai muovere un passo, ciascuno nel suo abisso.
Quell’agire è vuota passività che si autodistrugge, è l’indomabile
vitalità del branco, che induce gli
uomini a deresponsabilizzarsi e a pompare
aggressività, grazie all’anonimato che il gruppo promette. Ma non è
tempo di mantenere promesse. Alienati, siamo tutti a rischio di essere vittime
di un carnefice che ha il nostro stesso profilo. Quel branco non ha segreti da
svelare, non ha percezione del futuro e quindi nulla da costruire. Nella Londra
di Bond, prima del Thatcherismo, i ragazzi del branco non superavano i venti
anni. Oggi la cronaca ha alzato la loro
età media, quei non-ancora-uomini hanno trent’anni, spesso anche quaranta.
Saved è scritto in cockney, il “dialetto”
della periferia londinese, della classe operaia più umile. In una lingua fatta
di dialoghi fitti, di battute brevissime e spesso sgrammaticate, si intravedono
personaggi che invertono il mito edipico. Non un figlio che uccide il padre ma
un padre che uccide il figlio, appena nato. E il ruolo della malasorte, degli
dei, è assegnato al potere mancante: i genitori. I figli hanno “bruciato” la
casa paterna, per cercare un’ipotesi di giustizia tra le rovine, ma madri e
padri non hanno insegnato loro come ricostruirla. Harry e Mary, nonni
negligenti del bimbo ucciso, avrebbero dovuto indicare alla figlia Pam una
strada possibile per il riscatto, mutare le incapacità in risorse e non
instillare il terrore dei rapporti familiari. Avrebbero dovuto essere un esempio
anche per Len e Fred. Ma giocano la parte dell’autorità inadempiente, che non
ha i mezzi per assolvere al proprio ruolo etico. I genitori come i politici, i
militari, la scuola, i giornalisti, i teatranti dovrebbero guidare le nuove
generazioni perchè si rinasca, perchè ci si salvi. Ci si salvi da un’imminente
apocalisse fatta di cose e cose, di tutto e subito, di immemori e dimenticati,
di io e io, di illegalità, di solo presente senza futuro e passato.
Credere per ripartire, col naso in su,
per cercare tracce di un dio disperso e direzioni nuove da intraprendere.
Saved, del ’65, ha contribuito a
sancire la fine della censura teatrale inglese. Saved è, dunque, un punto di
non ritorno nella storia del teatro.
Saved è quel momento preciso in cui ti
accorgi che “la pietra” scagliata è passata per le tue mani.
Non c’è compassione, solidarietà,
giustizia. Neppure rimorso. Non c’è neppure un finale tipico, se non una scena
di muta quotidianità, che lascia un senso di incompiutezza, uno spiraglio
qualunque per spingere il pubblico a chiedere, a mettere in discussione. Ecco
forse la speranza. Sin dal titolo è chiaro: qualcuno o qualcosa si salva. Chi?
E dove scovarlo? Nell’incontro sincero? Nel silenzio che produce pensiero? Nel
congedo da una prospettiva letale? Nelle instancabili domande di Len? Nell’atto
di aggiustare qualcosa, una sedia rotta ad esempio, e ripartire da lì,
dall’agire? Nel teatro che pone domande?
Gianluca
Merolli
Ora gli uomini della vita di oggi, i
giovanotti dalle braccia come querce,ingegneri rotti all’elettronica e
all’automazione, non hanno tempo nè voglia di muoversi per un morto. Non fanno
una piega per l’uccellino strangolato, nè per il gatto spalmato come burro
sull’asfalto dai pneumatici del camion, nè per il bambino succhiato dalla gora,
neppure per il padre e la madre se la prendono poi tanto, nel caso.
(Dino Buzzati-Generale ignoto)
Biglietteria: Intero € 20,00 - Ridotto over
65 e studenti € 12,00
Servizio
di prenotazione € 1,00 a biglietto
Abbonamenti
FREE CLASSIC
€ 90,00
10 spettacoli a scelta programmazione
prosa, musica e danza
LOVE
€ 80,00
4 spettacoli in coppia, a scelta
programmazione prosa, musica e danza
FAMILY
€ 40,00 programmazione Vascello dei Piccoli
5 ingressi cumulabili
Cristina D’Aquanno
Ufficio Stampa, promozione e
comunicazione Teatro Vascello
06 5881021 – 06 5898031
Whatsapp 340 5319449
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Teatro Vascello Via Giacinto Carini 78
Cap 00152 Monteverde Roma
www.teatrovascello.it
Il
Teatro Vascello si trova nello splendido quartiere di Monteverde vicino al
Gianicolo sopra a Trastevere a Roma, con i suoi 350 posti, la platea a
gradinata e il palcoscenico alla greca permette un'ottima visibilità da ogni
postazione.
Il
Teatro Vascello propone spettacoli di Prosa, Spettacoli per Bambini, Danza,
Drammaturgia Contemporanea, Eventi, FestivaL, Rassegne, Concerti, Laboratori
Come
raggiungerci con mezzi privati: Parcheggio per automobili lungo Via delle Mura
Gianicolensi, a circa 100 metri dal Teatro. Parcheggi a pagamento vicini al
Teatro Vascello: Via Giacinto Carini, 43, Roma; Via Francesco Saverio
Sprovieri, 10, Roma tel 06 58122552; Via Maurizio Quadrio, 22, 00152 Roma, Via
R. Giovagnoli, 20,00152 Roma
Con
mezzi pubblici : autobus 75 ferma davanti al teatro Vascello che si può
prendere da stazione Termini, Colosseo, Piramide, oppure: 44, 710, 870, 871.
Treno Metropolitano : da Ostiense fermata Stazione Quattro Venti a due passi
dal Teatro Vascello
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