Ai giorni nostri, a Valdana, città di provincia, in seguito alle distruzioni causate da un terremoto, arriva una misteriosa e riservatissima famiglia: un impiegato di prefettura che ha portato con sé la moglie e la suocera. Lui, il signor Ponza, si stabilisce con la moglie in un appartamento in periferia, affittando per la suocera, la signora Frola, un piccolo appartamento in centro. Nello stesso palazzo dove sembra sia stata sistemata la suocera ha luogo una discussione sul caso.
Corre voce che il nuovo cittadino arrivato non solo abbia alloggiato la suocera nell'appartamento situato di fronte a quello dei signori Agazzi, ma le impedirebbe di vedere la figlia. La curiosità contagia tutti e le supposizioni e i pettegolezzi dei curiosi intorno allo strano rapporto si moltiplicano, anche perché la signora Frola evita ogni tipo di contatto con i vicini. In casa Agazzi si consuma un vero e proprio interrogatorio, ma i risultati non fanno altro che aumentare la confusione.
La scena pone lo spettatore all'interno del salotto borghese della famiglia Agazzi. Una grande parete di fondo, che si affaccia come sulla strada, lascia intravedere un mondo esterno fluttuante, liquido, quasi si guardasse attraverso il vetro di un grande acquario: l'uomo non ha una propria essenza a priori, ma diventa una persona solo sotto lo sguardo degli altri, assumendo tanti ruoli e tante maschere, quante sono le persone che lo vedono.
"Ci troviamo infatti - spiega la regista Annig Raimondi - in quella stanza della tortura o 'tribunale popolare' in cui Pirandello immette quasi sempre i suoi personaggi. Nello spettacolo, la verità che viene annunciata, per essere creduta, ha bisogno dell'approvazione di chi guarda lo spettacolo in teatro. Tutto è relativo e ciascuno di noi vede, e crede, quella che gli appare sia la sua verità; almeno la verità del momento. In uno stesso istante esistono più verità, anche se apparentemente contraddittorie, e ciascuna è coerente in se stessa".
"La musica, composta per un testo in cui ogni accadimento si riflette nel suo opposto, e ambedue sembrano veri, - sottolinea il compositore Maurizio Pisati - è uno specchio. Non le note o i suoni quindi, ma il pensiero che li lega, deve parte della sua poesia all'antico pensatore persiano: la verità è uno specchio caduto dalle mani di Dio e andato in frantumi. Ognuno ne raccoglie un pezzetto e sostiene che lì è racchiusa tutta la verità".
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