Remo Remotti classe 1924, è un poeta un affabulatore, un'attore, ma soprattutto un uomo. Il Corriere del web lo ah incontrato.
Ciao Remo, tu negli anni successivi la Seconda Guerra mondiale sei scappato da Roma e dall'Italia per andare in Perù, e là dopo aver studiato nel nostro paese Giurisprudenza, ti sei dedicato alla pittura. Perché, cosa hai trovato in Perù, e cosa è nato di nuovo in te in quel periodo?
Il Perù nel bene e nel male essendo il terzo mondo, rappresentava una possibilità di cimentarsi in quello che si voleva, se una mattina ci si alzava e si diceva : io voglio fare il costruttore, l'architetto, il decoratore di vetrine, si potevano fare queste cose, là puoi fare quello che vuoi. Io sono andato là indubbiamente con la vocazione per la pittura dentro di me, ma il problema è che nelle cose ci devi credere, io a ancoraoggi sfrutto delle idee che avevo già 30 anni fa, io l'interesse per la pittura ce l'ho sempre avuta, però a Roma da bravo borghese, non l'ho tirata fuori. In Perù c'era una scuola di disegno dal vero, poi si dà il caso che in quella scuola che era dell'Università cattolica peruviana, aveva dipinto il grande esoterico Carlos Castaneda, dell'interno del Perù, come dire un sardo qui in Italia. Queste sono le cose strane della vita, sono le coincidenze, lui aveva la mia età che all'epoca avevo 33-34 anni, un giorno quando mi hanno dato un piccolo premio, sono stato folgorato e ho detto basta questa è la mia strada faccio l'artista, sono tornato in Italia, previa una piccola visita di 20 giorni in una clinica psichiatrica, e poi ho continuato a fare il pittore per 20 anni facendo mostre soprattutto a Milano, faccio cose sulla scia di Alberto Burri, che ho molto amato, pitture materiche, ma anche dei cubi che sembrano minimal art...di cui non sapevo neanche l'esistenza di questa corrente artistica americana. La cosa più bella è stata una borsa di studio a Berlino, il pittore l'ho fatto egregiamente con degli up and down sempre soffrendo un po' la fame. Tra le mie tante vocazioni, amo la miseria, non ho mai fatto nulla per i soldi, perché amare la miseria è fondamentale, vuol dire essere sempre te stesso, non fare niente di ruffiano. Una scoperta bella che ho fatto sulla mia pelle, è: se tu ti comporti bene, se ami te stesso e il prossimo, le cose ti arrivano, esiste la morte quindi stiamo tranquilli non facciamo stupidaggini.
Remo, tu sei anche attore teatrale e cinematografico, come ti sei avvicinato a queste arti e cosa ti hanno dato di diverso dalla pittura?
Avevo 50 anni, io ho un grande amico Renato Mambor, pittore e uomo di spettacolo, era il 1976 ed un bel giorno lui mi disse vieni all'Alberico che era un piccolo teatro vicino a Castel S. Angelo che io faccio uno spettacolino e tu mi potresti aiutare, dovevo improvvisare delle scenette, venne una signora, una produttrice cinematografica che mi disse sei bravo ti voglio far vedere a Marco Bellocchio, con cui feci a breve un provino,e ho fatto a 50 anni da un giorno all'altro senza aver fatto nulla prima, per la Tv "Il gabbiano" di Checov, con Laura Betti, Giulio Brogi, Pamela Villoresi. Il cinema mi ha dato la libertà, perchè purtroppo, io da giovane,avendo impegnato tutto me stesso nella pittura, tutto il mio cuore, tutta la mia voglia di fare, con gli ideali però di emergere pulitamente, onestamente devo riconoscere ho sofferto di gelosie di invidie, perché nel mondo della pittura non c'è un pubblico, Chi comanda nel mondo della pittura? I critici e i galleristi, e il pubblico segue quello che gli viene detto dai critici. Invece nel cinema e nel teatro sono lavori di equipe, ognuno ha la sua mansione.
Hai lavorato con Nanni Moretti in tre film "Sogni d'oro", "Bianca" e "Palombella rossa". Parlaci del tuo rapporto con lui.
Posso dire con una punta di orgoglio di essere stato il primo in assoluto che si è presentato a casa sua. Gli ho telefonato, gli ho detto posso venire? Sono andato là dicendogli che ero un attore, in realtà avevo fatto un solo film. Nanni Moretti è stato molto carino con me, ma non mi ha fatto lavorare con lui subito, nel frattempo fece "Ecce bombo", mi venne a trovare in teatro dove interpretavo un piccolo ruolo in "Rugantino". Abbiamo fatto amicizia, e finalmente gli ho dato il copioncino che avevo scritto io "La mamma di Freud" per fare "Sogni d'oro", al teatro Alberichino che allora esisteva ho fatto Freud, e ho avuto questa immensa sorpresa, fortuna, gioa, di fare Freud con lui con una risonanza e approvazione di tutti, ancora oggi la gente ne ha memoria. Io mano a mano tiravo fuori la mia "Follia" il mio sense of humor, mi presentavo come un umorista un clown. Con Nanni Moretti ho avuto due fasi ben precise , la prima di amicizia di stima e di scambio totale, ad un certo momento non l'ho più sentito, ma non perchè abbiamo litigato, ma perchè indubbiamente lui ha come tutti i poeti, ha un carattere una psiche un po' strana, a volte ferita. Sono grato estremamente a Nanni Moretti perchè mi ha dato delle opportunità meravigliose,e in un film che aveva prodotto lui "Notte Italiana" di Mazzacurati ho incontrato la mia attuale moglie e durante "Palombella rossa" abbiamo concepito nostra figlia Federica. Per cui Nanni Moretti fa parte della mia storia privata e personale. E' un bravo regista, ha fondato una casa di produzione cinematografica, ha riaperto un cinema. Sono felice di aver avuto al fortuna di lavorare con lui.
Il 2 dicembre ci sarà una festa al lian club per la presentazione del tuo ultimo libro "Con Remotti alla ricerca di Dio." Un libro sulla spiritualità, come ti sei avvicinato a questo mondo?
Io ho avuto una bellissima gioventù e una bellissima infanzia, funestata purtroppo dalla morte di mio padre, e ovviamente, la guerra, i tedeschi da cui bisognava scappare e nascondersi, però quando hai 18-20 tutto diventa una barzelletta anche se i tedeschi stanno per prenderti. In Perù a 25-26 anni, 30...passano gli anni e hai l'impressione non del tutto errata, che se il passare degli anni non coincide con la tua evoluzione giusta, sei rovinato, ti sembra che stai perdendo tempo. In Germania un bel giorno ho conosciuto a cena un biondino, e gli ho chiesto che lavoro fai? Lui rispose il poeta. Un 'amico un bel giorno mi mise in mano un libro di Gurdjeff, un grande maestro spirituale di origine greco-armena e per me è stata una folgorazione, perchè sentivo che c'era una verità, anche se non capivo nulla perchè non è facile. Questo libro non parlava di Dio non parlava dell'amore, ma della vita dell'uomo come un ingegnere, nel senso che non si abbandonava a sentimentalismi. E' stato un seme, c'è il periodo in cui semini e un periodo in cui raccogli. Questo tipo di libri la prima volta che li leggi, per quanto interessanti, magari ti dimentichi le cose che hai letto, in buona sostanza bisogna applicarsi molto, ci devi credere ci devi lavorare, poi piano piano ti si apre un varco. il problema è mettere in pratica, facendo sempre un costante esame su te stesso, facendo la meditazione tutti i giorni, leggendo, studiando. Io ci sono riuscito abbastanza, non si finisce mai, è una strada che si intraprende. per scrivere il libro "Con Remotti alla ricerca di Dio" ho dovuto dare una scorsa a tantissimi libri, tutte le religioni dall'ebraica in poi ti dicono: aiuta gli altri. Neglia nni 70' sono stato in una scuola che di Gurgeff che si era formata a Roma,e ho fatto tra una cosa e l'altra non meno di 15 -16 anni di scuola. All'inizio si capisce poco, poi piano piano,e come imparare a guidare la macchina, alla fine ti viene spontaneo, non ci stai a pensare più di tanto. Gurdjeff dice: Ricordarsi di se vuol dire che in tutta la giornata sei consapevole che stai facendo questo o quest'altro, l'uso dell'attenzione è fondamentale, prima di addormentarsi ricostruire mentalmente tutta la giornata. Un'altra cosa, non manifestare emozioni negative . Una delle nostre maestre spirituale diceva: "L'uomo è uno che muore di fame vicino ad un banchetto pieno di roba da mangiare."Carolina una maestra spirituale messicana,(perchè la conoscenza può venire dagli antichi egiziani, dagli antichi ebrei, dagli Incas, dai nativi americani) ti insegnava a programmare la tua vita per raggiungere i propri scopi. ci insegnava dei particolari rilassamenti e vedere con la propria mente quello che volevi vedere. Noi ci riunivamo in 10-15 e mandavamo pensieri di affetto di amore di prosperità ad un amico che magari stava male.
Miriam Comito
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