MIND THE GAP nasce dall'idea inconfessabile di un pensiero suicida. Pensiero che una volta svelato trova quiete e anima nella lettura di un testo che propone una galleria di suicidi d'autore. Presenze brutali, neramente allegre, fin troppo vere, folli per i più, ma che hanno permesso al pensiero di acquisire forma e sostanza e diventare materia per la scena. Marina Sylvia Alfred Abdallah, Mark, Sarah, sono persone che del suicidio ne hanno fatto una ragione di vita. Che dietro ai loro nomi ci siano poeti, funamboli, pittori, scrittori o altro è solo una congettura astrale che amplifica l'umano rapporto con la morte ad un atto di onnipotenza. A loro è capitato di nascere nel tempo "sbagliato" e nel corpo "sbagliato", ma è proprio lo sbaglio che ne fa un'eccezione. Ogni suicidio è una progettata uscita di scena per strappare un grande applauso. È la ricerca di un frammento di eternità è la foto scattata in un giorno di festa che costringe a sorridere anche quando la festa è finita. Parole, gesti e immagini fotografiche non sono altro che le bisettrici che ci conducono ad un unico apice: la ricerca dell'eternità, la coerenza delle azioni, la smania dell'artista di esserci, di rimanere anche dopo la sparizione, sono parti integranti dell'operazione scenica. I sei, costretti da una situazione inaspettata, dovranno parlare tra loro, e il riconoscersi nell'altro sarà motivo di conflitto, l'attesa estenuante del fatidico vagone li porterà alla rissa e la "normalità" è ormai irraggiungibile. Cinema e Teatro
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lunedì 9 febbraio 2015
MIND THE GAP-waiting for an HAPPY END dal Teatro dei Documenti 17/22 febbraio
MIND THE GAP nasce dall'idea inconfessabile di un pensiero suicida. Pensiero che una volta svelato trova quiete e anima nella lettura di un testo che propone una galleria di suicidi d'autore. Presenze brutali, neramente allegre, fin troppo vere, folli per i più, ma che hanno permesso al pensiero di acquisire forma e sostanza e diventare materia per la scena. Marina Sylvia Alfred Abdallah, Mark, Sarah, sono persone che del suicidio ne hanno fatto una ragione di vita. Che dietro ai loro nomi ci siano poeti, funamboli, pittori, scrittori o altro è solo una congettura astrale che amplifica l'umano rapporto con la morte ad un atto di onnipotenza. A loro è capitato di nascere nel tempo "sbagliato" e nel corpo "sbagliato", ma è proprio lo sbaglio che ne fa un'eccezione. Ogni suicidio è una progettata uscita di scena per strappare un grande applauso. È la ricerca di un frammento di eternità è la foto scattata in un giorno di festa che costringe a sorridere anche quando la festa è finita. Parole, gesti e immagini fotografiche non sono altro che le bisettrici che ci conducono ad un unico apice: la ricerca dell'eternità, la coerenza delle azioni, la smania dell'artista di esserci, di rimanere anche dopo la sparizione, sono parti integranti dell'operazione scenica. I sei, costretti da una situazione inaspettata, dovranno parlare tra loro, e il riconoscersi nell'altro sarà motivo di conflitto, l'attesa estenuante del fatidico vagone li porterà alla rissa e la "normalità" è ormai irraggiungibile. Disclaimer
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