Compagnia Carullo –
Minasi
Pisa 3 novembre Teatri
di Confine
Scandicci 5 novembre
Zoom Festival
presenta
DE REVOLUTIONIBUS –
sulla miseria del genere umano
diretto e interpretato
da
Giuseppe Carullo e Cristiana Minasi
5 novembre _ ore 21.00
Teatro Studio Mila Pieralli
Via Donizetti, 58 _ Scandicci (Fi)
Giuseppe Carullo
e Cristiana Minasi portano in Toscana la loro ultima
produzione “DE REVOLUTIONIBUS – SULLA
MISERIA DEL GENERE UMANO” su testi originali di Giacomo Leopardi tratti
dalle due Operette Morali “Copernico”e “Galantuomo e Mondo”.
Lo spettacolo vincitore
della rassegna Teatri del Sacro 2015 è stato presentato in anteprima a
Lucca.
Sarà in scena ora il 3
novembre a Pisa, Teatro S.Andrea, nell’ambito di Teatri di Confine e
successivamente il 5 novembre a
Scandicci, Teatro Studio Mila Pieralli per Zoom Festival.
Il Copernico -operetta infelice e per questo morale- così
la definiscono gli autori.
Con la sua “Operetta”, nelle insolite vesti di
Drammaturgo-Demiurgo, Leopardi ricostruisce l’Ordine dell’Universo, ben
drammatizzando intorno allo sbriciolamento dell’orgoglio umano, ormai da
ritenersi infondato dinanzi a Sua Eccellenza Sole, stufa di girare intorno “ad
un granellino di sabbia” per far luce a “quattro animaluzzi”.
Il genere umano,
così, scacciato dal centro dell’universo e spostato con la sua piccola sfera
alla periferia del sistema solare assiste, cosciente, alla propria
“Apocalisse”. A voce d’un inerme Copernico, si profetizzano e stigmatizzano le
miserie d’un re spodestato: l’uomo.
Operetta infelice e, per questo, morale
intorno alla possibile rivoluzione del nuovo mirare dell’uomo nella profondità della propria miseria.
Così dalla minuscola e misera Terra si precipita verso il
baratro delle non conosciute Luminose Meraviglie, nell’infinito buio dipinto di
stelle, nella profondità e nell’abisso di ciò che rimane una speranza, l’esser
parte di un’ Infinita Meraviglia: il Creato. “Niuna cosa maggiormente dimostra
la grandezza e la potenza dell’umano intelletto che il potere l’uomo
comprendere e fortemente sentire la sua piccolezza” Zibaldone.
Di contro Galantuomo
e Mondo -operetta immorale e per questo
felice-
Con la moderna e sfrenata “civilizzazione”, cioè con il
sopravvento del raziocinio sul sentimento e della tecnica sullo spirito, il
Mondo è divenuto nemico d’ogni virtù. Nel dialogo leopardiano il “Mondo” spiega
all’ingenuo Galantuomo, il quale ha sempre coltivato la virtù e frequentato la
bottega della Natura e della Poesia, come ci si deve comportare se si vuole
servirlo con successo. In tempi di progresso, lì dove il Mondo “non può far
altro che camminare a ritroso”, l’ Uomo deve appigliarsi a “tutto il contrario
di ciò che gli parrebbe naturale, compiendo ogni rovescio” e divenendo così
“penitente di ogni virtù”.
Il Mondo, travestito da Signorina Civiltà tutta vizi
e capricci, divorato ogni fondale di immaginazione in cui potere sperare di
precipitare, definisce gli estremi d’ un freddo quadro di miseria, dove “tutti
gli uomini sono come tante uova”, dove è proibito ogni segno di vera vita.
Qui la rivoluzione procede al contrario e
diventa involuzione, in quanto il ridimensionamento dell’uomo porta seco una
conseguenza negativa, da qui la menzogna utilitaristica.
In uno scherzo
d’impazienza e rassegnazione, Leopardi “conscio che gli uomini non si
contenteranno di tenersi per quello che sono, andando sempre raziocinando a
rovescio” presenta la loro Operetta immorale e, per questo, miseramente
“felice”.
“E gli uomini vollero le tenebre piuttosto che la luce”
Giov. 3, 19 ad introduzione della Ginestra.
Rivoluzione e
miseria sono parole che riempiamo d’una natura ambigua e paradossale,
nell’unica certezza di volerci aggrappare al teatro, fatto di piccole e povere
cose, ma capace di grandissime riflessioni sul potere dell’uomo di ribellarsi e
dunque ritrovarsi. Passeggiando con il Maestro della più amara e saggia ironia,
ci disperdiamo giocando con scenari che danno largo all’immaginazione, sperando
di far scivolare il pubblico nella finestra di questo “oltre” che ancora in
vita ci rimane e che può, con i suoi scherzi, renderci partecipi rivoluzionari
del Sentimento del Sublime.
Promo
video
https://www.youtube.com/watch?time_continue=25&v=bp2iZ6wzcMw
Sito web
www.carullominasi.wordpress.com
DE REVOLUTIONIBUS – sulla miseria del genere
umano
da
Il Copernico e Galantuomo e Mondo
di Giacomo Leopardi
diretto e interpretato
Giuseppe Carullo e Cristiana Minasi
disegno luci
Roberto Bonaventura
scene e costumi
Cinzia Muscolino
scenotecnica
Piero Botto
assistenza alla regia
Veronica Zito
ringraziamenti
Giovanna La Maestra, Angelo Tripodo, Simone Carullo
produzione
Carullo-Minasi, I Teatri del Sacro
Info e prenotazioni Teatri di Confine
Teatro Sant’Andrea – Chiesa di Sant’Andrea
via del Cuore – 56127 Pisa
tel. 050 542364 – info@sacchidisabbia.com
Info e prenotazioni Zoom Festival
055.7351023 biglietteria@teatrostudiokrypton.it
biglietti: intero 8 euro – ridotto 6 euro
www.zoomfestival.it
“I due superano ogni aspettativa con un apologo
filosofico in uno spettacolo di grande semplicità formale nonostante un testo
arcaico, straniero al teatro, come le Operette Morali di Leopardi. In scena con
il carretto di legno come due vecchi comici col Carro di Tespi, giocando con un
fondale di pezza, inscenano con tecniche da cantastorie, in una partitura
raffinata di gesti e parole, i personaggi delle due Operette, amare e ironiche
riflessioni sulla natura dell’uomo”
Anna
Bandettini, Repubblica
Il testo leopardiano acquista vita e vigore
nello squillo argentino della voce di lei, come arrotondato dagli echi sudisti
della cadenza sicula: siamo al Copernico, riflessione cosmogonica che narra
d’un Sole tutt’altro che francescano, intenzionato a mai più sorgere e
riscaldare quei «quattro animaluzzi, che vivono in su un pugno di fango».
La visione terrosa e materica, quasi
pinocchiesca, d’un palco scarsamente illuminato si fa giostra di rovesci e
rimandi: lui, clown col broncio, scientemente malsicuro, giacchetta da
imbonitore, è il primo degli astri, lei, grintosa e soverchiante, è lesta a
calarsi nei panni dell’astronomo polacco. Tutto si ribalta: «Operetta immorale
e per
Qui sta la cifra d’un piccolo (capo)lavoro:
l’operar di scarto e fantasia, applicando metafora, movimento e visione a ciò
che, in effetti, già in lettura suona sufficiente, ma che sul palco trova nuovi
fuochi e altra urgenza.
Igor Vazzas
_ Lo Sguardo di Arlecchino
Giuseppe Carullo e Cristiana Minasi
costruiscono un teatrino filosofante con due carretti che spingono in giro,
come i discorsi, e non trovano direzione se non fermandosi uno addosso
all’altra. In un immaginario ‘ready-made’ che unisce il circo cialtrone di
Fellini ai fondali fantastici di Méliès, i due trovano tra le pagine di
Leopardi le loro paure di coppia di vita teatrante e girovaga, dove la fama è
il risvolto della fame, e infiniti sono i mondi che pensano: “io non vado a
teatro, sono il teatro”.
Matteo Brighenti
_ Doppiozero
I discorsi sull’immoralità che trionfa mentre
la moralità langue inascoltata, offesa e sconfitta, sono di Leopardi e tuttavia
diventano -nel corso della messinscena- sempre più l’onesta offerta di sè di
questo duo isolano che, al pubblico, mostra così il paradosso veritiero per cui
conta poco studiare, essere modesti, cercare di produrre la bellezza mentre
vale solo fingere la competenza, gonfiare i propri meriti e darsi al mercimonio
d’intelletto.
Alessandro
Toppi _ Hystrio
D’impatto filosofico, a interrogare il pubblico
su alcune delle domande più importanti che contraddistinguono la nostra
esistenza - come la miseria del genere umano -, è il “De Revolutionibus”, del
duo Carullo/Minasi, che, dopo aver affrontato in “T/Empio - critica della
ragion giusta” l'Eutifrone di Platone, si immerge ora in due dialoghi
leopardiani: “Il Copernico” e “Galantuomo e Mondo”, definiti rispettivamente
dai due interpreti “operetta infelice per questo morale” e “operetta immorale
per questo felice.
Giuseppe Carullo e Cristiana Minasi continuano
così in modo fecondo il loro percorso di stampo filosofico, raro nel teatro
italiano.
Mario
Bianchi _ KLP
Particolarmente interessante, la soluzione
della messinscena incentrata su un carrozzone – che, se da un lato più
prosaico, potrebbe far pensare a quello metaforico cantato da Renato Zero
(peraltro abbastanza affine, nel suo andamento che ricorda la ciclicità delle
catene di montaggio, alla natura ingrata descritta dal recanatese), dall’altro
crea quel contesto di parabola diffusiva, da declamare per le nostre strade.
Sharon
Tofanelli, www.teatro.persinsala.it
La Compagnia
Cristiana Minasi è attrice, regista,
drammaturga e pedagoga. Laureata in Giurisprudenza, è specializzata in
Criminologia e Psicologia Giuridica nello specifico settore dei minori e della
famiglia. In collaborazione con Giuseppe
Carullo attore e regista, pone le basi per una relazione ed integrazione
dei temi della libertà e dignità con molteplici progetti che uniscono teatro e
pedagogia e investono Scuole, Università e Carceri.
La
Compagnia, fondata nel 2009, ha prodotto gli spettacoli:
“Due passi sono” vincitore del Premio
Scenario per Ustica 2011, Premio In Box 2012, Premio Internazionale Teresa
Pomodoro 2103.
“T/Empio, critica della
ragion giusta”
vincitore Teatri del Sacro 2013 e finalista al Bando Ne(x)twork 2013.
“Conferenza
tragicheffimera – sui concetti ingannevoli dell’arte” vincitore del Premio
di produzione E45 Napoli Fringe Festival 2103.
I tre spettacoli chiudono la Trilogia dedicata al tema del Limite,
cifra stilistica della Compagnia, inteso quale risorsa drammaturgico creativa
per la definizione di qualsivoglia atto d’arte, nella sua natura prima d’atto
politico-democratico.
L’intera Trilogia sul Limite definisce un progetto, la cui realizzazione è stata
presentata in anteprima per il Cartellone del Teatro Stabile di Messina, volto
alla fruizione dei tre spettacoli in tre luoghi diversi:
Teatro/Tribunale/Manicomio. Un progetto di Teatro
itinerante che giunge nei luoghi della socialità, come fosse un abbraccio
culturale dello spazio cittadino: una de-costruzione del concetto di teatro
nella logica di una ri-contestualizzazione dell’arte nel mondo.
Nessun commento:
Posta un commento