Dai toni decisamente differenti dalle pièces precedenti, chi conosce Mondini fatica inizialmente a riconoscerlo nel testo.
Dopo Ciao pesciolino e Quell'estate, in cui proponeva una visione della vita positiva e delicata, questa volta l'autore e regista ha voluto indagare gli aspetti più oscuri della psiche umana attraverso una storia di droga e criminalità tutta al femminile ma con un tocco di creatività.
Infatti se da un lato i protagonisti sono la violenza, la spavalderia, il rischio, la spietatezza che le tre giovanissime attrici incarnano efficacemente; dall'altro Shakespeare.
Dicevamo delle attrici: una talentuosa Carlotta Guido presta il volto alla giovane tossicodipendente Kate riuscendo perfettamente nell'interpretazione di un ruolo così complesso e impegnativo.
Perfetta la mimica, la gestualità, le movenze, l'isteria che caratterizzano il suo difficile ruolo. Si muove bene sulle scene anche Francesco Tardio, nei panni della criminale sorella di Kate, così come Sophia de Pietro personaggio chiave di tutta la vicenda che non riesce così a trasmettere tutte le contraddizioni e le sfumature che gli appartengono.
Ma la riuscita dello spettacolo non è merito solo del buon cast, comprese anche le luci di Marco Fumarola e le musiche originali di Angelo Talocci.
Inoltre, l'idea di inserire, a tratti, alcuni dei brani classici di Shakespeare dà un tocco di vera originalità all'opera.
Nulla meglio dei versi shakespeariani avrebbe potuto esplicitare meglio gli stati d'animi, le emozioni, le sensazioni di alcuni momenti fondamentali della vicenda. In tanta violenza rappresentata spuntano stralci di pura poesia ad estasiare lo spettatore che assiste ad uno spettacolo complesso e sfaccettato, grazie anche ad una buona regia.
In questa nuova veste, Stefano Mondini ci ha convinto.
Mena Zarrelli
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