Cos’è Infection, come nasce e di cosa tratta il “piccolo
kolossal” multidimensionale, un'operazione metateatrale sul lato comico del
POTERE.
Nel
medio evo digitale nel quale siamo sommersi, in un'epoca nella quale mai prima
d'ora verità e finzione si sono così mescolate gettando l'umanità in un oscuro
tunnel fatto di vignette per analfabeti e previsioni apocalittiche, V'E' UNA
LUCE!
Un punto nero che si è acceso staccandosi dal formicaio e
che viaggia tra una dimensione ed un'altra della religione virtuale e il sogno
digitale, per arrivare alla fonte da cui si genera la realtà, Il Grande Server,
e salvare il mondo afflitto dall'ignoranza e dall'oblio.
Un eroe addestrato da
ventennali sballi lisergici e una fede incrollabile arriverà laddove si
controlla la nostra realtà, o quella che chiamiamo tale, nella lobby delle
lobby, nel Wahalla delle multinazionali trans dimensionali perché, amici, gli eroi
esistono anche fuori dalle favole fortunatamente!
Ne parliamo con Massimiliano Caprara (ideatore e
regista della nuova commedia esoterica italiana, oltre che attore in scena).
Quando
e come è nata l'idea di "Infection"?
Infection ha avuto un periodo di gestazione molto lungo. E’ nato
diversi anni fa quando io ero ancora all’estero. All’epoca vivevo a Barcellona.
L’ho scritto sulla scia delle riflessioni del mio ultimo libro scritto per
Feltrinelli “Storia del teatro contemporaneo”, preso dalle tante suggestioni e ricerche
che avevo rispolverato.
All’inizio la sua gestazione si è incentrata sulle
avanguardie drammatiche che avevo studiato, poi man mano mi sono reso conto che
potevo anche forzare, e andare sulla linea del post drammatico. Mettere in
scena nuove modalità. In realtà si tratta di una nuova tendenza drammaturgica,
anche se in Italia non è ancora arrivata.
Si preferisce “frammentizzare” il
discorso in quanto non siamo più capaci di raccontare una fabula dall’inizio alla fine, ma riusciamo a fare solo zapping
anche nel racconto. Ecco perché ho pensato anche a due dimensioni per questa
commedia, definita bi-dimensionale. Dunque, eravamo nel 2012 in Spagna e poi
quando sono tornato l’anno seguente in Italia ho cercato di proporla.
Infection come "infezione", perché la scelta di questo
titolo? Cosa sottintende?
Il titolo nasce dalla
constatazione che tutto quello che facciamo, che sentiamo e proviamo non è
originale ma è, piuttosto, un prodotto di induzione. Non siamo liberi, ad esempio,
di avere dei desideri nostri che non siano indotti dalla pubblicità o dai
costumi esterni, non siamo liberi di avere ambizioni perché sono indotte da un
sistema che ti spinge verso un obiettivo comune.
Non puoi sperimentare più
neanche nel mondo dell’arte, perché è tutto indotto e alla fine ti riconduce ad
un sistema unico, e questo è il frutto di un’infezione.
Ad esempio tutti noi siamo
persone diverse, ma quando cinque persone differenti uno alto, uno basso, uno
grasso, uno… (per dire) prendono un virus intestinale si ammalano, comunque,
tutti nello stesso modo.
Nel caso dell’infezione è uguale, si ammalano tutti
con lo stesso virus. E proprio ciò mi ha fatto pensare che si poteva applicare lo
stesso concetto alla massificazione, all’omologazione di per sé in quanto a un
controllo globale… ad un’infezione.
C’è una cura?
Non la cura non c’è perché ci
vorrebbero troppi soldi… e, comunque, se c’é una cura non è una cura
progressiva, perché l’unica cura è quella di rompere le particelle del batterio
o del virus, per cui si dovrebbero bombardarli di protoni, ma così non è una
vera cura. Si dovrebbe parlare di rivoluzione.
Ma la rivoluzione non è una cura.
Qual è il personaggio, o la coppia di personaggi che sviluppa
appieno il senso della commedia?
Tutte le coppie mi piacciono,
forse quella che mi piace di più è la relazione costituita da Erika e Argo
perché non c’entrano nulla tra di loro. Si odiano però necessariamente si
trovano a dover “sbrogliare” una situazione da poli opposti (appunto l’una digitale,
l’altro esoterico) e siccome mi piace stare, vedere e parlare con persone
opposte al mio punto di vista trovo molto divertente il loro accoppiamento. La
loro non-coppia, praticamente.
Mentre la coppia reale, quella di Erika e Ric?
Diciamo che può essere una
coppia attendibile da molti punti di vista. Una coppia che si trascina,
svuotata per vari motivi, se vuoi anche da un bombardamento di linguaggi che
vengono dall’esterno… si perde, e quindi di conseguenza perde anche il motivo
per cui stare assieme.
Una situazione tipica in uan società che si regge con
gli spilli, che è disintegrata. Se è vero che la prima cellula della società è
sempre una coppia d’individui, comunque due persone fanno una microsocietà, se
poi questa società di cui si fa parte non si regge, il tutto si rinfrange anche
nella coppia.
Secondo me è uno specchio abbastanza attendibile dell’essere
nella coppia. Ci sono tantissimi motivi per non capirsi, oggi, perché viviamo
in una società che non si capisce. Non ha degli obiettivi chiari, perché ne ha
troppi.
Non ha delle mete, perché ne ha troppe. E comunque sono tutte pilotate, nessuna
dipende dalla società stessa perché insieme di persone, ma sono tutti prodotti
prefabbricati che ti vengono un po’ imposti. Quindi di conseguenza tu non hai
mai il controllo della situazione, e una coppia che non ha più il controllo
come la società ad un certo punto non trova in sé neppure più la ragion
d’essere. Di stare insieme.
Ci sarà un seguito?
Naturalmente!
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