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sabato 28 marzo 2015

Cos’è Infection, come nasce e di cosa tratta il “piccolo kolossal” multidimensionale. Intervista all'autore Max Caprara




Cos’è Infection, come nasce e di cosa tratta il “piccolo kolossal” multidimensionale, un'operazione metateatrale sul lato comico del POTERE.

Nel medio evo digitale nel quale siamo sommersi, in un'epoca nella quale mai prima d'ora verità e finzione si sono così mescolate gettando l'umanità in un oscuro tunnel fatto di vignette per analfabeti e previsioni apocalittiche, V'E' UNA LUCE! 

Un punto nero che si è acceso staccandosi dal formicaio e che viaggia tra una dimensione ed un'altra della religione virtuale e il sogno digitale, per arrivare alla fonte da cui si genera la realtà, Il Grande Server, e salvare il mondo afflitto dall'ignoranza e dall'oblio. 

Un eroe addestrato da ventennali sballi lisergici e una fede incrollabile arriverà laddove si controlla la nostra realtà, o quella che chiamiamo tale, nella lobby delle lobby, nel Wahalla delle multinazionali trans dimensionali perché, amici, gli eroi esistono anche fuori dalle favole fortunatamente! 

Ne parliamo con Massimiliano Caprara (ideatore e regista della nuova commedia esoterica italiana, oltre che attore in scena).




Quando e come è nata l'idea di "Infection"?

Infection ha avuto un periodo di gestazione molto lungo. E’ nato diversi anni fa quando io ero ancora all’estero. All’epoca vivevo a Barcellona. L’ho scritto sulla scia delle riflessioni del mio ultimo libro scritto per Feltrinelli “Storia del teatro contemporaneo”, preso dalle tante suggestioni e ricerche che avevo rispolverato.
All’inizio la sua gestazione si è incentrata sulle avanguardie drammatiche che avevo studiato, poi man mano mi sono reso conto che potevo anche forzare, e andare sulla linea del post drammatico. Mettere in scena nuove modalità. In realtà si tratta di una nuova tendenza drammaturgica, anche se in Italia non è ancora arrivata. 
Si preferisce “frammentizzare” il discorso in quanto non siamo più capaci di raccontare una fabula dall’inizio alla fine, ma riusciamo a fare solo zapping anche nel racconto. Ecco perché ho pensato anche a due dimensioni per questa commedia, definita bi-dimensionale. Dunque, eravamo nel 2012 in Spagna e poi quando sono tornato l’anno seguente in Italia ho cercato di proporla.



Infection come "infezione", perché la scelta di questo titolo? Cosa sottintende?

Il titolo nasce dalla constatazione che tutto quello che facciamo, che sentiamo e proviamo non è originale ma è, piuttosto, un prodotto di induzione. Non siamo liberi, ad esempio, di avere dei desideri nostri che non siano indotti dalla pubblicità o dai costumi esterni, non siamo liberi di avere ambizioni perché sono indotte da un sistema che ti spinge verso un obiettivo comune.

Non puoi sperimentare più neanche nel mondo dell’arte, perché è tutto indotto e alla fine ti riconduce ad un sistema unico, e questo è il frutto di un’infezione.

Ad esempio tutti noi siamo persone diverse, ma quando cinque persone differenti uno alto, uno basso, uno grasso, uno… (per dire) prendono un virus intestinale si ammalano, comunque, tutti nello stesso modo. 
Nel caso dell’infezione è uguale, si ammalano tutti con lo stesso virus. E proprio ciò mi ha fatto pensare che si poteva applicare lo stesso concetto alla massificazione, all’omologazione di per sé in quanto a un controllo globale… ad un’infezione.


C’è una cura?

Non la cura non c’è perché ci vorrebbero troppi soldi… e, comunque, se c’é una cura non è una cura progressiva, perché l’unica cura è quella di rompere le particelle del batterio o del virus, per cui si dovrebbero bombardarli di protoni, ma così non è una vera cura. Si dovrebbe parlare di rivoluzione.
Ma la rivoluzione non è una cura. 


Qual è il personaggio, o la coppia di personaggi che sviluppa appieno il senso della commedia?

Tutte le coppie mi piacciono, forse quella che mi piace di più è la relazione costituita da Erika e Argo perché non c’entrano nulla tra di loro. Si odiano però necessariamente si trovano a dover “sbrogliare” una situazione da poli opposti (appunto l’una digitale, l’altro esoterico) e siccome mi piace stare, vedere e parlare con persone opposte al mio punto di vista trovo molto divertente il loro accoppiamento. La loro non-coppia, praticamente.


Mentre la coppia reale, quella di Erika e Ric?

Diciamo che può essere una coppia attendibile da molti punti di vista. Una coppia che si trascina, svuotata per vari motivi, se vuoi anche da un bombardamento di linguaggi che vengono dall’esterno… si perde, e quindi di conseguenza perde anche il motivo per cui stare assieme. 
Una situazione tipica in uan società che si regge con gli spilli, che è disintegrata. Se è vero che la prima cellula della società è sempre una coppia d’individui, comunque due persone fanno una microsocietà, se poi questa società di cui si fa parte non si regge, il tutto si rinfrange anche nella coppia. 
Secondo me è uno specchio abbastanza attendibile dell’essere nella coppia. Ci sono tantissimi motivi per non capirsi, oggi, perché viviamo in una società che non si capisce. Non ha degli obiettivi chiari, perché ne ha troppi.
Non ha delle mete, perché ne ha troppe. E comunque sono tutte pilotate, nessuna dipende dalla società stessa perché insieme di persone, ma sono tutti prodotti prefabbricati che ti vengono un po’ imposti. Quindi di conseguenza tu non hai mai il controllo della situazione, e una coppia che non ha più il controllo come la società ad un certo punto non trova in sé neppure più la ragion d’essere. Di stare insieme. 


Ci sarà un seguito?

Naturalmente!


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