È un legame che dura nel tempo, quello tra Intesa Sanpaolo e Pompeo Pianezzola. Un legame fatto di stima per un artista che, attraverso gli anni, ha saputo dare vita e corpo alla sua “inquietudine creativa”, come ebbe a descriverlo già agli inizi della sua carriera, nel 1956, Umbro Apollonio.
Dopo il ciclo Pagine di Storia, realizzato dall’artista per celebrare il centenario del Banco Ambrosiano Veneto nel 1996, e l’esposizione che si è tenuta nel 2010 nell’ambito dell’iniziativa Arte in Banca, la presentazione attuale intende sottolineare ancor più il debito di riconoscenza e stima che l’istituto bancario e la città intera sentono nei confronti del Maestro di Nove. Intesa Sanpaolo raccoglie oggi in mostra una selezione di opere che ripercorrono l’ampio itinerario artistico di Pianezzola fino alle produzioni più recenti, per la prima volta presentate al pubblico, e propone il suo “OMAGGIO A POMPEO PIANEZZOLA”.
Visitabile dal 4 maggio al 19 agosto, la mostra è allestita nelle Gallerie d’Italia di Palazzo Leoni Montanari, sede museale di Intesa Sanpaolo a Vicenza.
L’esposizione riunisce circa quaranta opere su ceramica e su carta, appartenenti a Intesa Sanpaolo e provenienti da collezioni private, realizzate da Pompeo Pianezzola dagli anni Ottanta fino alla ricerca più recente.
Il percorso espositivo è inserito all’interno dell’esposizione permanente del Settecento veneto ospitata alle Gallerie, in una sorta di itinerario ideale tra i grandi protagonisti della pittura veneta, da Canaletto, al Longhi, al Guardi, che costituiscono il retroterra culturale del Maestro di Nove.
La mostra comprende anche una serie di lavori preparatori alle sculture e alcuni filmati, realizzati dalla Fabbrica Lumière, che tracciano un ritratto sia artistico che umano dell’artista, attraverso le parole di critici, colleghi, amici, estimatori.
“Intesa Sanpaolo apre le Gallerie di Palazzo Leoni Montanari all’opera di Pompeo Pianezzola – commenta Andrea Massari, responsabile del settore Beni archeologici e storico-artistici di Intesa Sanpaolo –. È un’emozione che si amplifica di fronte alle opere che per la prima volta vengono esposte al pubblico, e che testimoniano gli anni più recenti del percorso del Maestro. Questa esposizione intende essere un omaggio a un artista che ha saputo, attraverso la sua vita, ricostruire nella materia un mondo interiore solcato da mille stimoli, curiosità, percezioni. Una sensibilità e un’intelligenza artistica, quelle del Maestro di Nove, che si riflettono nel percorso espositivo e che trovano nuove e commoventi manifestazioni nelle opere dell’età matura”.
“Un tempo che si contrae e si distende: questo sono in ultima analisi le opere di Pompeo Pianezzola – sottolinea la storica dell’arte Marilena Pasquali che ha curato i testi del percorso espositivo – un alternarsi continuo di fisicità e rarefazione, materia e progetto, pieno e vuoto. Pianezzola non è definibile come ceramista, perché non può semplicisticamente essere incasellato in una scuola e rinchiuso in un genere, dal momento che proprio nella piena conoscenza e quindi dominio del mezzo ceramico, riesce a trascenderlo, trasformarlo, esaltarlo, fino a farne pura espressione artistica al livello più alto. Nico Stringa riesce a riassumere in poche parole il carattere poeticamente ambiguo ed enigmatico dell’opera di Pianezzola, quando scrive di «terra che si fa foglio» (2004): materia naturale, dunque, nata dal contatto tra la mano e la terra e rigenerata dal fuoco”.
Nelle opere di Pianezzola le figure geometriche di base sono il cerchio, il quadrato, il rettangolo, “ma queste forme pure si rivelano sempre e comunque inquinate da un segno, rese vibranti da una piega, ferite da una scalfittura, smangiate da una corrosione interna continua: segno di un’intensità esistenziale, di una pienezza interiore”.
Se l’opera di Pianezzola non può essere ricondotta unicamente alla ceramica, Pasquali rileva una “appartenenza di diritto alla sfera della pittura o piuttosto a quella della scultura. Sono noti gli esordi da pittore di Pianezzola e come anche nel lavoro ceramico egli spesso operi per stratificazioni e non per volumi, e quanto siano interessanti e significativi anche i suoi disegni, collage e strappi su carta”.
E proprio alla carta l’artista di Nove dedica particolare attenzione nella fase più recente del suo percorso artistico: “Negli ultimi dieci anni – conclude Marilena Pasquali – si assiste a un processo di rarefazione che coinvolge ancora una volta la superficie dell’opera e i segni che la percorrono come in una mappa interiore. E tali possono venir considerate le Concentrazioni – collage di carte diverse in cui l’artista analizza le infinite potenzialità del bianco in una sorta di dialogo aperto con Antonio Canova – , e le ancor più recenti Materie del 2010-2011, frammenti di carta sfrangiata e dominata dal nero, nuove forme senza parole”.
La mostra consente per la prima volta di prendere visione dell’intero nucleo di opere di Pompeo Pianezzola conservato nelle raccolte d’arte di Intesa Sanpaolo. L’insieme è di particolare interesse non solo per il numero dei pezzi – diciassette lavori realizzati tra il 1984 e il 2002 – ma soprattutto per la loro coerenza e qualità. Infatti ben nove opere appartengono al ciclo del 1996 intitolato Pagine di Storia, progetto realizzato per celebrare il centenario dell’allora Banco Ambrosiano Veneto, snodo centrale nella ricerca dell’artista, che lo rappresenta al meglio per capacità evocative e per raffinatezza di materiali ed esecuzione.
Pompeo Pianezzola - Biografia
Pompeo Pianezzola nasce a Nove (Vicenza) nel 1925. Dopo il diploma alla locale Scuola d’Arte, frequenta l’Accademia di Belle Arti di Venezia, ove segue le lezioni di Bruno Saetti. Insegnerà poi dal 1945 al 1977 all’Istituto d’Arte di Nove e ne sarà direttore dal 1963 al 1968.
Inizia ad esporre nel 1949 con la partecipazione alla Triennale di Milano (vi ritornerà anche nel 1951, 1960 e 1973), così come nel 1950 è alla Biennale di Venezia, ove sarà invitato anche nel 1952, nel 1954 e nel 1962.
Sono dei primi anni Cinquanta le Finestre, le Gabbie, le Transenne con uccelli, i Profili veneziani e i pannelli decorati per la Banca Popolare di Nove (1953). È tra i fondatori del Gruppo di Nove che si prefigge di sviluppare la ricerca sul linguaggio ceramico contemporaneo. Importanti occasioni si creano per Pianezzola con la mostra veneziana della “Fucina degli Angeli”, nel 1956, e con la partecipazione, due anni più tardi, alla rassegna dell’Opera Bevilacqua La Masa.
Nel 1963 si aggiudica il Premio Internazionale Faenza con Cinque scudi neri. Nascono negli anni successivi le Ripetizioni e le Ricerche sul quadrato, così come i Movimenti in plexiglas aerografato: in queste opere a carattere fortemente sperimentale – in piena consonanza con le coeve ricerche minimali e concettuali – l’artista lascia la ceramica per servirsi di materiali più ‘freddi’: metalli, vetro e plexiglas.
Dopo i Riflessi degli ultimi anni Sessanta e le prime Scritture, nel 1975 la pagina Appunti segna l’inizio di un nuovo corso di ricerca, più libero, più attento ai valori cromatici e volto a sottolineare l’incontro fra la terraglia ed inserti metallici in rame e ottone.
All’aprirsi degli anni Ottanta, anche in concomitanza con alcune importanti mostre di gruppo e personali in Italia e all’estero, l’artista approfondisce il tema delle Pagine, anche con il ricorso a lettere dell’alfabeto, fino a giungere a nuove Grafie.
Sono degli anni Novanta le enigmatiche Stele e gli splendidi Libri, naturale evoluzione del lungo lavoro sulla pagina, vista ora come superficie che si gonfia, si arrotola, si ripiega su se stessa, acquistando volume e spessore.
Dal 2001 Pianezzola riprende la sua indagine sul bianco, dando vita ai collage Concentrazioni, per poi approdare in tempi recentissimi ai cartoncini strappati e piegati delle Materie.
La mostra sarà aperta al pubblico fino al 19 agosto 2012, da martedì a domenica, dalle ore 10 alle 18. L’ingresso è incluso nel biglietto d’entrata alle Gallerie d’Italia - Palazzo Leoni Montanari (intero € 5, ridotto € 4) che permette la visita alle collezioni permanenti delle “ICONE RUSSE” e della “PITTURA VENETA DEL SETTECENTO”.
Informazioni e prenotazioni:
tel. 800.578875
www.palazzomontanari.com
informazioni@palazzomontanari.com
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