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venerdì 11 maggio 2012

Teatro Belli: Il falco. Di Marie Laberge

TEATRO BELLI

 

dal 15 al 20 maggio 2012

TEATRO LIBERO PALERMO - Stabile d'Innovazione della Sicilia presenta

IL FALCO

di Marie Laberge

traduzione di Maria Teresa Russo

con Mirella Mazzeranghi, Massimiliano Lotti e Rosario Sparno

scena Raffaele Ajovalasit, costumi Lia Chiappara, luci Gianfranco Mancuso

regia Beno Mazzone

 

Sin dal primo spettacolo del Teatro Libero, nel 1969, ho scelto di utilizzare le scritture drammaturgiche contemporanee, esplorando diversi territori linguistici ed incrociando scrittori poco conosciuti o addirittura ancora da scoprire, traducendoli spesso e presentandoli in Italia, quasi sempre per la prima volta. La scelta non è mai stata ispirata dalla ricerca dello "scoop", dell'autore buono per il mercato, ma unicamente dall'affinità fra il mio discorso e quello del testo dell'autore di volta in volta incontrato.

Il tema centrale è sempre stato quello dell'uomo e della sua libertà. Da sempre, con aspetti e modalità differenti, l'uomo di teatro, l'attore‐autore, ha cercato di impegnarsi per porre all'attenzione dell'altro uomo di teatro, lo spettatore‐creativo, nel tempo e nel luogo deputato dell'evento, temi e problemi inerenti proprio la vita dell'uomo stesso.

Il Falco si inserisce esattamente nel mio universo creativo proprio per il fatto che l'autrice Marie Laberge ha scritto un testo di grande poesia, ispirandosi a problemi tratti dalla vita dell'uomo contemporaneo. Tre personaggi diversi, una donna, un ragazzo ed un uomo, al di là delle loro relazioni e delle loro storie, esprimono temi e problemi del nostro vivere nella società di oggi.

Molteplici sono le tematiche trattate, ma l'aspetto per me più affascinante dell'invenzione drammaturgica è quella metafora che l'autrice ha voluto cogliere fra il ragazzo e la vita di un particolare uccello, il falco, appunto, incarnazione del concetto di libertà assoluta.

In una condizione di cattività, il falco si lascia morire per esprimere la propria condizione di uccello libero, proprio come il ragazzo nella pièce, che alle sovrastrutture sociali oppone la forza della natura. La scrittura della Laberge, essenziale e necessaria, mai retorica, provoca emozioni e riflessioni sulla nostra esistenza, chiedendo allo spettatore una grande complicità. Per questo mi piace, così come ho fatto nei miei ultimi spettacoli, (da "Una cosa intima" a "El Salvador"), collocare gli attori in una "scena nuda", con luci quasi fisse, per cercare di creare, in uno spazio molto intimo, quella particolare comunione fra attori e spettatori che può raggiungere il denudamento dell'anima, attraverso la musica della parola e del corpo.

Beno Mazzone

 

[…] Prima di quella che è stata chiamata nel Québec «la rivoluzione tranquilla» (1960‐1968), si rappresentava quel che era di moda a Parigi, si prendevano lì i modelli per scrivere se stessi.

[…] Sin dal 1980 una nuova generazione di autori drammatici imbocca liberamente diverse nuove vie, poetiche, formaliste, epiche. Marie Laberge appartiene a quest'ultima, ma abbastanza al margine, meno «intellettuale» di quanto non sia la corrente dominante. Lei pratica un teatro della lingua ancora molto parlata, privilegiando l'emozione; temi indistinti che non per questo denunciano meno i pregiudizi di classe, la condizione della donna, le incomprensioni generazionali.

Le situazioni sono impostate con chiarezza, anche se lo spettatore è indotto a valutarne egli stesso l'insolito o il pericolo, a scoprire e patire con i personaggi. […]

In Europa, la fama di Marie Laberge si afferma di buon'ora. In Francia, Gabriel Garran mette in scena nel 1986 L'homme gris con il suo Théâtre International di lingua francese […], nel 1997, dieci anni dopo la sua creazione francese di L'Homme gris, Gabriel Garran crea Il Falco che dopo il successo riportato nel proprio teatro situato nel Parc de La Villette; è stato ripreso in una teatro privato, il Bataclan, più di cento rappresentazioni. la creazione del Falco è ora attesa in Portogallo a Porto e in Sicilia a Palermo, con la regia di Beno Mazzone, sedotto proprio come Lia Chiappara dalla pièce.

Raymonde Temkine

 

HANNO SCRITTO

 

Duro. Commovente. Spiazzante. Al Teatro dell'Orologio c'è un ragazzo che ha gli occhi vitrei, la faccia contratta, un corpo sballottato da fitte, un'impossibilità di essere normale tradotta in escandescenze contro un muro di contenzione, contro il pavimento, contro gli incauti visitatori (una assistente del Tribunale dei Minori, un padre legittimo ma contumace riemerso da uno "strappo" di dodici anni prima). Fa restare senza fiato, la terribile carenza d'affetto scolpita nella fisionomia acerba del diciassettenne Steve, sotto osservazione perché sospettato d'aver ucciso il patrigno (ma ci sarà un colpo di scena). [...] Delicato. Profondo. Umanissimo. Lo spettacolo che vi condurrà per mano in questo teorema di disadattamento abbagliante, "Il Falco", scritto dall'autrice quebbecchese Marie Laberge, introdotto ora in Italia con la regia di Beno Mazzone col Teatro Libero, fa leva sulla figura non convenzionale e innamorabile d'una matura incaricata della giustizia, e anche sul processo di liberazione dal rimorso di un padre assente (cui il figlio rivolge in finale un appello di lirismo che tocca l'anima). Encomiabili il giovane Rosario Sparno, Mirella Mazzeranghi e Sergio Pierattini diretti con regia bergmaniana e profanamente spirituale da Mazzone.

Rodolfo Di Giammarco, la Repubblica

 

Potrebbe intitolarsi «Paura di volare», intesa in tutti i sensi, anche quello sessuale coniato dalla Jong, questo dramma di rapporti famigliari e crescite difficili che ci arriva dal Canada francese, portato in scena da Beno Mazzone per il Teatro Libero di Palermo. Lo spettacolo fa parte delle manifestazioni romane di «Orizzonte Québec»[…]

Paolo Petroni, Corriere della Sera

 

Beno Mazzone con questa regia firma certamente uno spettacolo tra i più compiuti della sua maturita. [...] Un dramma nel quale si respira finalmente un taglio netto col minimalismo decadente [...]. Nella incisiva interpretazione di Rosario Sparno, che sbalordisce per la sua forza attoriale, "Il falco" racconta se stesso e il suo presunto omicidio nelle molteplici sfaccettature del giallo psicologico.

Piero Longo, La Repubblica

 

Il falco, animale nobile, simbolo di orgoglio e di libertà, che quando catturato non mostra segni di timore, è l'essere più amato dal diciassettenne Steve, protagonista dell'intelligente pièce della quebbecchese Maria Laberge, intitolata, appunto «Il falco», portata ora in scena dal Teatro LIbero di Palermo, con la regia di Beno Mazzone.

Alla fierezza di quest'essere, al suo bisogno di spazio, ai suoi comportamenti generosi nei confronti degli appartenenti alla sua stessa specie, al suo bisogno, quando ancora pulcino, di insegnamenti e di protezione corrispondono perfettamente il carattere difficile di Steve e le sue esigenze affettive tradite e calpestate da una madre, un padre e un patrigno [...] assenti, egoisti, impotenti. Ed è la morte del patrigno, di cui il ragazzo è sospettato, a portarlo in una nuda cella per permettere agli operatori sociali di osservarne e giudicarne i comportamenti, prima del processo.

[...] Il testo di Marie Laberge parla di adulti bambini e di bambini costretti a diventare troppo presto adulti [...]. È una storia dura ed esemplare, scritta con spirito analitico e forza di verità, che la regia di Mazzone, fa procedere a buon ritmo, con taglio quasi cinematografico, in un susseguirsi di scene che conducono ad un finale inaspettato, crudele e tragico.

Magda Poli, Corriere della Sera

 

Chi sostiene che il Teatro sia in crisi per l'assenza di copioni validi, ha indubbiamente torto. Accade infatti talvolta che qualcuno sappia trovarli [...], scoprendo financo capolavori. E un piccolo capolavoro è "Il falco" di Marie Laberge che Beno Mazzone ha addirittura importato dal Québec dove una giovane drammaturga canadese‐francofona, affronta temi apparentemente locali e contigenti, che però in realtà si rivelano congenialmente sofferti da vastissimi strati della società civile del mondo intero.

Così al Teatro Libero di Palermo [...] è andato in scena un dramma che ti fa stare col fiato sospeso dal principio alla fine e che si volge allo spettatore come denunzia – cauta, se si vuole, ma pur sempre forte e accusatoria – del distruttivo disagio creato in tanti giovani nel ritrovarsi in una famiglia di molti padri e molti fratelli, spesso assolutamente estranei fra loro. [...] Uno spettacolo coinvolgente che la regia di Beno Mazzone proprone con levità e quasi con pudore, giocando su luci che hanno sapore di solitudine e di carcere, ma anche di desiderio di libertà e di affetti.

Peraltro a sostenerlo in questa delicata operazione ci sono tre ottimi attori che «vivono» intensamente e in piena verità scenica le straordinarie figurette di cera di una sorta di scomposto presepio, che a suo modo – poco a poco – si va ricomponendo: un Cristo ribelle e santo a un tempo che si può individuare in Steve, disegnato da Rosario Sparno con una recitazione intensa, fatta soprattutto di umanità; una Maria – La straordinaria e duttile Mirella Mazzeranghi – che affettuosamente si va precisando nel rapporto tra assistente sociale e il coraggioso ma ancora sbandato ragazzo;

un Giuseppe – disegnato con garbo e misura da Sergio Pierattini – ritornato a scaldare col suo affetto, il figlio per tanti anni dimenticato. [...] Dal Québec certo, ma fors'anche dalla porta accanto.

Domenico Danzuso, La Sicilia

 

Dopo aver visto "Il Falco" ci si rende conto di quanto sia importante, in tempi come i nostri, che torni sulle scene uno di quelli che una volta si definivano testi "forti", quelli cioè che toccano nel profondo dei recessi inconsci di ognuno di noi, smuovendo verità indesiderate, fantasmi fastidiosi, angosce durature. [...]

Marzio Mazzara, Giornale di Sicilia

 

[…] Metafora poetica della vita umana, questo spettacolo, carico di emozioni e fortemente espressivo, traccia, attraverso una simbologia catturata dal mondo animale, un disegno affascinante dell'esistenza. Gli interpreti […] costruiscono uno spettacolo che stringe gli spettatori in un fraterno e commovente abbraccio.

Annalisa Venditti, Italia Sera

 

[...] Alle prime sembrerebbe trattarsi d'uno psicodramma, uno di quei lavori dove attraverso i diaologhi il "presunto" colpevole prenda coscienza di sé e del reato commesso. Poi invece, grazie pure alla poetica scrittura della scrittricedrammaturga, il lavoro si connota e si colora di tanti altri significati e significanti. Il giovane [...] da vittima sacrificale diventa il consolatore, il demiurgo quasi di chi in quei claustrofobici frangenti gli sta attorno. Dall'ex‐suora che va a trovarlo [...] al vero padre che gli farà visita dopo essere andato via da casa quando suo figlio aveva solo cinque anni.

Visite scandite da sapienti bui (e qui Mazzone si rivela un vero maestro) e che danno il senso del tempo che passa [...].

Gigi Giacobbe, Centonove


TEATRO BELLI

piazza Sant'Apollonia, 11a - tel. 065894875 – info@teatrobelli.itwww.teatrobelli.it

orario spettacoli: dal martedì al sabato alle ore 21,00 – domenica ore 17,30
Prezzi: Interi € 18,00 – Ridotto € 13,00

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