TEATRO SPAZIOUNO
Vicolo dei Panieri, 3 ROMA
dal 13/03/2012 al 18/03/2012
TEATRO INSTABILE
presenta
YERMA
di
Federico Garcia Lorca
con
Valeria Pistillo, Francesco Laruffa, Beatrice Palme,
Carlotta De Palma, Carla Aversa,
Paola Barini, Giuditta Pagano, Jacopo Sacchetti, Valeria Iovino
Michela Mancini (Flamenco)
Coreografia flamenco: Francesca Stocchi
Movimenti coreografici: Ashai Lombardo Arop
Scene: Mauro Banella
Costumi: Lidia Norma
Disegno luci: Gianni Leonetti
Aiuto regia: Carla Aversa
Assistente regia: Jacopo Sacchetti
Ufficio stampa: Alessandra Carosi Martinozzi
Organizzazione: Valter Tulli
Adattamento e Regia
Gianni Leonetti
Yerma, la straordinaria protagonista di uno dei più celebrati testi di Federico Garcia Lorca, è l'espressione più intensa del desiderio di maternità.
Il suo corpo è pronto, la voce del sangue reclama un figlio ma il sogno di essere madre e di realizzare il suo destino biologico di donna si infrangerà .
Sposata ad un uomo le cui energie sono tutte spese nel lavoro dei campi, man mano che il tempo passa, Yerma vede sempre più il suo sogno svanire e gli scontri con il marito, sordo ai suoi richiami, diventano sempre più violenti fino al tragico epilogo finale.
C'è un uomo, Victor, che ha la forza di eccitare i suoi sensi, ma i rigidi codici sociali, rendono impraticabile, soprattutto per una donna, questa soluzione.
La maestosa partitura drammatica è intrisa di intensi profumi del mediterraneo, ed il suo linguaggio poetico, grondante di immagini evocative, ha la potenza per far emergere echi di un'antichissima verità di cui abbiamo perso l'essenza.
Mettere in scena Garcia Lorca, agli albori del terzo millennio dove l'uomo ha eretto la "tecnologia" come suo unico dio dispensatore di immagini virtuali, cibi congelati, precotti e di acqua imprigionata nella plastica, è come un inatteso viaggio nel tempo in grado di restituire la libertà e il piacere di correre scalzi sulla nuda terra con una limpida fame di cibi freschi, succosi da cogliere dai rami degli alberi con le mani.
Un teatro fervido di sensi, di passioni, di pulsioni intime, di cose semplici e in questo odoroso affresco che sa di terra. Federico Garcia Lorca punta il suo sguardo non sul male di vivere, ma sul male di non vivere, di non vivere per quanto grande sia la sete di vita che il miracolo sottrae attimo dopo attimo alla morte.
Gianni Leonetti
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