Cinema e Teatro
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mercoledì 7 marzo 2012
DAI PREMI UBU AL TEATRO ASTRA: PER “NIENTE STORIE” I BABILONIA TEATRI CON “THE END”
I Babilonia Teatri, tra le compagnie di punta del nuovo teatro italiano, già al Teatro Astra tre anni fa con “Underwork”, tornano a Vicenza con lo spettacolo vincitore dell’oscar del Teatro Italiano, il Premio Ubu 2011, assegnato a “THE END” come migliore novità italiana/ricerca drammaturgica. E un altro premio Ubu attende gli spettatori dell’Astra: ultimo appuntamento del cartellone NIENTE STORIE sarà infatti Mario Perrotta, Premio Speciale Ubu per la “Trilogia dell’individuo sociale”, di cui all’Astra andrà in scena il terzo capitolo “ATTO FINALE - FLAUBERT” (24 marzo).
Creatori di “un teatro pop, un teatro rock, un teatro punk”, I Babilonia Teatri definiscono i loro spettacoli come “dei blob teatrali, delle playlist cristallizzate. Uno specchio riflesso”. E lo specchio riflesso - quello della società contemporanea - viene portato sul palcoscenico anche in “THE END”. Il lavoro, infatti, mette in scena una paura “collettiva, oggettiva, sociale, diffusa, generazionale, occidentale. Un inno alla morte - scrivono gli autori, Valeria Raimondi e Enrico Castellani -. Uno spettacolo sulla fine, per emendare una considerazione falsata del finire che ci fa pensare ad esso come qualcosa che conclude, mentre è invece parte integrante della vita”. Eppure, nonostante il tema, "tutto è pervaso da una buona dose di autoironia - scrivono i Babilonia -; Non chiediamo di essere presi sul serio: noi per primi ci prendiamo in giro. Dissacriamo e non piangiamo. Preferiamo ridere: prima di tutto di noi stessi. E del teatro".
In scena, oltre agli autori, anche Ettore Castellani, Ilaria Dalle Donne e Luca Scotton, per una coproduzione che vede i Babilonia Teatri affiancati da alcune tra le più accreditate realtà del teatro contemporaneo italiano: la produzione è infatti firmata anche da CRT Centro di Ricerca per il Teatro in collaborazione con Operaestate Festival Veneto e Santarcangelo 40, con il sostegno di Viva Opera Circus.
In “THE END” Babilonia Teatri riflette su un concetto di morte come qualcosa che “viene occultato, nascosto. Consideriamo la morte come qualcosa che non fa parte della vita. La religione cattolica ha le sue responsabilità, ma il nostro modello e stile di vita sposa perfettamente la volontà di rimuovere la questione. Nel momento in cui ci troviamo a diretto contatto con la morte tornano a galla in modo dirompente le nostre paure. Il buon senso o senso comune non servono più a nulla. Non basta sapere che la vita ha un ciclo, che i propri genitori invecchiano, che ammalarsi è possibile. Non basta neanche la visione consolatoria che la religione ci offre. La morte rimane tale. Uno spettro scuro di cui abbiamo infinitamente paura. In modo estremamente tragico. In modo estremamente comico”.
Una riflessione legata al mito dell’eterna giovinezza, dilagante nella società attuale secondo la compagnia: “Oggi invecchiare, come ammalarsi, non è consentito. Ci stiamo trasformando in un mondo di Dorian Gray. Vecchi e malati vivono separati dal resto della popolazione. Le parti deboli, d’intralcio o pericolose, hanno un luogo a loro deputato in cui stare. Anche i morti per definizione vivono separati dai vivi. Siamo consapevoli che non sempre è stato così, ma per noi oggi è un dato di fatto. Ci guardiamo e proviamo a fotografarci. A interrogarci sulle ragioni che ci portano a vivere la morte come un corpo estraneo. Violento. Traumatico. Un evento con cui non convivere e non riconciliarci. Di sicuro vedere un corpo morto per la prima volta a vent’anni è diverso da averlo sempre visto. Vedere un animale morire. Ucciderlo. È diverso da trovarlo sezionato e confezionato. Incontrare la morte quotidianamente oggi è un’eccezione”.
L’approccio alla parola drammaturgica, che è valso il prestigioso Ubu ai Babilonia Teatri, anche in “THE END” mette in atto una "rappresentazione della realtà che passa attraverso una rielaborazione del parlato, attraverso un lavoro sulla lingua che ci permette di costruire dei testi che possono essere assimilati a dei rap, delle filastrocche, degli elenchi e dei tormentoni. Cerchiamo una forma di scrittura intimamente connessa alla recitazione adottata sulla scena: recitazione atonale che prende forza grazie alla scrittura ritmica e sincopata”.
Babilonia Teatri
La compagnia, fondata da Valeria Raimondi e Enrico Castellani, ai quali si è unita in seguito Ilaria Dalle Donne, prende il nome da un progetto del 2005 sulla guerra in Iraq intitolato Cabaret Babilonia, a lungo sviluppato ma mai realizzato. Il primo spettacolo, Panopticon Frankenstein, è invece il risultato del lavoro svolto all’interno del carcere di Montorio. Nel 2007 la compagnia debutta con Underwork. Spettacolo precario per tre attori tre vasche da bagno tre galline e vince l’undicesima edizione del Premio Scenario con lo spettacolo Made in Italy, vincitore anche del Premio Speciale Ubu 2009 e della prima edizione del Premio Vertigine 2010. Con La Piccionaia - I Carrara, Babilonia Teatri ha collaborato in occasione di Napoli Teatro Festival Italia con il progetto Special Prize.
I biglietti (13 euro intero, 11 ridotto, 1.50 euro di diritti di prevendita) possono essere acquistati in prevendita presso l’ufficio del Teatro Astra nella nuova sede di Stradella Barche 5 a Vicenza dal martedì al venerdì, in orario 9.30-13 e 15-18 oppure sul sito www.teatroastra.it (circuito Greenticket) con carta di credito. La sera di spettacolo la biglietteria del Teatro Astra apre alle ore 20.
La stagione NIENTE STORIE 2011-2012 è curata da La Piccionaia-I Carrara Teatro Stabile di Innovazione per l’Assessorato alla cultura del Comune di Vicenza anche con il sostegno di Ministero dei Beni Culturali, Regione del Veneto, Provincia di Vicenza, Fondazione Antonveneta e Askoll.
Informazioni per il pubblico www.teatroastra.it
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