TEATRO FRANCO PARENTI, DAL 6 AL 17 MARZO
(mart – giov – ven – sab - h 20.45 / merc h 18.30 / dom h 15.00)
Lia Careddu affronta "Il cappotto" di Gogol'
sola in scena dÀ voce al mondo dell'immortale scrivano di pietroburgo.
Il cappotto di Gogol'
traduzione di Tommaso Landolfi
con Lia Careddu
musiche di Alfred Schnittke
da Gogol' suite
regia Guido De Monticelli
Il cappotto di Gogol interpretato da Lia Careddu per la regia di Guido De Monticelli, dopo il debutto cagliaritano, approderà al Teatro Franco Parenti di Milano dal 6 al 17 Marzo.
Lia Careddu, attrice del Teatro Stabile della Sardegna fin dalle origini, affronta un grande classico dell'umorismo e dà vita a una narrazione fantastica, giocosa e a tratti grottesca, entrando con tenerezza e crudeltà fra le pieghe del racconto e estraendone uno a uno i suoi piccoli e ridicoli personaggi, ognuno con una sua mania, una sua lingua, una sua idea del mondo.
Avvolta dalle note della scatenata e teatralissima Gogol' suite del compositore russo Alfred Schnittke, Lia Careddu sarà quindi lo "spirito del racconto"- ma sarà anche lo scrivano Akakij Akakievič, sarà il sarto, la moglie del sarto, il sottocapufficio, il "personaggio considerevole", in un gioco fatto di distanza e personificazione, d'ironia e adesione, amplificato dal suo essere portatrice di uno sguardo (e di una voce) femminile.
Dalle note di regia:
Uno sgomento coglie Akakij Akakievič, il piccolo copista gogoliano, allorché, recatosi dal sarto per far riparare il suo vecchio cappotto - talmente liso da non esser più in grado di difenderlo dai terribili rigori dell'inverno di Pietroburgo - si sente dire che nessun rattoppo è ormai possibile sul panno ormai ridotto una tela di ragno, che bisogna pensare a un cappotto nuovo. Quello sgomento è sì legato alla considerevole cifra che l'impiegatuccio dovrà racimolare riducendo il già parco
consumo di minestra serale e il suo modestissimo regime di vita, ma ancor più indica il profondo smarrimento capace di insinuarsi nell'animo di un uomo quando un evento fatale e inaspettato arrivi a cambiare bruscamente il corso della sua vita. Proprio questo è, per Akakij Akakievič, il cappotto nuovo. Sì perché l'"omino senza importanza" non aveva vissuto fino a quel momento che con un unico pensiero, potremmo dire, un'unica, esclusivissima, mansione. Tanto esclusiva da apparire più simile a una missione. «Dire che prestava servizio con zelo, sarebbe dire poco; no, egli prestava servizio con amore. Là in quella copiature, era per lui racchiuso tutto il mondo, col suo incanto e la sua diversità». È questo consistere tutto in una punta di pennino, in un filo di inchiostro sulla carta, ciò che permette ad Akakij Akakievič di sopportare, o di non accorgersi neanche degli sbeffeggiamenti e dei tiri mancini dei più giovani colleghi, o delle angherie dei superiori.
Ed ecco lo sconvolgimento. Il vento gelido di Pietroburgo è penetrato nelle ossa del piccolo impiegato, scompigliando ogni cosa. L'idea del cappotto nuovo deve farsi strada forzatamente nella sua testa arruffata. È in fondo di una passione che viviamo. E ciò che è piombato tra capo e collo come un terremoto diventa piano piano pensiero dominante, aspirazione, forse ossessione, uno scopo nella vita. «Egli si nutriva spiritualmente, portando nei suoi pensieri, di continuo, l'idea del futuro cappotto».
È di povertà o di ricchezza che ci parla il capolavoro di Gogol'? Di aridità o d'amore?
Certo, il miserabile, infimo scrivano, tutto attorcigliato sulla musica gracchiante del suo pennino, scoprirà le delizie dell'attesa, tanto simili a quelle dell'amore, ma anche – una volta che il nuovo indumento sarà finalmente pronto e consegnato dalle mani amorevoli del sarto – la fugacità del possesso. Per una giornata potrà sfoggiare il cappotto nuovo, prima che gli sia crudelmente trafugato. E Akakij Akakievič non potrà che ammalarsene e rapidamente rendere l'anima sua.
Ma la storia di Akakij Akakievič non finisce qui, ché egli è destinato per qualche giorno a una vita clamorosa dopo la morte, quasi in compenso di un'esistenza oscura. Infatti, presso il ponte Kalinkin di Pietroburgo, uno spettro in veste di impiegato si aggira, e strappa dalle spalle di chiunque, «senza distinzione di grado o di titolo» ogni genere di cappotto.
(Guido De Monticelli)
Il 6 Marzo alle ore 18.30- SALA TRE- Teatro Franco Parenti- INCONTRO Il Paese dell'anima con Guido De Monticelli, Lia Careddu e Roberta De Monticelli.
PREZZI:
Intero: 20 euro
Università e Scuole: 10 euro
Circoli Sardi: 10 euro
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