Bianco e senza tempo, l’insostenibile leggerezza dell’amore di Apollo e Giacinto
Apollo et Hyacinthus, la
prima opera di Mozart, debutta in Italia in forma integrale e scenica
grazie all’allestimento firmato Coin du Roi. La regia è affidata ad
Alessio Pizzech che sceglie il “total white” per il suo allestimento
metatemporale, basato sul gioco di luci ed ombre, ambiguità e seduzione.
Sul podio il Maestro Christian Frattima che, come per il Serse dello
scorso maggio, garantirà un’esecuzione filologica
MILANO 15/10/2015 – Dopo il debutto con la storica rappresentazione milanese del Serse di Händel, il Teatro Litta riapre il sipario per la nuova produzione di Coin du Roi,
la prima compagnia italiana interamente dedicata al repertorio
operistico del Settecento. Sul palco dello storico teatro di corso
Magenta prende vita per la prima volta in Italia in forma integrale e
scenica la prima opera mai scritta dal genio musicale di W. A. Mozart: Apollo et Hyacinthus.
Sul palco, diretti dal Maestro Christian Frattima per la regia di
Alessio Pizzech, un cast di giovani talenti italiani e stranieri:
Graziano Schiavone, Elina Shimkus, Alessandro Giangrande, Valeria
Girardello e Vilija Mikstaite. Scene e costumi sono a firma di Davide
Amadei, mentre le luci sono curate da Nevio Cavina. In buca l’orchestra
Coin du Roi e in scena il Coro Ars Cantica. Per l’occasione, Classica HD
produrrà un documentario e una ripresa integrale che andrà in onda sul
canale 138 di Sky.
A
realizzare la regia di questo piccolo scrigno musicale ci ha pensato il
talentuoso Alessio Pizzech, regista livornese classe 1972 ma già
“navigato” nella produzione di allestimenti di opere barocche. Per
questa première nazionale, Pizzech è partito dall’intreccio semplice e
talora ironicamente paradossale del libretto, per immergere i personaggi
in un’aurea ginnica e sportiva, con un segno fortemente fashion, quasi
come se fossero usciti da un museo canoviano le cui statue prendono vita
per andare incontro alla passione. Le creature di Apollo e Giacinto
sono scomposte in un gioco di ombre e luci e trasportate in un luogo
narrativo, simbolico, metatemporale in cui è il bianco a dominare la
scena. Il colore della purezza, della freschezza e della gioventù, ma
anche dell’amore assoluto, che supera ogni distinzione di genere e
forma.
L’esegesi delle fonti alla base della visione artistica di Coin du Roi,
garantirà un’esecuzione filologica a 430 Hz che non solo consentirà di
rispettare al massimo la filologia ma anche di ricercare sonorità
“iperarmoniche” basate sulla cosiddetta “scala aurea”. Gli strumenti
inoltre, nel rispetto della filologia settecentesca, saranno montati
all’antica, con corde di budello ed archi di fattura classica. Apollo et Hyacinthus
è un lavoro giovanile, che seppur a volte acerbo ed assimilabile al
filone galante di J. C. Bach, presenta già spunti di grande interesse,
tra i quali il gusto tutto apollineo per la sintesi strumentale, la
ricerca contrappuntistica e l’acceso simbolismo musicale (che Mozart
utilizzerà abbondantemente in seguito, ad esempio nella produzione
massonica). L’interpretazione dell’opera sarà fedele in tutto e per
tutto al gusto dell’epoca, senza nessuna concessione a visioni
mozartiane ottocentesche.
Come nel caso dell'acclamato Serse del maggio scorso, a far da cornice all'opera sarà il Teatro Litta,
il più antico di Milano. Nel foyer, l'intervallo sarà coronato da un
copioso rinfresco tematico, basato su ricette storiche estrapolate da
quadri e ricettari dell'epoca, il tutto allietato da un accompagnamento
tematico dal vivo, per un’esperienza culturale totalizzante.
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