Dal progetto laboratoriale SCH.LAB
Con il sostegno di Teatroavista - Centro di formazione e
produzione teatrale
Con il patrocinio di Forum Austriaco di Cultura Roma
FÄK FEK
FIK
LE TRE GIOVANI
WERNER
SCHWAB
regia. Dante Antonelli
con Martina Badiluzzi, Giovanna Cammisa, Arianna Pozzoli
drammaturgia.
Dante Antonelli, Martina Badiluzzi, Giovanna
Cammisa, Arianna Pozzoli
ambiente scenico. Francesco
Tasselli
ambiente sonoro. Samovar
costumi. Nina Ferrarese
gestione progetto. Annamaria
Pompili
organizzazione. Giorgia
Buttarazzi
ufficio stampa. Marta
Scandorza
foto. Silvia Garzia, Gabriele Savanelli
video. Francesco Tasselli
progetto grafico. Serena
Schinaia
FRINGE FESTIVAL ROMA – PARCO
ADRIANO, GIARDINI DI CASTEL SANT’ANGELO
Domenica 14 giugno ore 22:00
Lunedì 15 giugno ore 23:30
Mercoledì 17 giugno ore 20:30
Tre giovani attrici
affrontano il paesaggio dei riferimenti della produzione del drammaturgo
austriaco Werner Schwab con
l'obiettivo di realizzare una scrittura originale, che inizia dove lo
spettacolo Le Presidentesse finisce,
portando sulla scena quello che Schwab stesso non ha mai scritto. Lo ha
consegnato come una visione ai posteri, alle future generazioni di giovani
dissidenti: una cucina vuota, uno schermo che diventa sempre più grande,
desideri d'amore sempre più contorti e incerti, emarginazioni sempre più
silenziose, periferie di un mondo globalizzato al centro di un’indagine acuta e
ironica, appassionata ma spietata.
Sul palcoscenico, tre donne giovani e belle interpretano Le
Presidentesse con esasperata, cinica e urlata cattiveria. Così Werner Schwab chiude il suo testo: le tre pensionate, intrappolate
in una cucina, sono ora libere di accomodarsi, come anonime spettatrici, in una
fila di platea. Le tre giovani le hanno sostituite e ricominciano il lavoro da
capo ma con lo spirito della loro età, con la follia urlata della loro
giovinezza emarginata, arrabbiata. Impossibile per Erna, Grete e Maria
sostenere un simile affronto, si alzano e cercano in ogni modo di abbandonare
la sala. Escono tutte e tre. Sul
palcoscenico la rappresentazione prosegue ancora per un certo tempo.
L’Europa è un deserto senza
scena, la parola è quella di una lingua ufficiale che non parla nessuno.
Rimangono le minoranze, le sottoculture, le comunità con i loro messaggi
interrotti dai rumori gracchianti e assordanti dei televisori, dalle immagini
di un mondo che non concede ascolto, nemmeno alle voci che gridano più forte.
Bandiere bruciate, bestemmie urlate, una fatica che trova sfogo solo nel non
essere più niente. La tana è il mondo, il mondo una tana, per una generazione
povera e avara, di denari e di passioni, costretta distesa sui materassi ad
aspettare che il tempo scorra. L’unica alternativa è l’esposizione, correre il
rischio di impegnarsi, raccontare se stessi.
Lo SCH.lab è un progetto pedagogico e di ricerca realizzato con il
sostegno di Duncan 3.0 da Dante
Antonelli e Daniele Sterpetti
sui Drammi Fecali di Werner Schwab. Il processo creativo,
messo in moto durante le fasi del laboratorio e la residenza alla Festa di Teatro Eco Logico di Stromboli,
attraverso un percorso di realizzazione di diverse performance individuali e
collettive in forma di materiali per la scena, ha portato il gruppo di lavoro a
individuare nel finale de Le
Presidentesse lo spiraglio per la creazione di un lavoro originale.
FÄK FEK FIK - le tre giovani - è un lavoro autorale e
interpretativo che nasce dalla
drammaturgia di Werner Schwab, così
necessaria per i nostri tempi e nei nostri luoghi pubblici, e che vuole essere
anche un omaggio a questo autore così radicale, alle sue riflessioni, al suo
immaginario, alle sue provocatorie posizioni.
Siamo già andati in scena al Salauno Teatro dal 9 all’11 gennaio
2015.
Ecco cosa la stampa dice di noi:
Le tre interpreti, che sono Marta Badiluzzi, Giovanna Cammisa e
Arianna Pozzoli, anche artefici di una drammaturgia collettiva mediata e curata
da Dante Antonelli, ricominciano da capo, reinventando un rapporto col dramma
di Schwab Le presidentesse, dramma che era consono a tre donne anziane e
progressivamente blasfeme, e adesso incarnano tre furie, tre prototipi di
ragazze folli e urlanti. – Rodolfo Di Giammarco,
la Repubblica
Il lavoro di oggi mette in gioco, al posto della terna di
vecchie, tre giovani con la follia generazionale urlata, emarginata e
arrabbiata. E la sottocultura di creature femminili giunte al capolinea riparte
in maniera bruciante, irrefrenabile – Rodolfo Di Giammarco,
Trovaroma di Repubblica
E allora l'Europa raccontata dalle tre giovani è un deserto
senza scena, dove restano le minoranze, le sottoculture, le comunità con i loro
messaggi interrotti dai rumori gracchianti e assordanti dei televisori, dalle
immagini di un mondo che non concede ascolto, nemmeno alle voci che gridano più
forte. – Stefano Petrella, la
Repubblica.it
Un ordigno che deflagra come fa la primavera, queste tre giovani
donne: Marta Badiluzzi, una Maria che infila le braccia nei bagni intasati, una
voce che non presenta stonature nemmeno tra la rabbia e l’affanno. Arianna
Pozzoli esile e ossuta, balla e affascina grazie ad una sensualità nascosta,
s’innamora perdutamente di Bergoglio, Wojtyla, uomini con i cognomi strani.
Giovanna Cammisa dog sitter conturbante e dagli occhi grandi, a completa
disposizione delle diverse personalità che incarna. Sono arrabbiate e testarde,
pop star in rapido declino che ci lasciano sulle note di una preghiera
remixata. – Erika Favaro, la
Repubblica.it
Come tre lame uscite in un suono, le tre giovani, rivivono la
flessione esistenziale dell’autore. In loro prende vita ciò che la sta
perdendo, la gravidanza è in assonanza con la grave-danza del loro movimento
intrecciato in quel contesto sintetico: quante cose si possono nascondere nel
corpo? Di quante ci si può disfare?... Dante Antonelli, grazie anche all’ottimo
rimando delle tre energiche attrici Marta Badiluzzi, Giovanna
Cammisa e la disinvolta Arianna Pozzoli, già segnalatosi con la sua
visione de La cocciutaggine di
Rafael Spregelburd, compone uno spettacolo
spoglio di scenografia ma carico di intensità, vocato all’interpretazione e
rispettoso di ogni lascito dell’opera, fin quasi a esagerare nella “fedeltà del
tradimento” compiuto incastonando le due volontà, dell’autore e del regista.
Egli compie così un’operazione di misura contemporanea, usa la visione di un
testo per tracciare le linee del proprio mondo, distende nel suono prodotto
dalle parole di Schwab le proprie, non meno violente, verso il tempo presente.
– Simone Nebbia, Teatro e Critica
Uno spettacolo che celebra in maniera energica e mai banale, la
frenesia intellettuale di Werner Schwab,
autore, compositore e vittima della sua arte. In FAK FEK FIK il ruolo dell’attore, come
semplice contenitore di messaggi, è svuotato in favore di una assoluta
dedizione al pensiero che anima questo lavoro. Non una semplice
interpretazione, ma piuttosto un intimo collegamento con il lucido, violento,
necessario messaggio. – Andrea Gimbo, LSD Magazine
Tre giovani interpreti di grande valore che ci auguriamo di
poter presto rivedere sulla scena. Ma grande merito va anche e soprattutto
all'ideatore di questo ingegnoso spettacolo, Dante Antonelli, che ne ha curato
la messa in scena e la drammaturgia con le attrici stesse, dando ad
esso una configurazione espressiva nuova ma comprensibile,
"affratellandosi" nel vero senso della parola con Werner Schwab in
questa sofferta protesta verso i tempi attuali. – Giuseppina Pincardini, Teatrocult
Il mondo diviene trappola di una generazione esanime – priva di
denari e passioni – spettatrice inconsapevole del “tempo” (sempre uguale e se
stesso) che scorre implacabilmente. Marta Badiluzzi, Arianna Pozzoli e Giovanna
Cammisa ne interpretano la vacuità con una prova espressionista evocatrice del
sogno, “illusione” sempiterna cui consegnamo le nostre aspirazioni
esistenziali. – Gianfranco Quadrini, Scena
Critica
Nella totale assenza di elementi scenografici – all’infuori di
tre sedie- vi è solo l’attore. Il suo personaggio è messo a nudo in una
realtà fuori dallo spazio, quella della mente; si costruisce pian piano
nell’oralità pura del parlato, dalla quale lo spettatore non può
fuggire, fino a ritrovarsi avvolto. La parola cattura e tramuta la nostra
interiorità nello scenario delle vicende, costringendo i nostri pensieri a
scontrarsi dolorosamente con una realtà cruda e violenta. Siamo
inermi di fronte ai corpi nudi, psicologicamente permeati da un universo
sotterraneo, perturbante. Si è persi nel seguire gli ipnotici movimenti
delle attrici, personalità eteree della memoria, la cui presenza scenica
si rivela perfetta e di grande abilità: alienante, coordinata, precisa.- Gabriele Di Donafrancesco, Tribuna Italia
L’omaggio all’autore austriaco è reso con forza espressiva e
coraggio dalle tre attrici (Marta Badiluzzi, Giovanna Cammisa, Arianna Pozzoli)
che nel loro dissacrante mettere in ridicolo qualunque spinta a reagire,
interpretano il crudo immaginario di Schwab e “le sue provocatorie posizioni”, “portando
sulla scena quello che Schwab stesso non ha mai scritto”. Di grande effetto
anche il contemporaneo ambiente sonoro firmato Samovar, che avvolge e trascina
il racconto frammentato, scalfito di rabbia e di ridicolo, di questi tre corpi
in perenne disequilibrio sulla scena e nella vita. – Michele Galasso, Voce d’Italia
Commovente grazie all’intensità della recitazione, lo spettacolo
si muove come critica non solo alla società attuale ma anche a quella che verrà
creata con queste basi. Rappresentazione indimenticabile grazie alla
performance delle tre attrici protagoniste che, con i loro volti e le loro
splendide voci, danno vita alla rabbia e alla sofferenza di chi, come loro,
dovrà prendersi la responsabilità di guidare questo mondo. – Matteo Lucchi, Nouvelle Vague Magazine
Per maggiori informazioni
www.fakfekfik.wordpress.com
Nessun commento:
Posta un commento