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domenica 31 gennaio 2010

teatro libero Palermo: HILDA di Marie NDiaye

Dal 2 al 6 febbraio ore 21,00

7 febbraio, ore 17.30

    HILDA

di Marie NDiaye

trad. Giulia Serafini

regia e scena Beno Mazzone

con Rosamaria Spena, Francesco Gulizzi e Marcella Colaianni

luci Gianfranco Mancuso

costumi Lia Chiappara realizzati da Jole Rizzo

musiche Antonio Guida

TEATRO LIBERO - PALERMO

stabile d'innovazione

Debutta al Teatro Belli di Roma martedì 2 febbraio alle ore 21, con repliche sino al 6, e domenica 7 febbraio alle ore 17.30, Hilda di Marie NDiaye, traduzione di Giulia Serafini, con Rosamaria Spena, Francesco Gulizzi e Marcella Colaianni, progetto e regia di Beno Mazzone, direttore artistico del Teatro Libero di Palermo, stabile d'Innovazione della Sicilia.

La signora Lemarchand, protagonista della pièce, ha bisogno di una donna di servizio. Sarà Hilda. Concorda con Franck,il marito di Hilda, le condizioni di lavoro perché possa prendere servizio a casa sua. Hilda è una cameriera irreprensibile, ma che rifiuta,tuttavia, in silenzio totale, di concedere alla Signora più di quello per cui è pagata. Ma la Signora ha anche bisogno dell'amicizia di Hilda, dell'anima e del corpo di Hilda, di tutta la sua vita e dell'illusione di una possibile uguaglianza. Come sopportare, altrimenti, di essere servita?

Inizia quindi a divorarla, vuole farla sua, fino a diventare – forse - Hilda stessa.

Nel monopolio della parola della Signora e nell'invisibilità totale di Hilda, l'autrice pone l'accento su un inquietante gioco di potere. La donna di servizio è condannata a non essere né vista né udita. Esiste in qualche modo o in qualche luogo? Il destino di Hilda è quello di esistere nei progetti degli altri, padrona, marito o sorella che sia.

«Incontro la scrittrice Marie Ndiaye per la prima volta – afferma Beno Mazzone – e ne sono entusiasta per l'invenzione delle sue storie e la musicalità della lingua che mi piace acquisire, anche se la necessaria traduzione in italiano mi impone di reinventarla, quindi di tradire il testo originale, pur rispettandolo.

Il titolo stesso della pièce "Hilda", scritta nel 1999, che ho presentato al Teatro Libero per la terza edizione del progetto Face à Face, è una parola che l'autrice si diverte a far ripetere centinaia di volte; Hilda è il nome che certamente l'ha sedotta, ma è anche una nota musicale che si ripete e che scandisce tutta la scrittura.

  • Hilda è la protagonista della storia ma non compare mai sulla scena. Non è una divinità, né una eroina. Si tratta soltanto di una donna di servizio scelta da una "signora" ben istruita, benestante, progressista come ama definirsi. L'autrice disegna un ritratto impietoso di questa "signora", che, affascinata dalla sua domestica, la vuole solo per sé, al punto da farle perdere l'identità, la famiglia, fino all'annientamento. Storia di una adorazione divorante, nel corso della quale nessuno potrà vantarsi di essere padrone o schiavo, che evoca, con una violenza incredibile, le relazioni di sudditanza sociale ed affettiva fra la signora e la sua cameriera. C'è un riferimento al mito del pigmalione, ma ribaltato. Nel testo di Shaw un aristocratico trasforma una fioraia in una donna della buona società, nel testo della Ndiaye la "signora" vuole trasformarsi nella sua cameriera. Al di là dell'intento politico, in sei scene si delinea un personaggio enigmatico, Hilda, al quale la signora finisce per assomigliare, con un approfondimento psicologico che sottolinea diverse problematiche individuali, fra le quali, la più importante, la solitudine, ma anche l'insoddisfazione per una vita piena di rituali formali, senza amore, dominata dal solo valore che conta, il denaro. Non solo la "signora", ma anche gli altri due personaggi della storia, il marito e la sorella della domestica, vivono secondo logiche di denaro e di interessi opportunistici.
  • Si può affermare che questa pièce sia stata costruita come una antichissima fiaba, di quelle in cui si dice in profondità qualcosa di essenziale che emerge con una evidenza impressionante fino all'ultima parola.»


L'autrice

Nata nel 1967 da madre francese e padre senegalese, Marie NDiaye ha studiato Lingue alla Sorbona e ha vinto una borsa di studio per l'Accademia di Francia Villa Medici di Roma. Ha pubblicato il primo romanzo a 18 anni, e ha vinto il Premio Fémina nel 2001 con Rosie Carpe. In italiano sono pubblicati: Fuori Stagione, 2006; Tutti i miei amici, 2005; Rosie Carpe, 2005; La diavolessa, Mondadori 2002; In famiglia, Anabasi 1993; Il pensiero dei sensi, Marsilio 1993. Per il teatro ha scritto Hilda messo in scena a Parigi nel 2002; Providence e Papà deve mangiare, ed è entrata a far parte del repertorio della Comédie-Française nel 2003. Le sue opere di teatro sono pubblicate dalle Editions de Minuit.




                  ufficio comunicazione

                  teatro libero incontroazione

                  Stabile d'Innovazione della Sicilia

                  Tel 091 6174040 – fax 091 6173712

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