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venerdì 22 gennaio 2010

Il soul funk di Emiliano Pari in scena al Lian

Emiliano Pari è uno dei pochi musicisti soul funk italiani, ho avuto la possibilità di incontrarlo e fargli qualche domanda.
Emiliano ci parli del tuo percorso musicale?
Io penso è che ci sia, appunto, una sorta di percorso per chi inizia a intraprende re un certo tipo di musica, che poi è anche un percorso storico, se si va a ripercorrere la strada del Blues, ti rendi conto che ad un certo punto si va a intersecare con quella del Jazz, prima e del Soul poi, che poi diventa Funk. sostanzialmente, negli anni 70'. Io già da bambino avevo in testa le metriche dei vecchi blues. All'Università della musica ho studiato Jazz e si dice sempre "Jazz is the teacher, Funk is the preacher". Il jazz è lo studio e poi attraverso il funk si predica per arrivare al cuore delle persone.
Hai lavorato nel musical "Il pianeta proibito" in che ruolo?
Suonavo, prevalentemente, ed ero anche il co direttore musicale. Tra le persone più note che ci hanno lavorato ci sono Giampiero Ingrassia, Chiara Noschese, Scialpi. Io suonavo il piano, le tastiere e co-arrangiavo insieme al direttore.
Parliamo di"A new morning" è il tuo primo album, sia dal punto di vista musicale che di testi.
I testi li ho scritto solamente in parte io, perché non nasco come paroliere, ma come compositore. Questo disco è il punto di arrivo del mio percorso di esperienza, c'è un po' di jazz, c'è parecchio soul, c'è funk al livello di melodia, quindi groove ipnotici che si ripetono, e c'è anche la mia esperienza di song -writer. Il disco sostanzialmente parlano di storie di vita, alcune parlano di amore ma non nel senso più classico, ci sono due o tre brani, invece, più di "strada", o riflessione introspettiva, ad esempio in "Someone else" c'è un quarantenne che si risveglia dalla sua vita di manager e dice io sono realmente questa cosa qui ho potrei essere altro? "Tell me mama" parla di un orfano di madre e ha una poetica più tipicamente blues, perché nel blues si usava scrivere storie di orfani. Ci sono anche tre cover "Inner city blues" che è un manifesto della soul music del grande Marvin Gaye "Vision" che è di Stevie Wonder e "High and dry" dai Radiohead, che ho completamente rivisitato, anche qui c'è un testo di amore introspettivo, e il testo più enigmatico dei Radiohead.
Il 22 gennaio ti esibirai al Lian.
Si sarò con una formazione di 6 elementi, io suonerò il piano elettrico, poi ci saranno Fabrizio sacco al Basso, Marco Monaco alla batteria, Mario Monterosso chitarra, Davide Marinacci al sax e Massimo Guerra alla tromba. Sarà una sorta di organico classico funk, perchè il quartetto più due fiati è il tipico della soul music.
Emiliano perchè hai scelto di fare Soul music?
Molti me lo chiedono. Noi viviamo in un paese che in parte è globalizzato,e in parte no, per molti c'è ancora questo pregiudizio che chi è italiano e sta in Italia non può fare un genere musicale che in questo caso proviene dall'America. Io sin da piccolo avevo questa predisposizione, e come l'ho sentito io lo potrebbe sentire un cinese, un giapponese, e questo è il bello della globalizzazione. Siamo in pochi musicisti soul qui nel nostro paese, ci dovremmo unire per uscire da questa ghettizzazione all'inverso, nel senso che se non fai pop classico, non canti in italiani e non ti occupi di determinati temi sei fuori dai grandi giri. Può capitare come è successo a Mario Biondi con tanti anni di fatica arrivi il successo, ma secondo me è un caso. Biondi ha una voce bellissima, e in Italia si guarda ancora solamente alla voce e non al progetto.
Miriam Comito

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