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Cinema e Teatro

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venerdì 29 ottobre 2010

Teatro di Documenti: Roberto D' Alessandro Mostra personale di teatro

IL TEATRO DI DOCUMENTI – CTM - IL CAPOMASTRO –

KOSTANT LEE STUDIO - OPITHEATRON 

PRESENTANO 

MOSTRA PERSONALE DI TEATRO

di ROBERTO D'ALESSANDRO 

IL TEATRO DELLA STORIA 

DAL 5  NOVEMBRE AL 5 DICEMBRE 2010 

TEATRO DE DOCUMENTI

www.teatrodedocumenti.it 

Via Nicola Zabaglia, 42 ("Testaccio") Roma.

Info e prenotazioni: tel. 06.5744034 

www.robertodalessandro.it

http://www.robertodalessandro.it/drammastorico/mattiapreti.htm 
 
 

Una Mostra personale di teatro di Roberto D'Alessandro, drammaturgo che propone quattro drammi storici che mettono al centro grandi personaggi, da Federico II a Mattia Preti, da Maria Callas ai maggiori esponenti del romanticismo inglese. Tra le particolarità di questa mostra vi è la concentrazione di quattro spettacoli nella stessa serata, alle ore 20.45 e poi alle 22.00 
 
 
 
 
 

Ufficio stampa Maria Fabbricatore

mariafabbricatore@yahoo.it

cell. 333.2182055 
 

IL CAVALIER CALABRESE, la vita di Mattia Preti raccontata da lui medesimo,

testo e regia di Roberto D'Alessandro 

Con Roberto D'Alessandro e Alida Pantone 

DAL 5 NOV AL 5 DICEMBRE 2010 ORE 22.00 

Un custode di un museo durante la visita di una turista crede di essere il pittore di cui sta custodendo il quadro e così come per miracolo, diventa Mattia Preti

Solo un miracolo poteva permettere ad un artista vissuto più di trecento anni fa, di gridare le proprie ragioni – le ragioni dell'arte – di fronte a un pubblico di oggi. Nello spettacolo "Il Cavaliere Calabrese", questo miracolo si avvera ("spettacolo" e "miracolo", a ben guardare, hanno la stessa radice etimologica) e Mattia Preti, maestro della pittura seicentesca, si materializza in teatro. Benché la sua opera fosse tutta dedicata alla divinità, l'artista è pervaso di umane passioni e si infiamma nel raccontare, come nessun critico saprebbe fare, la sua vita e i suoi capolavori. Lo spettacolo non pretende di fare dottrina, ma di raccontare in prima persona la storia di un uomo che sulla tela spese fino al suo ultimo respiro.

Uno spettacolo di grande suggestione per raccontare un secolo (il '600) in un grande artista che lo racchiude i n 70 anni di attività. 

BREVI SUL PITTORE

Mattia Preti nasce a Taverna il 14 febbraio 1613. All'inizio degli anni '30 migra a Roma, presso il fratello maggiore Gregorio già avviato alla pittura.  
Nel 1642 l'investitura che gli valse il titolo di Cavaliere di Malta permette all'ormai apprezzato artista di avere frequentazioni di rango nel proprio campo oltre che nell'àmbito sociale.  
Dal 1653 il pittore soggiorna a Napoli ove esegue cospicue serie di affreschi e numerose pale d'altare, divenendo personalità di spicco nella città.  
Nel 1661 è richiamato dal Gran Maestro dell'Ordine, il Cottoner, a Malta, dove si stabilisce e si impegna come pittore ufficiale dei Cavalieri dell'Ordine nella decorazione della cattedrale di San Giovanni a La Valletta e in numerose tele per le chiese dell'isola. Fino al 1699, anno della sua morte, produce a Malta una mole di opere di oltre 400 tra tele ed affreschi. Dal 1672 realizza numerose tele nelle chiese della natia Taverna, molte delle quali sono esposte nella chiesa di
San Domenico e nel Museo Civico. La pittura è stata per Mattia Preti l'essenza della sua vita ed il tramite per avvicinarsi a Dio, tanto che amava dire ai poveri che considerava tanto: "per voi dipingo, non avendo per me bisogno di nulla". Numerosi gli studi condotti sulla sua produzione pittorica.  
 
 

DARKNESS take 2,

La notte in cui nacque Frankestein,

testo e regia di Roberto D'alessandro.

Con Diletta Acquaviva, Andrea Carpiceci, Marco Ciaccia, Sara Cioffi, Marco Palvetti, Sara Putignano, Josef Quinci, Giorgia Visani.

DAL 7 NOV AL 5 DICEMBRE 2010 ORE 20.45 

Una compagnia di giovani attori decide di provare a rappresentare, in una chiesa sconsacrata, il loro spettacolo Darkness, lo  fanno per cercare delle suggestioni che poi potranno essere utili in teatro, per cercare meglio i personaggi, lo fanno per assecondare la loro determinata regista. 

E' la notte del 21 giugno 1816, ci troviamo a villa Diodati, sul lago di Ginevra dove due secoli prima aveva soggiornato il grande Milton. La villa è affittata da un altro nobile Inglese, Lord Byron, con lui ospiti e prigionieri della pioggia sono il suo medico personale William Polidori il poeta Shelley e la sua compagna Mary, la sorellastra di lei Claire e completa il quadro la domestica Justine,da sempre a servizio nella villa. L'allegra e trasgressiva combriccola passa la serata a consumare laudano e giocare a raccontarsi storie di paura quando all'improvviso accade qualcosa…. 

Finita la prova,  i ragazzi lasciano la chiesa e se ne vanno, ma nulla sarà mai più  come prima, perché quella  notte è successo qualcosa che li ha cambiati per sempre. 

Questa è la trama, il tema dello spettacolo è invece l'inquietudine come tratto emergente dell'età giovanile, quella dei romantici Inglesi come dei ragazzi d'oggi,

L'estate del 1816 quegli spiriti crearono immortali capolavori letterari, Mary Shelley scrisse il Frankenstein, Polidori scrisse il Vampiro, Byron scrisse Il Prigioniero di Chillon e Darkness, una delle sue più belle poesie, Percy Bysshe Shelley scrisse Il Prometeo Incatenato. Erano ragazzi, tutti fra i 20 e i 30 anni, come i nostri giovani attori della compagnia che sulle tracce dei grandi poeti Inglesi imparano forse a volare, ma imparano anche che il prezzo per farlo è molto alto. 
 
 
 

STUPOR MUNDI

Vita e leggenda di Federico II di Svevia

Di Roberto D'Alessandro.

Regia di Vittorio Chia.

Aiuto regia di, scene e costumi di di Donatella Giovannangeli.

Con Alessandra Fortuna Zimbellini, Leonardo Zambardella, Barbara Giordano, Antonio Pisu e Ferdiman

DAL 10 NOV AL 5 DICEMBRE 2010 ORE 22.00

Federico II è uno dei più controversi personaggi della storia, un Cristo redivivo per alcuni, un anticristo per altri. Una figura gigantesca del medioevo, avvolta per molti versi dal mistero: mago, scienziato, filosofo, poliglotta, naturalista, stratega, grande politico ed ultimo grande imperatore del Sacro Romano Impero. Avvicinandoci alla figura di Federico ne siamo rimasti affascinati, un uomo nuovo per il medioevo, aperto alla conoscenza e alla scienza, che anticipa quasi l'umanesimo, per altri versi un uomo del suo tempo legato ai riti ed alle tradizioni medievali. Il Sud del Regno italico conobbe sotto Federico II un'era di grande risveglio artistico e politico. In questo spettacolo desideriamo affrontare alcuni importanti momenti della vita e delle opere del personaggio senza la pretesa di essere precisi nella ricostruzione della storia minore ci permettiamo di avvalorare alcune suggestive tesi che forse appartengono più alla leggenda che alla realtà. Il risultato è un affresco di un uomo geniale che ancora oggi suscita ammirazione. 

Federico pare fosse molto amante delle donne, infatti oltre alle sue tre mogli ebbe un'infinità di altre concubine. Pare però che l'unica donna che veramente aveva conquistato il suo cuore, era una tale Bianca Lancia. Da lei ebbe tre figli. Fra questi Manfredi. Alla sua corte itinerante di poeti e letterati, scienziati e matematici, ebrei, arabi, cristiani e musulmani, gente di ogni razza, cultura e fede, vi era un grande letterato, Pier delle Vigne, logoteta dell'imperatore e suo grande amico. Ancora pare che allorché Bianca Lancia restò incinta di Manfredi, l'imperatore, adombrando il dubbio che il figlio non fosse suo ma di Pier delle Vigne, fece rinchiudere la donna amata in una torre a Gioia del colle e fece accecare Pier delle Vigne. L'amico in seguito all'accecamento, come ci racconta Dante, si uccise, adducendo la sua sfortuna alle calunnie. Bianca Lancia aspettò invece pazientemente di partorire, dopodiché compì un atto che convinse Federico della sua fedeltà: pose il nascituro su di un vassoio e lo inviò al suo signore, ma a fianco del neonato vi pose, recidendoli, anche i suoi seni. Resosi conto dell'errore Federico si reca alla torre e   sposa Bianca Lancia, rendendola così regina nei sui ultimi istanti di vita.

VISSI PER MARIA

la vita di Maria Callas raccontata dalla sua governante Bruna 

monologo originale di Roberto D'Alessandro. 

Regia di Ilza Prestinari. 

Con Siddharta Prestinari 

DAL 9 NOV AL 5 DICEMBRE 2010 0RE 20.45 

Ci troviamo davanti ad un portone con su scritto MARIA CALLAS. Bussiamo, ci apre una signora molto anziana che ci fa accomodare, è contenta di vederci. "Madame" - cioè la signora Callas – "non c'è, sta per arrivare". Nel frattempo possiamo sederci ed ascoltare il suo racconto mentre ci prepara un tè

La donna che parla è Bruna, fedele governante di Maria Callas, al suo servizio dal 1953 al 1977, Bruna è stata l'ombra della Callas e come una Vestale, ne custodisce la memoria, i ricordi, l'idea di una donna che ha rappresentato tutta la sua esistenza, per la quale la sua vita ha avuto ed ha ancora una ragione che va al di là del semplice esistere.

Cos'è un mito?

Nelle religioni, è la narrazione sacra di gesta e origini di dei ed eroi.

Può essere l'Esposizione di un'idea sotto forma allegorica: il mito della caverna in Platone.

Può essere un'utopia, illusione: la sua fortuna è solo un mito.

Per estensione è l'immagine idealizzata di un evento o di un personaggio che svolge un ruolo determinante nel comportamento di un gruppo umano.

Una leggenda.

Maria Callas è tutto ciò. La sua statura artistica ha diviso il mondo dell'opera in avanti Callas e dopo Callas, la sua capacità d'interpretazione ha strappato la scena operistica all'affettazione dei gorgheggi fini a se stessi, ella è riuscita a dare un'anima ai personaggi del melodramma, mostrando sui palcoscenici di tutto il mondo un'anima in una voce. La Callas non era una voce in una donna, bensì una donna con una voce, Così la sua vita al di là della leggenda, si consumò nella tragedia, vissuta in maniera totale, da eroe.

Esattamente questa dimensione mitica ha Bruna della Callas, così ce la racconta con un fervore, una passione quasi religiosa, soffermandosi maggiormente sul tormento della sua anima, e questo tormento aveva un nome, Aristotele Onassis.

Alla fine ciò che ci racconta Bruna è una grande storia d'amore, l'incontro fra due Titani, la loro tormentata relazione, il triste epilogo. Tutto concorre ancora di più a dare alla vicenda una sacralità mitica, pare sussurrarci che la felicità non è di questa terra se due Dei come la Callas e Onassis non hanno potuto essere felici, i perché sono imperscrutabili, ignoti anche al FATO che ineluttabilmente, senza clemenza, si attua.

Bruna Attende ancora il ritorno della sua "Madame", che però "non Cest pa ici" (non è più qui), L'aspetterà per sempre, perché si sente come la tessera di un puzzle che completa un mosaico, non poteva essere che così, forse anche perché in fondo sa anche che in questo modo si è conquistata un posto nella storia.

Della Callas si sa ormai tutto, sono stati scritte decine di biografie, allora perché uno spettacolo su di lei? Perché credo che questo sia un modo per aggiungere un punto di vista alla sua vicenda, all'eredità che ci ha lasciato.

Bruna rappresenta la semplicità, la quotidianità, quella contingenza davanti alla quale non è possibile valutare il genio, del quale tuttavia si avverte la statura, del quale si venera l'immensità di pensiero, la vastità delle imprese. Così ascoltiamo la storia che ci racconta e ci troviamo al suo fianco a spiare quasi con vergogna i palpiti di quel cuore, le sua felicità il suo tormento, tutta la tristezza del mondo. Alla fine il desiderio di vedere entrare dalla porta dalla quale siamo entrati noi Maria Callas, si fa irresistibile, ma la divina non può entrare, il suo corpo non è più fra noi, anche se lei è ancora in mezzo a noi, lei è un'idea, una leggenda, un mito. 
 
 
 

BREVI SU ROBERTO D'ALESSANDRO 

Roberto D'Alessandro è un Attore-Autore-Regista, che da vent'anni scrive e mette in scena testi teatrali. Diplomatosi al Laboratorio d'Arti sceniche di Roma, nel 1993 costituisce un gruppo che chiamerà I PICARI, con i quali realizzerà soprattutto spettacoli di repertorio napoletano, per poi aprire la serie degli spettacoli in 90 minuti (Tutta la bibbia in 90 minuti, l'Opera lirica, etc..). la necessità della ricerca di forme teatrali più mature lo spinge verso la commedia (Tre Uomini e un Babà, E pensare che eravamo comunisti, Un matrimonio all'Italiana), genere che predilige, d'antica tradizione Italica, che riesce a coniugare la risata con il contenuto ed il sentimento, spaziando nell'ampia gamma di capacità espressive che ha come attore. Da circa sei anni indaga una nuova linea drammaturgica, Il  Dramma Storico. La sua poetica teatrale cerca di coniugare la ricerca dell'espressione emotiva con contenuti storici o di tematiche sociali, sempre attenta tuttavia alla costruzione teatrale.  
 

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