Al teatro Argot di Roma va in scena dal 12 al 17 ottobre 2010 "Bash" tre monologhi, tre atti unici, scritti dal drammaturgo, sceneggiatore, e regista statunitense Neil Labute. "Bash" è stato rappresentato oltre che a New York, off-brodway al teatro Douglas Fairbanks anche in città Europee come Dublino e Londra. La "traduzione" italiana èNicolò Ammaniti dai cui libri sono stati tratti film come "L'ultimo capodanno" di Marco Risi, e "Come Dio comanda" di Gabriele Salvatores. Il termine BASH ha un doppio significato vuol dire sia festa ma anche pestaggio...due termini in antitesi uno con l'altro? Non tanto, il lato oscuro delle cose e delle persone esce all'improvviso, senza apparente preavviso, oppure a volte si cova dentro per anni e poi scoppia distruggendo le cose migliori che abbiamo fatto, o ancora si effettuano delle scelte mostruose, per migliorare il proprio futuro. Sono questi i temi a cui gira intorno l'opera dell drammaturgo statunitense, a cui a Roma hanno saputo dare vita con corpo e voce gli attori che hanno interpretato i tre atti, il primo "Medea redux" interpretato da Giorgia Sinicorni ci immerge nel dramma di una giovane donna che, durante l'adolescenza ha vissuto un amore impossibile con un suo insegnante e da cui ha avuto un bambino. Novella Medea la vediamo seduta su un'inquietante sedia tessere le fila del suo racconto, narrare con innocente timidezza la sua solitudine adolescenziale, l'approccio che ebbe con lei il suo professore, il suo sentirsi finalmente considerata da qualcuno, il diventare madre e poi la disillusione del rimanere di nuovo sola, fino all'apoteosi, alla lucida follia. Alessandro Riceci interpreta "Iphigenia in onorem". Un giovane uomo nella hall di un albergo, vede un altro uomo e decide di aprirsi con lui gli racconta la sua storia sua figlia Emma di appena 8 mesi, è morta soffocata dalle coperte mentre dormiva sul letto dei genitori, proprio in quel momento la società dove l'uomo lavorava aveva deciso di fare dei tagli al personale, e probabilmente, lui,grazie all'arrivo di una giovanissima e rampante e neolaureata ragazza rischiava di perdere il posto....qualche soluzione bisognava trovarla....molti uomini perdono il lavoro perché troppe donne aspirano a lavorare! Si dice che in Cina le figlie femmine fossero lasciate morire e anche in Grecia sembra che venissero poste in dei vasi e esposte al sole.
Il terzo atto "A gaggle of saints" interpretato da Giorgia Sinicorni e Daniele De Martino, una coppia di giovani universitari americani apparentemente allegrissimi decidono di fare un viaggio con annessa festa a New York, loro sono i conservatori, la parte forte dell'America quella sana con buoni principi....quella che porta avanti il mondo, ma bash si vuol dire festa, ma anche pestaggio, e a volte i buoni principi portano all'intolleranza, e poi, sempre a volte, l'occasione fa l'uomo ladro, e si scoprono parti di noi stessi che non conoscevamo.
Un'opera caustica, ma realistica, tre atti, tre pugni allo stomaco che non possono non far riflettere lo spettatore. Labute pur rifacendosi per i primi due atti a tragedie greche riesce ad attualizzarli in modo credibile, l'ultimo è il manifesto di quella parte della società americana ancora dedita al conservatorismo. Il disegno delle luci di Pietro Sperduti sottolinea l'interpretazione degli attori, illuminandoli in modo coerente rispetto al momento vissuto dai loro quello che i personaggi. Giorgia Sinicorni che interpreta due personaggi completamente diversi uno dall'altro dimostra di avere notevoli capacità espressive, Alessandro Riceci nel non facile ruolo di novello Agamennone adotta una maschera espressiva attraverso al quale riesce a catturare l'attenzione del pubblico interlocutore/ avventore dell'albergo, Daniele De Martino passa con facilità dalla maschera del ragazzotto americano tutto grandi sorrisi e quella dell'uomo stupefatto.
BASH
di
Neil Labute
Traduzione
Nicolò Ammaniti
Regia
Leonarda Imbornone
Interpreti
Giorgia Sinicorni, Alessandro Riceci, Daniele De Martino
TEATRO ARGOT
Via Natale Del Grande 27
Roma- Trastevere
Miriam Comito
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