I CAMPI DI CONCENTRAMENTO IN ITALIA
RACCONTATI AL TEATRO BINARIO 7
Venerdì 31 gennaio, ore 20.30, in scena Gonars, in prima nazionale,
della compagnia La Danza Immobile/Teatro Binario 7
Monza, 23 gennaio 2014. Venerdì 31 gennaio 2014, la compagnia La Danza Immobile/Teatro Binario 7 di Monza propone in prima nazionale la sua nuova produzione: Gonars 1941-1943: io odio gli italiani, uno spettacolo che racconta la storia di due internati nel campo di concentramento italiano di Gonars.
A seguire, il dibattito con la storica Alessandra Kersevan sui campi di concentramento italiani, argomento sconosciuto all'opinione pubblica nazionale.
I protagonisti di questa storia sono una bambina, ma anche una figlia, e un uomo, ma anche un padre. In comune tra loro c'è una terra, la ex Jugoslavia, che ha dato loro origine e lingua; un periodo storico, la Seconda Guerra Mondiale, e un luogo, un campo di concentramento, dove le loro vite si sono incontrate e dove non si può che cercare di sopravvivere.
Entrambi hanno conosciuto i rastrellamenti, gli incendi, la morte, lo stigma razziale e nazionale, la snazionalizzazione forzata e la deportazione nei campi di concentramento. In comune tra loro c'è il lutto che li ha resi soli. Si incontrano e, non potendo cambiare la loro storia, provano, giorno dopo giorno, a guardare avanti e inventarsi un futuro possibile, forse insieme, o forse semplicemente dandosi l'un l'altra la forza per sopravvivere. Perché di sopravvivenza si parla in questa piccola e delicata storia.
Ma c'è qualcos'altro che rende questa storia così importante: questo campo di concentramento è Gonars, in Italia, e i cattivi, questa volta, non sono i tedeschi, ma siamo noi, gli italiani.
Zofia, una bambina di 12 anni, arriva dal campo di Rab dopo aver visto fucilare suo padre dagli italiani e bruciare la propria casa. A Rab è morta anche sua madre per dissenteria. Nel campo di Gonars è sola, non ha più nessuno, la fame e gli stenti vissuti nelle baracche a Rab l'hanno resa debole e arrabbiata. Un giorno però incontra Vlado, uno dei tanti artisti internati nel campo, in continua ricerca di un modo per non far morire quella bellezza che conosceva nel mondo e che dipingeva nei suoi quadri. Tra loro nascerà un rapporto che ci insegnerà che l'umanità e la sensibilità non si possono soffocare e uccidere dietro un filo spinato.
Dopo lo spettacolo seguirà dibattito con la storica Alessandra Kersevan sui campi di concentramento in Italia.
ALESSANDRA KERSEVAN
Alessandra Kersevan (Monfalcone, 18 dicembre 1950) è una storica, insegnante ed editrice italiana, specializzata in storia e cultura del Friuli-Venezia Giulia e del confine orientale tra le due guerre. Insegnante fino ai primi anni '90, Alessandra Kersevan si è dedicata fin dal 1992 alla stesura di saggi storici sulle questioni di confine tra Italia e Jugoslavia, soprattutto in relazione all'occupazione fascista di Croazia e Slovenia e alla dibattute questioni del massacri delle foibe, l'eccidio di Porzûs e degli esuli giuliano-dalmati. La sua prima opera, Che il mondo intero attonito sta (1992), descrive la figura di Giorgio Nogara, arcivescovo di Udine tra le due guerre, ritenuto contiguo e fiancheggiatore del fascismo. Altre opere hanno riguardato il comportamento delle truppe italiane nei territori occupati in Jugoslavia durante la seconda guerra mondiale (Un campo di concentramento fascista: Gonars 1942-1943, 2003) e il ruolo della polizia fascista e di suoi fiancheggiatori civili nel rastrellamento e la repressione di resistenti, sia italiani che jugoslavi. Per Nutrimenti (2008) ha dato alle stampe, inoltre, Lager italiani, storia degli internati slavi nei territori occupati dall'Italia fascista.
Alla fine degli anni '80 ha lanciato a Udine, in collaborazione con altri, la casa editrice Kappa Vu, specializzata in ricerca storica sui fatti friulani-giuliani tra le guerre, ma anche in scrittura dialettale friulana. Kersevan ritiene necessario che la storiografia investighi maggiormente sui numerosi crimini di guerra italiani in varie zone di conflitto, dal fronte orientale al nord Africa.
APPROFONDIMENTO STORIOGRAFICO
Il campo di concentramento di Gonars è stato un campo di concentramento realizzato dal regime fascista nell'autunno del 1941 e utilizzato per attuare una "bonifica etnica" tramite il rastrellamento di civili nei territori occupati dall'esercito italiano nell'allora Jugoslavia. Si tratta di un evento praticamente sconosciuto all'opinione pubblica nazionale. A favorire questa rimozione fu certamente lo stereotipo culturale, tanto superficiale quanto diffuso, degli italiani "brava gente", del soldato italiano "buono", sempre diverso nei comportamenti verso la popolazione civile rispetto all'alleato nazista. Il campo era stato costruito nell'autunno del 1941 in previsione dell'arrivo di prigionieri di guerra russi, ma non fu mai utilizzato per questo scopo. Nella primavera del 1942 fu destinato all'internamento dei civili di quella che era chiamata la "Provincia italiana di Lubiana", rastrellati dall'esercito italiano in applicazione della famigerata Circolare 3C del generale Roatta, comandante della II Armata, nella quale si stabilivano le misure repressive da attuare nei territori occupati e annessi dall'Italia dopo l'aggressione nazifascista al Regno di Jugoslavia del 6 aprile 1941.
Nell'estate del 1942 erano presenti già più di 6.000 internati, ben oltre le possibilità ricettive del campo, che era allestito per meno di 3.000 persone. A causa del sovraffollamento, delle precarie condizioni igieniche e della cattiva alimentazione, ben presto si diffusero varie malattie, come la dissenteria, che cominciarono a mietere le prime vittime. Nell'autunno-inverno 1942-43 arrivarono migliaia di persone in condizioni di debilitazione estrema, provenienti dal campo di concentramento dell'isola di Rab. Nonostante l'impegno umano di alcuni degli ufficiali e soldati del contingente di guardia, come il medico Mario Cordaro, nel campo di Gonars oltre 500 persone morirono di fame e di malattie. Almeno 70 erano bambini di meno di un anno, nati e morti in campo di concentramento.
Il campo fu demolito e chiuso con la liberazione da parte degli Alleati.
TEATRO BINARIO 7
GONARS 1941-1943: IO ODIO GLI ITALIANI
con Chiara Di Marco e Paolo Miloro
drammaturgia e regia Valentina Paiano
produzione La Danza Immobile/Teatro Binario 7
PRIMA NAZIONALE
Data spettacolo: venerdì 31 gennaio 2014, ore 20.30
Durata: 60 minuti
Biglietti: € 10
Dopo lo spettacolo seguirà dibattito con la storica Alessandra Kersevan
sui campi di concentramento in Italia
Per info e prenotazioni:
Teatro Binario 7
via Filippo Turati 8, Monza
tel. 039 2027002
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