| | 21 gennaio - 2 febbraio 2014 369gradi e Lungta Film GIULIO CESARE / JULIUS CAESAR di William Shakespeare adattamento di Vincenzo Manna e Andrea Baracco regia di Andrea Baracco con Giandomenico Cupaiuolo, Roberto Manzi, Ersilia Lombardo, Lucas Waldem Zanforlini, Livia Castiglioni,Gabriele Portoghese. scene Arcangela di Lorenzo disegno luci Javier Delle Monache INVITATO A RAPPRESENTARE L'ITALIA DALLO SHAKESPEARE GLOBE THEATRE DI LONDRA FESTIVAL GLOBE TO GLOBE 2012 OLIMPIADI LONDRA 2012 VINCITORE DEL CERTAMEN ALMAGR-OFF / FESTIVAL INTERNATIONAL DI TEATRO CLASICO DE ALMAGRO 2012 Nel Giulio Cesare Shakespeare mette in scena una società in via di estinzione (quanta lungimiranza!), una società colta esattamente nell'attimo terminale del proprio crollo, una società vittima del suo fallimento intellettuale, spirituale e politico. Shakespeare scatta una "fotografia" di una Roma livida e ferocemente allucinata dove sullo sfondo, al di là dei colli e dei monumenti, compaiono le nitide sagome di avvoltoi e di famelici cani rabbiosi pronti a scagliarsi con insaziabile violenza addosso a corpi mal conciati dal crollo fisico e nervoso. La Roma disegnata da Shakespeare è una città che vive sotto un cielo di piombo, sotto l'ombra di un'ingombrante corona di ferro, una città di silenzi che si fanno culla di improvvisi rumori, assordanti; è una Roma dove si sentono scrocchiare mandibole e strofinare violentemente mani l'una contro l'altra (Casca), in cui i corpi, sfiorandosi, producono sordi suoni di lamiera (i congiurati tutti); è una Roma nascosta e privata che si raccoglie alla luce di una lampadina per produrre, poi, squarci e profonde ferite nei luoghi pubblici (ancora i congiurati); è una Roma che suona di passi solitari e furtivi (Cassio), di verità indicibili che esplodono in pensieri assordanti, in sogni maldestri (Cesare e Bruto), in visioni apocalittiche nate da menti di donne sterili (Porzia). Una Roma vittima di un cortocircuito: via le luci, è l'ora della notte, nera, senza luna. Il lavoro performativo e di preparazione allo spettacolo prenderà quindi le mosse da questi presupposti di "senso" , nel tentativo di restituire, attraverso studi e fasi di avvicinamento, la materia della parola shakespeariana. Perché l'universo onirico è così presente nel testo in questione? Di che materia sono fatti i corpi dei personaggi che in quell'universo sembrano vivere? In quale luogo nasce la violenza arbitraria? Dove trova il suo terreno fertile? Shakespeare sembra suggerirci che la violenza incondizionata è l'unico strumento che la collettività è in grado di utilizzare per uscire dalle proprie crisi, dai propri disequilibri e crolli nervosi; aggregarsi per commettere delitti e assassinii contro colui o coloro che vengono, a torto o a ragione, reputati i responsabili della crisi stessa. Siamo davvero certi che l'antico meccanismo del "capro espiatorio" sia soltanto un lontano ricordo dalle società arcaiche? Andrea Baracco RASSEGNA STAMPA La violenza di Cesare una moderna tragedia TrovaRoma 16/01/2014 |
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