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lunedì 16 febbraio 2015

PRIMA NAZIONALE Giovedì 19 febbraio GENESI. Pentateuco1 || al Teatro Verdi

19>>> 22 Febbraio 2015 (giovedì>>>sabato ore 21.00 – domenica ore 16.30)

La Confraternita del Chianti presenta
GENESI
Pentateuco #1
di Chiara Boscaro

drammaturgia e regia di Marco Di Stefano
con Valeria Sara Costantin
musiche originali di Lorenzo Brufatto
eseguite e registrate dall'ensemble da camera Il canto sospeso
Scena di SCANTINATO AKME
Traduzioni in Esperanto di Giovanni Daminelli – Circolo Esperantista Milanese
Progetto grafico e visivo di Mara Boscaro
un progetto La Confraternita del Chianti in collaborazione con Teatro Verdi – Teatro del Buratto, Associazione K, Dot Spot Media Productions (Bucarest, Romania)
in prima nazionale

Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti una lingua sola;
questo è l'inizio della loro opera e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile.
Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l'uno la lingua dell'altro»
Il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città.
 [Genesi, 11,6-9]



Sarà in scena da giovedì 19 a domenica 22 febbraio al Teatro Verdi "Genesi" il primo dei cinque monologhi del "progetto Pentateuco" della Confraternita del Chianti, compagnia milanese - fondata dalla drammaturga Chiara Boscaro e dal regista e autore Marco Di Stefano - da tempo attenta ai temi della contemporaneità affrontati con un particolare sguardo drammaturgico. 


Un ciclo di cinque monologhi, ognuno spettacolo autonomo, ispirati simbolicamente agli altrettanti libri del Pentateuco, prima parte dell'Antico Testamento (ne fanno parte i libri Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio).

Si parte proprio con Genesi,  storia di una migrante, interpretata da Valeria Sara Costantin, appena giunta nella nuova grande città piena di speranze e aspettative: si accorgerà presto che assimilare una lingua sconosciuta e oscura significherà un po' ridefinire la sua identità. Nella terra straniera lei diventerà "Lanova" e scoprirà che il nome che diamo alle cose è parte di noi.

Una riflessione sulla nostra società dove, se non si parla una lingua comune a tutti, è molto facile restare ai margini. Ma dove è anche possibile trovare un nuovo modo di comunicare con gli altri, anche con il pubblico.

Il Pentateuco è l'insieme dei primi cinque libri della Bibbia. In esso sono gettate le basi religiose e culturali dell'occidente, e del Mediterraneo più in generale. Ma il Pentateuco è anche il racconto di un popolo e del suo continuo migrare fino all'arrivo nella tanto agognata "Terra Promessa". Da qui nasce il nostro progetto: un ciclo di 5 monologhi, spettacoli autonomi che si riferiscono simbolicamente ai libri del Pentateuco: la differenza linguistica (Genesi), l'esodo degli italiani dall'Istria (Esodo), la disciplina come modello di vita (Levitico), la clandestinità (Numeri), la legge nella società occidentale (Deuteronomio).

Cinque storie e cinque essere umani che vivono la quotidianità del mondo contemporaneo. Storie di precarietà, migrazioni e viaggi per tentare di comprendere meglio un mondo in continuo cambiamento. E per ricordarci che essere stranieri dipende solo dal punto di vista.
                                                                                                          La Confraternita del Chianti
                                                                                             
Note
Nel libro della Genesi è narrata la vicenda della Torre di Babele, ovvero l'esatto momento in cui gli uomini hanno smesso di capirsi e hanno iniziato a litigare. Non avevano più un obiettivo comune. Ma questo ha permesso la nascita di tutte le lingue del mondo. Con le loro ricchezze, con le loro diversità, con il loro portato culturale e simbolico. La nostra "Genesi" è incentrata proprio sulla parola, sul linguaggio. Il primo compito del primo uomo è quello di dare un nome a tutti gli esperimenti del Creatore: gli animali, le piante, gli astri, il sopra, il sotto, il solido e l'invisibile.
È un'ambizione puramente umana quella di comprendere tutto e tutti, di capire, di sentirsi parte di un mondo riducibile in particelle che stanno in uno sguardo, in una parola. Chiamare una cosa, darle un nome, significa isolarla da un rumore di fondo indistinto e concederle lo status di identità.
All'episodio di Babele ci ispiriamo, per raccontare l'esperienza di una migrante al suo arrivo in una città "cosmopolita", dove, se non si parla una lingua comune a tutti, è molto facile restare ai margini. Dove, se non supera un esame di conoscenza della lingua ignota, la migrante potrebbe essere costretta a rinunciare al sogno di una nuova vita. Ma dove è anche possibile trovare un nuovo modo – forse più essenziale – di comunicare con gli altri.
L'ambizione di questo monologo è quella di indagare l'origine delle parole, l'origine del nome delle cose. Dare un nome alle cose significa circoscrivere il proprio piccolo mondo, il proprio giardino dell'Eden, il proprio posto, le proprie certezze. Dare un nome alle cose significa creare il proprio spazio scenico, il proprio corpo scenico. Dare un nome alle cose significa trovare, frase dopo frase, le parole giuste per questa storia.

LA CONFRATERNITA DEL CHIANTI
Nata nel 2010 a Milano e formata da Marco Di Stefano, Chiara Boscaro, Valeria Sara Costantin, Giovanni Gioia, Marco Pezza, Diego Runko e Giulia Versari con l'intento di costituire una compagnia stabile che lavori non solo alla costruzione di un repertorio, ma anche a progetti laboratoriali per adulti e ragazzi incentrati sui temi più urgenti della contemporaneità, praticando una programmatica commistione di generi e linguaggi. A partire dalla stagione 2014/15, La Confraternita del Chianti sarà impegnata nel progetto triennale "Pentateuco", che la porterà a creare cinque spettacoli (Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio) in cinque diversi Paesi.

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