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venerdì 1 maggio 2015

TERRA DEGLI UOMINI LIBERI: PIÈCE STRAZIANTE AL MILLELIRE


Dopo qualche settimana di pausa, riprende alla grande la stagione teatrale al Millelire, sito nell'elegante quartiere Prati di Roma. 

Dopo il successo della performance di teatro danza I parenti di Averroè, già vincitrice del Premio Millelire, la scorsa settimana un notevole gradimento di pubblico è stato registrato anche per lo spettacolo appena concluso Terra di uomini liberi di Mariangela Imbrenda e Gabriele Sisci con la regia degli stessi e l'interpretazione della Imbrenda.

Sulla scena tre storie di donne, tre storie commoventi e agghiaccianti, tre storie ai limiti della realtà. Sisci e laImbrenda provano a raccontare le tormentate e sofferte vicende di tre profughe africane, provenienti rispettivamente dall'Iran, dalla Libia e dalla Costa D'Avorio. 

A dare voce al loro destino così terribile e controverso, una straziante Imbrenda che dà vita ad un monologo di circa un'ora in cui ripercorre il viaggio verso la speranza della felicità di S., Ý., A., che prima di arrivare in Italia hanno fatto i conti con la cultura violenta e  maschilista dei loro Paesi d'origine, con sevizie di ogni genere, da quella sessuale all'infibulazione, con il carcere, con aguzzini spietati incontrati durante il percorso verso la salvezza. 

Unica colpa è di essere nate donne in Africa e di aver cercato disperatamente un riscatto in un mondo migliore. 

Ognuna di loro ha continuato a lottare contro tutto, resistendo a oltranza, continuando a credere nella possibilità di una vita degna di essere chiamata tale e che si trova al di là di quel pezzo di mare che separa l'Europa dall'Africa.

Terre di uomini liberi è una pièce che prova a dare un'identità a quelli che i media definiscono indistintamente "i profughi dei barconi" che troppo spesso invece di trovare accoglienza e calore umano, trovano diffidenza e pregiudizi nelle terre in cui approdano. 

Buona la regia, intensa e toccante l' interpretazione di Mariangela Imbrenda. 

Un'occasione per riflettere e sensibilizzare il grande pubblico sui preconcetti e i luoghi comuni che nel contingente momento storico sono imperanti verso chi arriva nel nostro Paese chiedendo rifugio e protezione e trova a volte fastidio e indifferenza. 
Da non perdere.
                                                                               
  Mena Zarrelli

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