Teatro Villa Pamphilj, pianoterra Villino Corsini
venerdì 5 maggio 2017 - ore 18 - Ingresso libero
Aperitivi letterari
"Changer la femme" di Simona Toscano
intervengono con l'autrice:
Paolo Conti (Corriere della Sera),
Veronica Olmi (direttrice artistica Teatro Villa Pamphilj)
Letture a cura di Vittoria Rossi
Sara e Tiziana sono due donne molto diverse: la prima è slanciata e formosa, la seconda bassina e filiforme; una è mora e liscia, l'altra bionda e riccia; una è ebrea, l'altra cattolica. Ma soprattutto, una è moglie e l'altra amante. Perché tutt'e due condividono lo stesso uomo. Di colpo, senza un motivo apparente, Sara si ritrova nel corpo di Tiziana e Tiziana in quello di Sara. Prende così il via una storia incredibile dai toni rosa e non solo, in una girandola di fraintendimenti buffi, momenti imbarazzanti ed equivoci sorprendenti. Le due donne sperimenteranno contemporaneamente le loro diversità, imparando a conoscere se stesse e la propria rivale, fino a scoprire che c'è qualcosa di più profondo che le unisce.
Changer la femme (Edizioni Augh!) è un romanzo divertente che, tra riflessioni profonde e incomprensioni ironiche, racconta in maniera surreale le difficoltà dell'amore.
L'autrice: Simona Toscano è nata a Roma. Negli anni Novanta ha collaborato alla rivista "Finestra Aperta" della uildm (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare) Lazio. Dopo la laurea in Scienze Politiche e il Master in Istituzioni Parlamentari, nel 2003 ha iniziato a lavorare come fundraiser per la Cooperativa sociale "Nuova Socialità" onlus, di cui è socia.
Ha curato le rubriche Veramente mi chiamo Simona ("Roma che verrà"), che affrontava in modo leggero il tema della disabilità a Roma, e Cerchio Massimo ("Paesesera.it").
Nel 2010 ha frequentato la Scuola di Scrittura "Omero", con la quale collabora sulla rivista online "Mag O". Changer la femme il suo primo romanzo.
"ANGELI TRA NOI"
Mostra antologica di Titty Saletti
6 maggio 2017 ore 17
inaugurazione e incontro con i curatori della mostra
Fino al 21 maggio - ingresso libero
Teatro Villa Pamphilj /Piano terra Villino Corsini
Una mostra antologica per ripercorrere l'ultimo periodo artistico della pittrice torinese di nascita e reatina d'adozione. Dagli "Angeli dalle Ali Inquinate" ai pannelli realizzati per la celebre Processione di Sant'Antonio a Rieti, un excursus tra l'arte materica di Titty Saletti.
"Come sono nati? Mi sono chiesta: come sarebbe un Angelo, oggi, libero nel nostro cielo? E così sono nati loro. Infatti, oltre agli Angeli Custodi, sono anche Angeli tutti coloro che soffrono o che aiutano il prossimo. A loro dedico questo mio lavoro."
La sua è una pittura fatta di più materiali. Sulle tavole, insieme all'acrilico, c'è la plastica, il legno, il cartone, piccoli oggetti d'uso quotidiano che adornano i ritratti di Titty Saletti. Perché per raccontare nel dettaglio la complessità di un uomo non basta solo una buona pennellata. Torinese di nascita e laziale d'adozione, la Saletti si avvicina presto all'arte cercando in questa un valido strumento per raccontare la realtà circostante, con sguardo critico e reale e scevro da qualsiasi falsificazione. Studia pittura e arte a Perugia e decide in seguito di trasferirsi nel centro d'Italia, a Rieti «in questa città riesco a lavorare con un profondo senso di pace», confida l'artista. C'è, nei suoi lavori, la normalità, l'attenzione scrupolosa all'uomo ai suoi sentimenti, alle sue condizioni. Da anni porta avanti la sua ricerca articolata in una collezione composta, attualmente, da cinquanta lavori e intitolata Angeli tra noi.
Quello che lo spettatore si trova davanti, però, nonostante il titolo, non sono gli angeli comuni che si rincorrono nell'immaginario collettivo. I loro volti sono quelli di uomini e donne che vivono per strada, venditori ambulanti, prostitute, suonatori, e contadini. «Ogni persona ha in sé un carattere quasi sacrale – dice l'artista – il punto sta nel saperlo riconoscere e difendere». Una difesa accorata dell'uomo, la sua che si manifesta attraverso la pittura, soprattutto oggi, in un periodo storico-sociale in cui sembra tutto piegato alle logiche del mercato e della globalizzazione che «invece di renderci autonomi e liberi, ci costringe ad annientare la nostra profondità, la nostra anima».
Ma da dove nasce il tema degli angeli? «Mi sono chiesta – dice la Saletti – quale volto avrebbe un angelo oggi. Ebbene, ho creduto valida la possibilità di pensare come tutti coloro che soffrono e che vivono delle situazioni di costrizione fisica ed emotiva siano degli angeli inespressi che lottano ogni giorno con un dolore che si apre al mondo, ma che il mondo non riesce a guardare». Insomma gli angeli della Saletti non sono identità altre e lontane rispetto a noi, siamo noi, sono le persone che incontriamo per strada, «sono gli angeli di tutti i giorni e ce ne sono molti in giro» conclude l'artista, che dipinge per sé e che non vende le sue opere ma le lascia ammirare in quel piccolo studio-bottega dove i pennelli sono accatastati su mille e più scatole di pittura, dove sulle pareti si rincorrono scene e volti dal sapore mediterraneo, dove i colori invadono e pervadono quelle piccole sale nel centro di una città, come quella di Rieti, che potendo offrire molto non riesce a dar spazio ai suoi artisti.
Le opere di Titty Saletti sono state esposte in Germania, Corea, Svezia, Norvegia, Russia, Cina, Svizzera e Spagna. Tra le mostre più importanti c'è da ricordare Apollo e le muse, allo studio Canova di Roma nel 1997, "Accademia Repin" San Pietroburgo (2000), e la partecipazione al "Seul international art festival" nel 2001. Le sue opere sono perennemente in mostra allo studio di Piazza San Pietro Martire a Rieti. [da Insideart]
domenica 7 giugno ore 18.00 - Ingresso 7 euro
IL GIURAMENTO
liberamente ispirato alla storia vera di Violette A.
raccontata ne "L'uomo seme"
scritto e diretto da GAIA ADDUCCHIO
con CAMILLA DIANA
Produzione e organizzazione GRAZIA SGUEGLIA
- VINCITORE BANDO RESIDENZE TEATRO STUDIO UNO ROMA 2014/2015
- SELEZIONATO AL TORINO FRINGE FESTIVAL 2016
Violette, una donna anziana, con la memoria ripercorre e racconta gli anni della sua giovinezza, quando nel 1852, a soli 17 anni, è testimone della deportazione e uccisione di tutti gli uomini del suo paese da parte delle truppe dell'Imperatore Napoleone III. Le donne, rimaste sole, siglano un patto inscindibile: il primo uomo che si presenterà all'orizzonte diventerà il compagno di tutte, il seme del villaggio.
Note di regia
C'è qualcosa nel racconto di Violette e nel modo in cui lo fa che travalica ogni possibile distanza geografica, culturale e storica. C'è di universale un racconto sull'amore e sulla perdita, c'è di profondamente nuovo e assolutamente attuale una definizione del femminile, dei suoi bisogni, delle sue capacità e dei suoi limiti.
Le donne raccontate da Violette e Violette stessa sono e vogliono essere madri, ma non sono oggetti di una comunità patriarcale, maschile e maschilista; vogliono essere amanti, ma si assumono la responsabilità politica e sociale del loro "amore", diventando agenti attivi e consapevoli della propria sessualità. Quando l'uomo si materializza, però, non riescono a prescindere dalla naturale ricerca del
desiderio, del piacere ed infine dell'amore.
Nel mondo che Violette racconta, l'identità femminile è composta quindi non da esseri passivi e mansueti, ma da donne rumorose, arrabbiate, sovversive.
Il suo però non è un femminismo adolescenziale, ma il racconto di formazione di una donna nella sua crescita fino all'età adulta. Al centro di una scena essenziale caratterizzata da pochi oggetti di uso domestico che rievocano un immaginario contadino di fine Ottocento, Violette ritorna un'adolescente che fa rumore, sbatte i piedi, cambia stato d'animo repentinamente, per poi crescere, scoprire l'amore, diventare madre ed infine di nuovo un'anziana al tramonto della sua vita.
Portare a teatro la sua storia e quella del suo villaggio, quindi, nasce dalla necessità di raccontare il vissuto femminile nella sua complessità, cercando di mostrare, per quanto sia nelle nostre possibilità, la naturalezza delle sue contraddizioni e l'universalità delle sue specificità.
Violette: CAMILLA DIANA nasce a San Gimignano nel 1990 in una famiglia di artisti, ma vive a Roma da sempre. Artista a tutto tondo, attrice danzatrice, animatrice di pupazzi e marionette, inizia giovanissima a lavorare in teatro, cinema e televisione, alternando la professione con lo studio: studia recitazione con Jean Paul Denizon primo attore e aiuto di Peter Brook, danza classica al teatro dell'opera, a livello professionale con il M° Piero Martelletta e danza moderna con il M° Mvula Sungani. Dopo aver debuttato sul grande schermo con il film Il Tempo dell'amore (1997), regia di Giacomo Campiotti, a soli sette anni, da allora la sua carriera non si è mai arrestata. In televisione appare in numerose fiction, tra cui Cuore contro Cuore, Orgoglio, Caterina e le sue figlie, Distretto di polizia, Chiara e Francesco, Commissario Rex...
Dal 2013 interpreta la genietta Amina Lucente ne La Melevisione su rai yoyo. Non da meno è la sua carriera teatrale, tra prosa e danza, che le permettono di lavorare al fianco a grandi registi e importanti artisti del panorama italiano: Antonio Calenda, Piero Maccarinelli, Massimo Popolizio, Carla Fracci, Milena Zullo, Aurelio Gatti.
Ultimi importanti tasselli della sua carriera la partecipazione tra i protagonsisti di "Meraviglioso Boccaccio" di Paolo e Vittorio Taviani e del film "Tommaso" diretto e interpretato da Kim Rossi Stuart
GAIA ADDUCCHIO: si forma come regista in italia (1999/2001) alla NUCT e nella repubblica ceca (2003/2004) alla FAMU, la scuola nazionale di cinema di praga, dove realizza il cortometraggio "sunday afternoon", selezionato in alcuni fra i più importanti festival internazionali, tra i quali il rotterdam film festival. tornata in italia lavora come regista documentarista per rai educational, continuando nel frattempo a realizzare nuovi progetti, fra cui il documentario "ti racconto la mia malattia" commissionato dall'azienda ospedaliera san camillo forlanini e vincitore del concorso nazionale "la p.a. che si vede" per lo sviluppo della pubblica amministrazione in italia. nel 2008, parallelamente al suo lavoro di regista, conclude con successo un master in sceneggiatura di film per la tv e per il cinema presso l'unist, università di torino. nel 2010, con la casa di produzione fly film s.r.l., due lungometraggi le vengono riconosciuti di "interesse culturale" dal ministero dei beni artistici e culturali. "la terra negli occhi", primo documentario della regista è stato selezionato come parte della "vetrina dei giovani cineasti italiani" al festival internazionale del film di roma 2011. il secondo, "camera 3", lungometraggio di finzione che esplora il senso di abbandono e alienazione della società moderna, è ancora in fase di sviluppo. dal 2012 gaia ha continuato a coltivare i suoi rapporti con l'industria cinematografica estera, partecipando, fra le altre cose, come giurata alla selezione delle sceneggiature per lo european short film pitch contest 2012, workshop di scrittura creative organizzato da nisi masa, associazione europea che promuove la collaborazione fra giovani autori del continente. nel 2014 consegue il diploma in "fotografia avanzata" presso il centro sperimentale di fotografia di roma (csf adams) e ottiene una menzione speciale in occasione del concorso fotografico "gioco di specchi. l'uno e il suo contrario." presieduto da gabriele agostini e tano d'amico.
attualmente, oltre al suo impegno rinnovato nella regia documentaristica e la sua nuova passione per l'arte teatrale, la regista sta anche lavorando alla realizzazione di vari progetti fotografici di più ampio respiro per delle personali a Roma e all'estero. [Biografia a cura della produzione dello spettacolo]
Teatro Villa Pamphilj
Villa Doria Pamphilj Via di San Pancrazio 10 - P.zza S. Pancrazio 9/a, 00152 ROMA
Orario segreteria: dal martedì alla domenica dalle 10,00 alle 18,00
Orario Mostra: dal martedì alla domenica dalle 10 alle 17
Info e prenotazioni: tel. 06 5814176 dal martedì alla domenica - promozione@teatrovillapamphilj
Arrivare a teatro: BUS 870 – 982 – 44 – 44F - (e nelle vicinanze 710 e 871) FM 3 (Roma/Viterbo) fermata Quattro Venti
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