Pasolini a Villa Ada
di Giorgio Monacorda
interpretato e diretto Ivan Festa
foto di scena Angelina Chavez
Molte volte, parlando di personaggi famosi scomparsi, può essere abbastanza
facile definirne e individuarne il talento che ha permesso loro di diventare
ciò che sono stati. Questo perché, solitamente, la genialità si specializza in
un solo determinato settore.
Così non è per personaggi come Pier Paolo Pasolini. Scrittore, poeta, regista,
sceneggiatore, giornalista e attore, la figura di Pasolini è stata analizzata e
studiata da ogni punto di vista, eppure mancava ancora un testo o un'opera che
la descrivesse attraverso gli occhi di un semplice amico. Un amico come Giorgio Manacorda che ha raccontato la
sua amicizia con PierPaolo in Pasolini a Villa Ada. Un testo che Ivan Festa ha fatto diventare opera teatrale. Lavoro che dall'11 al 23 febbraio un convincete ed
elegante Festa ha portato in scena al
Teatro Tordinona di Roma.
La grazia che lascerà allo
spettatore si avverte già dal foyer allestito con le raffinate foto curate da
Angelina Chavez. L'eleganza continua in sala con un monologo che svela il
rapporto tra Pier Paolo Pasolini e l'autore.
È una giornata come tante a
Villa Ada. Manacorda sta correndo assieme ad Ulisse Benedetti quando,
inaspettatamente, viene raggiunto da una telefonata di un amico giornalista Su
"la Repubblica" è appena stata pubblicata una lettera in cui viene
resa nota la stima di Pasolini verso Manacroda. Il giornalista vorrebbe delle
informazioni a riguardo e comincia ad inondare Manacorda di domande e di “ti
ricordi”. Da questo momento il poeta viene travolto da pensieri e Ivan Festa,
che non si cala nella parte di ;ancorda ma mette a disposizione “solo” la
parola, ne è il megafono. Pochi elementi scenici, accompagnati dall'ottimo
gioco di luci di Emanuele Cerone, riescono a emozionare il pubblico grazie. Una
grande interpretazione per un monologo intenso dove il protagonista si sottrae,
esercizio no facile, per dare spazio al
testo.
In un'intervista, l'attore racconta il suo incontro con
Manacorda e la loro decisione di portare a teatro l'opera: ”Ho conosciuto
Giorgio per una serie di vicende particolari legate ad alcune pubblicazioni.
Siamo diventati amici e Manacorda mi aveva fatto leggere questo testo. “Perché
non lo pubblichi?” gli dissi. Da questo abbiamo deciso insieme di ridurre alcune
parti del racconto sotto forma di monologo parlando dell’evoluzione di Giorgio
dal suo Maestro PPP. Ho decontestualizzato completamente il testo dando spazio
alla parola. Io mi sono limitato all’immagine che Manacorda ha di Pasolini, non
l’avrei mai alterata. Senza dare nessuna interpretazione personale”.
Se
questo era l'intento di Ivan Festa possiamo confermarne la riuscita.
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