Giovedì 7 maggio, alle ore 18.00 presso l'Auditorium Parco della Musica di Roma, all'interno della sala "Musa" del Museo degli strumenti musicali dell'Accademia Nazionale di S.Cecilia, la mostra multimediale "Roberto Leydi e il Sentite Buona Gente" ospita in concerto i Tenores di Orgosolo. L'ingresso è libero anche per la mostra, in programma fino al 17 maggio.
Il concerto dei Tenores è preceduto dalla presentazione del volume di Domenico Ferraro, Roberto Leydi e il Sentite buona gente. Musiche e cultura nel secondo dopoguerra (Squilibri editore) dal quale è derivata la mostra all'Auditorium, costruita su un efficace intreccio di suoni e immagini, utilizzando i materiali inediti pubblicati nel volume che contiene anche un dvd e un cd con la riduzione televisiva dello spettacolo, realizzata da Lino Procacci per la Rai di Milano ma mai apparsa sugli schermi nazionali, e una selezione dei brani raccolti sul campo dagli autori in diverse regioni italiane, dalla Sardegna al Friuli Venezia Giulia.
Per tutta la durata della mostra, in programma fino al 17 maggio sono previsti incontri con testimoni e protagonisti di quegli anni e appuntamenti in musica con alcuni gruppi musicali, eredi dei protagonisti dello spettacolo del 1967: il 16 maggio sono attesi i suonatori e danzatori della Val Resia assieme al Coro "Galletto di Gallura" di Aggius.
Salutato nel 1967 come una novità assoluta sulle scene italiane e fortemente voluto da Paolo Grassi e Giorgio Strehler nella programmazione del Piccolo Teatro di Milano, lo spettacolo Sentite buona gente accoglieva otto gruppi musicali, provenienti da sei regioni italiane, che al suono di launeddas e chitarre battenti svelarono l'esistenza di una meravigliosa varietà di musiche e danze, dalla pizzica salentina al ballo tondo della Sardegna fino alle tarantelle del Gargano.
Tra loro anche i Tenores di Orgosolo, i musici-terapeuti del Salento e i Cantori di Carpino, sui quali anni dopo si appunterà l'attenzione di musicisti come Roberto De Simone e Peter Gabriel.
Concepito in polemica con Gianni Bosio e il Nuovo Canzoniere Italiano, il Sentite buona gente si contrapponeva al Ci ragiono e canto di Dario Fo in quanto intendeva testimoniare l'esistenza di una cultura musicale 'altra' attraverso la viva voce dei suoi protagonisti, senza tutele o mediazioni di interpreti borghesi.
La messa in scena era di Alberto Negrin, allora giovane assistente alla regia di Giorgio Strehler, avviato a una fortunata carriera come uomo di teatro, cinema e televisione: sue alcune delle più seguite fiction degli ultimi anni, da Pane e libertà su Giuseppe Di Vittorio a Qualunque cosa succeda su Giorgio Ambrosoli. Consulente dello spettacolo era Diego Carpitella, considerato assieme a Leydi il fondatore della moderna etnomusicologia italiana.
L'autore del Sentite buona gente era Roberto Leydi, poliedrico intellettuale capace di spaziare, con grande disinvoltura, tra ambiti e competenze diverse. Tra i protagonisti della diffusione del jazz in Italia dopo le chiusure del fascismo, con Luciano Berio e Bruno Maderna firma la prima opera italiana di musica elettronica. Alla RAI già nei primi anni '50, è tra gli esperti incaricati di preparare le domande di Lascia o raddoppia, dove tiene a battesimo la prima esibizione in TV di una giovanissima Mina.
Dal 1958 è redattore e inviato de "L'Europeo", dove stringe duraturi rapporti di amicizia e collaborazione con Mario Soldati, Giorgio Bocca e Ferdinando Scianna. Nel 1962 porta in scena Milanin Milanon giudicato da Umberto Eco uno "straordinario rinnovamento di costume": tra gli interpreti anche Enzo Jannacci, ai suoi primi passi come interprete e autore.
Suo anche il Bella Ciao che, nel 1964, suscita scandalo al Festival dei due mondi di Spoleto.
Il volume di Domenico Ferraro sarà presentato da autorevoli testimoni e protagonisti di quegli anni: Furio Colombo –entrato nel 1954 assieme a Umberto Eco nella Rai di Milano dove già lavoravano Leydi e Luciano Berio-; Bruno Pianta- per oltre quarant'anni al fianco di Leydi dopo il suo divorzio dal Nuovo Canzoniere Italiano- e Maurizio Agamennone, allievo di Diego Carpitella ma in rapporti anche con Leydi dopo il suo più marcato impegno nei ranghi dell'etnomusicologia italiana.
La mostra è promossa dall'editore Squilibri d'intesa con l'Accademia Nazionale di Santa Cecilia e la collaborazione di AESS-Archivio di Etnografia e Storia Sociale, il Centro di dialettologia e di antropologia di Bellinzona, il Piccolo Teatro di Milano e la RAI.
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