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venerdì 6 marzo 2015

Teatro Belli: "ALAN TURING E LA MELA AVVELENATA"


TEATRO BELLI

dal 10 al 15 marzo

Diritto & Rovescio in collaborazione con Teatro Belli e Garofano Verde 2008 presentano
ALAN TURING E LA MELA AVVELENATA
di Massimo Vincenzi
con Gianni De Feo
voce fuori campo di Stefano Molinari - musiche di Francesco Verdinelli
regia di Carlo Emilio Lerici

Un dialogo immaginario fra Alan Turing e sua madre, tra lettere forse mai scritte e dialoghi forse mai avvenuti. A scandire il ritmo di questa conversazione fuori dal tempo le voci del Tribunale, dove in nome della Regina si decide la rovina di una delle menti più geniali del XX secolo.

Pur attraverso una libera ricomposizione, gran parte delle parole, dei concetti e degli episodi raccontati in questo spettacolo sono stati realmente pronunciati, lasciati scritti e accaduti ad Alan Turing.

Presentato in anteprima al GAROFANO VERDE 2008 – scenari di teatro omosessuale – rassegna curata da Rodolfo di Giammarco, e nella stagione successiva sempre al Teatro Belli, lo spettacolo ha riscosso un grande successo di pubblico e di critica.


Nel 2014 lo spettacolo è stato invitato in Argentina dall'Istituto di Cultura Italiano, ottenendo un successo clamoroso nelle recite di Buenos Aires e Mendoza.

Lo spettacolo torna in scena in occasione della grande curiosità ed interesse suscitati dal personaggio di Alan Turing grazie all'uscita del film "The Imitation Game" di Morten Tyldum, con Benedict Cumberbatch.

Alan dice che le macchine pensano.
Alan giace con gli uomini.
Quindi le macchine non pensano.

Teatro Belli
Piazza Sant'Apollonia 11a – Tel. 06.5894875
Orario spettacoli: dal martedì al sabato ore 21 – domenica ore 17,30
Prezzi: Interi € 18,00 – Ridotti € 13,00

ALAN TURING

Alan Turing (1912 – 1954) è stato forse il matematico il cui lavoro ha avuto un'influenza eccezionale anche al di fuori del campo astratto della logica. È stato, infatti, uno dei pionieri dello studio della logica dei computer ed il primo ad interessarsi all'argomento dell'intelligenza artificiale.  Il suo lavoro è stato di importanza cruciale per i destini della seconda guerra mondiale. Turing, infatti, elaborò una macchina chiamata Colossus che decifrava in modo veloce ed efficiente i codici creati da Enigma, la macchina utilizzata dai tedeschi per criptare le proprie comunicazioni. Era il primo passo verso il computer digitale.
A titolo di ringraziamento per i suoi servizi l'Inghilterra dapprima lo decorò con l'Ordine dell'Impero Britannico, poi lo fece membro della Royal Society, ed infine lo processò per atti osceni in quanto omosessuale, condannandolo alla castrazione chimica.
Ipersensibile, incompreso, circondato dallo scetticismo e dall'ostilità dell'ambiente scientifico, il matematico inglese si suicidò mangiando una mela al cianuro.
Turing fu un uomo piuttosto stravagante: grande sportivo (soprattutto la corsa, ma anche tennis, canottaggio e ciclismo), andava in bicicletta con la maschera antigas nei periodi dell'impollinazione, giocava a tennis nudo con indosso solo un impermeabile, legava la tazza da tè al termosifone con un lucchetto, portava la giacca del pigiama al posto della camicia, gettava nel cestino le lettere della madre senza leggerle. Non sopportava gli sciocchi, ed abbandonava le conversazioni vuote e le compagnie idiote repentinamente, e senza una parola di commiato. Imparò a fare la maglia da una ragazza che aveva deciso di sposare, nonostante la propria omosessualità. Il suo aspetto era trasandato, con la barba sempre lunga e le unghie sporche. Per certi versi fu infantile: a 22 anni si fece regalare un orsacchiotto di pezza per Natale e a 25 perse letteralmente la testa per il film BIANCANEVE. Infatti lo si sentiva spesso canticchiare le canzoni del film (Vorrei, vorrei, un amore che, sia tutto, sia tutto, per me, per me...) e il ritornello dell'incantesimo della strega (Metti il frutto nel veleno sino a quando ne sia pieno – fatti bella per tentarla e per sempre addormentarla). E questo ben quindici anni prima di scegliere tale metodo per suicidarsi.
Una leggenda dice che il logo della Apple sia un omaggio ad Alan Turing, tuttavia, l'azienda non ha mai confermato né smentito questa notizia.


Hanno detto:

Impressionante quel volto di Gianni De Feo illuminato nel buio più totale (degli altri) deciso dalla regia di Carlo Emilio Lerici.                     
                                                               Rodolfo di Giammarco – Repubblica

...Un dramma duro come una pietra e colmo di pathos...

                                                                  Osvaldo Guerrieri – La Stampa



… pièce recitata pregevolmente da Gianni De Feo...

                                                                     Livia Bidoli - Gothic Network


… un testo intelligente e duro.... un intenso Gianni De Feo...

uno spettacolo da vedere...                              
                                                                       Benedetta Parroni - Iniziativa


… un bravissimo Gianni De Feo...                         
                                                                                   Ermanno Felli -  KLP


… Gianni De Feo ne fa una sua fragile, innocente espressione interiore, con l'aiuto di una regia accortamente cupa ed oppressiva.  

                                                                        Chiara Merlo - Italia Sera

Genio e sregolatezza, quindi, interpretati con molta professionalità e passione dal bravissimo Gianni De Feo...                         
                                                                        Michela Di Mario - Persinsala

...De Feo che, aiutato da splendidi giochi di luce, dà prova di grandi doti artistiche interpretando abilmente ora l'uno ora l'altra figura...
                                                                             Serena Lietta – Saltinaria

... poetico e toccante...                         

                                                                             Ilda Ippoliti – Leonardo.it
... intenso e appassionato...                 
                                                            Emanuele Manco -  Fantascienza.com

Vincenzi scrive un capolavoro denso e assoluto.
                                                                          Chiara Di Pietro - Saltinaria

Una rappresentazione scenica ipnotica, quasi onirica, che si potrebbe collocare in quel genere di teatro del non luogo, pura astrazione mentale, nata dall'esistenzialismo degli anni '50.        
                                                                Pino Moroni -  Art a part of culture

"...uno spettacolo denso e difficile, ma anche profondamente coinvolgente ed emozionante..."                                           
                                                                 
Marina Pesavento - Mercuzionline

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