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sabato 4 febbraio 2017

“Interruzioni volontarie” di e con Claudia Salvatore al Teatro Studio Uno dal 9 al 12 febbraio in scena il groviglio di un'esistenza intermittente

INTERRUZIONI VOLONTARIE
di e con  Claudia Salvatore

aiuto regia Marco Bilanzone, Barbara Caridi
scenografia e costumi Valeria Galluzzi

dal 9 al 12 febbraio 2017
Teatro Studio uno 
via Carlo della Rocca, 6  Roma


"Lui si sentiva una ferita sulla guancia, la ferita non c'era, ma lui la sentiva così tanto che alla fine se l'è procurata da solo.
Lei si ricordava di quando da piccola aveva visto i nonni che facevano l'amore, ma in realtà non era successo a lei, era successo alla madre".

 
In scena al Teatro Studio Uno dal 9 al 12 febbraio "Interruzioni volontarie" di e con Claudia Salvatore, che dopo una prima versione in forma di studio nel 2013 presentata al festival RIC, Rieti Invasioni Creative, e un primo debutto nella versione integrale nel 2015 nella rassegna "Dominio Pubblico", porta in scena con la collaborazione di Marco Bilanzone e di Barbara Caridi, la versione definitiva di un lavoro profondo e complesso sull'essere umano

Interruzioni Volontarie è la storia di chi vive dentro, osservando ciò che accade fuori, aspettando il momento giusto per sentirsi parte di qualcosa o per scegliere di essere artefici di un progetto.

È la paura di scegliere, perché la scelta è rinuncia a qualsiasi alternativa, essere presenti a se stessi, accettando la realtà, solo in modo intermittente.

La scena è uno spazio irreale, forse uno spazio mentale, apparentemente disordinato, perché cosparso di scatoloni, al cui centro emerge immobile e sfumata nei tratti del viso, Margherita.

Margherita aspetta, registra messaggi degli altri, guarda gli spazi aperti attendendo che ci capiti dentro qualcosa che la riguarda. Margherita per metà c'è e per metà non sa dov'è. C'è qualcosa che interrompe ogni incontro, ogni tentativo di costruire, ogni possibilità, e c'è qualcosa che lo vuole ripristinare. 

Margherita scappa da persone e da situazioni ma inevitabilmente poi non fa altro che tornare, per riprendersi, per ricominciare quello che aveva interrotto, per rovinarlo in continuazione, non ci sono altro che fratture evidenti ed evidenti intervalli di tempo in cui cerca di ricordare come fare ad andare avanti, in cui cerca di capire, di eliminarsi o di darsi un'altra possibilità, l'ennesima.


Estratti recensioni
"Circondata solo da scatoloni, con su scritte emblematiche che sono tracce di vita precaria, la protagonista di questo affondo nell'io evoca continuamente possibilità incompiute di una esistenza disagevole, del viaggio personale (e forse generazionale) di chi gira a vuoto, di chi combatte nella faticosa ricerca di una identità, di un senso, in un eterno ricominciare che è segno innegabile della inconsistenza di questi anni bui. Nulla si radica, sembra dire la Salvatore, nulla cresce. Allora non resta che quella intimità, candida e fragile che è nicchia sentimentale in cui rifugiarsi per scappare alla vita". 
 (Andrea Porcheddu, Gli stati generali)

"Scatoloni. È lì che si mette ciò che non ha un posto, almeno in attesa di trovarne uno. Poi passa il tempo e la scatola diventa "il posto". È chiusa, anche chi l'ha riempita ormai ignora cosa ci sia dentro. Finché un giorno con un pennarello sul cartone scriverà una frase generica sul contenuto, qualcosa per almeno non sentire il peso di ciò posto non l'ha trovato. Un po' come quegli oggetti, siamo noi. Senza un posto preciso, gli eventi ci spingono qui o là, poi un'etichetta sopra e ci sembra che non possiamo più stare se non dove siamo". (Simone Nebbia, Teatro e Critica)

"Lei, unica interprete, avanza lentamente, da dietro, in direzione di Margherita, alter ego di pezza appeso dall'alto nell'immobilità, in un faticoso ritorno alla vita, in una delicata eppur ruvida risurrezione beckettiana, penetrando una scena immersa quasi totalmente in un'oscurità squarciata solo dalla luce di una torcia e dal rumore di alcuni barattoli trascinati dalle sue gambe. Si aggira tra scatole e scatoloni disposti qua e là sulla scena come scrigni di memorie suddivise per categoria, come simboliche lapidi custodi di un disagio esistenziale ormai radicato, consumato e vinto su un'irreale e febbricitante campo di battaglia". 
(Nicole Jallin, QuartaParete)


"Interruzioni volontarie" dal 9 al 12 febbraio 2017 | Sala Specchi
Teatro Studio Uno, Via Carlo della Rocca, 6 (Torpignattara).
Ingr. 10 euro. Tessera associativa gratuita
Giov – Sab ore 21.00, Dom. ore 18.00


PRENOTAZIONI http://j.mp/prenotaTS1
Per info: 3494356219- 3298027943
www.teatrostudiouno.cominfo.teatrostudiouno@gmail.com



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