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lunedì 3 novembre 2014

Sessolesé. Mia madre non lo deve sapere al Teatro Trastevere


Una commedia che apre le porte della conoscenza del sesso in chiave ironica e elegante. Molti i temi affrontati che coinvolgono tutti nella vita di tutti i giorni. Tra passato,  presente e risate lo spettacolo dona un po’ ti tempo per rilassarsi in allegria.


Sebastiano Colla, nei panni del Prof. Cazzullo, apre le porte del suo studio, dal 28 ottobre al 9 novembre, presso il Teatro Trastevere a Roma, per delle dritte sul sesso. Ma attenzione!

Consigli che ognuno potrebbe seguire grazie alla visione di film e immagini che sembrano uscire fuori in carne e ossa dalle pagine delle riviste osè, per imparare a entrare nel fantastico mondo del sesso. Non dell’amore, quello vero, ma di quelle prime esperienze da vivere con buon senso. O almeno ci si ostina a credere. Con umorismo e un sano fai da te che, a volte, non guasta, è stato imbastito Sessolesé – Mia madre non lo deve sapere. Nato dal progetto Come risolvere in due problemi che da soli non avreste, è uno dei tre spettacoli preceduto da Cuori monolocali e Appese a un filo.

Masturbazione, la fantasia sessuale più intima, e ciò che non si farebbe mai nei momenti intimi, questi i tre temi sviscerati con tocchi ironici e leggeri dai protagonisti Maria Antonia Fama, Alessandro Di Somma e Ermenegildo Marciante. Il testo è di Maria Antonia Fama e Lorenzo Misuraca e gli attori sono diretti da Velia Viti.

Di sfumature se ne intuiscono parecchie e si può dire che, attraverso i clichè, la lettura del sesso ormai non ha più pregiudizi né riservatezza.

I passaggi storici sembrano ben superati, facendomi ricordare l’epoca della mia gioventù.

Il carattere ironico ha evidenziato e accentuato quei passaggi che donne e uomini hanno di certo provato a vivere durante la pubertà, nel perdersi su pensieri tra l’essere casto o nel concedersi alla conoscenza dei propri corpi, in un certo senso, facendo pace con Dio. Temi scottanti, si potrebbe dire, i quali molto tempo fa proibitivi o meno potevano suscitare vergogna. L’oggi, si sa, è più aperto. Un mondo che vuole esserlo, più aperto. La facilità di costumi coadiuva la conoscenza, anche quella virtuale. Focosa, vogliosa, fantasiosa, giocosa. Si può scrivere e fare ciò che si vuole, tanto dall’altra parte non ci si vede, tranne quando poi vien voglia di conoscersi.

Lì sorge il dramma, nel dare conferme del vissuto e degli scambi di effusioni in chat. Il sottofondo musicale classico è impetuoso e incalzante, incastrandosi bene fra i dialoghi recitati rendendo l’atmosfera distesa. Una scena ben curata, sulla sinistra del palco, rimanda agli incontri al buio. Ci si maschera, agognando di non ritrovarsi di fronte al proprio marito o alla propria moglie. L’immaginario collettivo pensa sempre all’unione perfetta, in casa e fedele. Quando, magari stufi, ci si tuffa in avventure e in altre braccia.

Anche l’importanza di coronare il sogno che ogni donna porta con sé, l’attesa di un figlio, non è stato interpretato con pesantezza. Direi più con semplice sarcasmo. Laddove tentativi diventano scopo principe per rimanere incinta e vivere una gravidanza tanto desiderata. Le preoccupazioni fanno da sfondo e sono strumento dell’ansia legata ai tempi ormonali della donna. Sul palco gli sketch, dinamici e a volte intervallati a momenti discontinui di vuoti di scena, si alternano e si susseguono facendo divertire il pubblico. Una scrivania, tre quadri appesi che, una volta tolti, creano spazi aperti in cui gli attori si esibiscono stile TG. Sulla destra del palco una poltrona e un leggio, spazio dove il nostro sessuologo trova ristoro mentre le storie scorrono ai nostri occhi.

Lo spettacolo l’ho trovato gioviale, ma a momenti poco ritmato. Se solo alcune battute fossero state ben collegate tra loro, senza stacchi, avrebbero creato un filo continuativo senza pause intermedie. Consiglio, tuttavia, di assistere a Sessolesé – Mia madre non lo deve sapere, per ridere e sdrammatizzare un po’, con leggerezza, di fronte quel mondo che fa parte di noi. L’Eros che è l’amore, le nostre vite.

Annalisa Civitelli

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