Stagione
Teatrale 2014-2015
Teatro Vascello
sala Giancarlo Nanni
15-16-17 maggio 2015
Venerdì e sabato h 21 domenica h 18
genesiquattrouno
caino
e abele, storia di una fratellanza deviata
sono
forse io il guardiano di mio fratello?
drammaturgia
e musiche di Gaetano Bruno
diretto e interpretato da
Gaetano Bruno e Francesco Villano
spettacolo finalista
selezione premio in-Box 2014
Non
raccogliere le stelle per portarle sopra al monte
Sopra al monte non c’è luce, non c’è luce
e tutto tace
Sto cercando mio fratello che l’ho perso e non
ho pace
Stai attento a quel che cerchi che altrimenti ti dispiace.
genesiquattrouno, trae
ispirazione dalla vicenda biblica di Caino e Abele e propone una riflessione
sul significato dell’amore, della fiducia e sulla paura di sentirsi rifiutati
• Fin dove può condurci il sospetto di non essere più amati, che
cosa può diventare l’amore per l’altro, se inclinazioni violente incontrano
angosce che pensavamo potessero non riguardarci?
Va in scena al Teatro
Vascello dal 15 al 17 maggio genesiquattrouno, interpretato e diretto da
Gaetano Bruno e Francesco Villano, scritto da Gaetano Bruno.
Il lavoro trae ispirazione
dalla nota vicenda di Caino e Abele del libro della Genesi (capitolo 4,
versetto 1) della Bibbia e propone una riflessione più che mai attuale
sull’amore verso l’altro e su che cosa possa scatenarsi quando il sospetto di
non essere più amati si insinua in noi.
In genesiquattrouno
l'omicidio è già stato compiuto, la condanna divina pronunciata. Ora si cerca
di “riprendere fiato”. La scena è ambientata all’interno di un circolo quasi
spettrale, che inizialmente appare come luogo di inconsapevolezza, nel quale
uno dei due fratellini si inventa una serie di giochi, sfide seducenti,
tranelli insidiosi per vincere la diffidenza dell’altro e farlo uscire allo
scoperto.
I due attori innescano un
emozionante duetto e alternando il gioco alla sfida, ci conducono per mano nei
luoghi della loro infanzia, fatta di avventure fanciullesche ispirate alla
ricerca della libertà e di preghiere inventate ad un Dio, a cui hanno imparato
a donare la parte migliore di sé.
Il linguaggio di questo
incontro matura in forme diverse nelle differenti stagioni vissute dai due
fratelli, nell'infanzia è il corpo a parlare, lasciando spazio al lavoro fisico
dei due attori; nell'adolescenza i due fratelli accolgono la parola, nella maturità
ne conoscono le insidie e il dialogo si fa affilato e pericoloso.
Tutto cambia quando uno
dei due infrange inconsapevolmente il patto di complicità e ubbidisce al padre
che li avvia alla vita di adulti.
È lì che si insinua il
male per la prima volta nell’animo del fratello tradito: che sente di avere
perso per sempre l’amore del compagno di giochi, fino a quel momento ammirato e
seguito fedelmente.
L’insicurezza che lo
avvince, gli rende l’animo sempre più arido e trasforma in rami secchi ogni
forma di amore. Il confronto con il fratello, che prima era motivo di orgoglio
e ammirazione, lo spinge alla diffidenza e lo induce a proiettare la propria
angoscia su di lui. Pian piano il nostro personaggio comincia a credere di
bastare a se stesso: si convince che ciò che ha conquistato sia realmente suo,
gli appartenga . Fino a quando anche l’amore per il proprio Dio si riduce ad
una patetica messa in scena.
Gli spettatori vengono
trascinati in un pathos crescente, che li proietta d’un tratto nel circolo da cui
tutto è partito: il luogo dell’inconsapevolezza altro non è che il buio di una
grotta, l’incubo ricorrente di un uomo che non riesce ad accettare ciò che ha
compiuto.
“Sono forse io il guardiano di mio fratello?” Ripeterà il
fratricida che rifiuta di vivere quella responsabilità che ogni uomo ha verso
l’altro.
La figura di Caino, in
questa libera rilettura di Gaetano Bruno, diventa simbolo delle nostre paure,
mentre ci attira in questo circolo all’interno del quale si nasce, si cresce,
si ama, si uccide, ci si dimentica chi si è stati e si rinasce nuovamente per
riprovare le stesse paure.
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Il Secondo invece, a proprio
agio, continua a cercare la complicità del primo. Fa dei versi strani, gli si
avvicina con sguardo severo, poi ride, lo invita a giocare con lui. L’altro
sembra non capire, appare timoroso e più volte rifiuta quegli inviti a varcare
la circonferenza per terra, ma il Secondo non demorde, s’inventa un altro gioco
e ci prova ancora e ancora. Non parlano. Il Primo si fa capire con un codice di
gesti e suoni affinato nell’infanzia.
Il Secondo lentamente sembra ricordare, a
poco a poco la diffidenza iniziale cede il passo al riconoscimento di sangue e
i due confermano il loro affetto nella tana dell’infanzia che ha sancito
la loro alleanza. Sono due bambini. Si rincorrono, scherzano, ridono. Si
vogliono bene, sono fratelli. Sembra quasi che tutto sia tornato come prima.
Come quando da piccoli cercavano di stabilire un contatto con quel Dio
sconosciuto cui dedicavano le preghiere da loro inventate, quello stesso Dio
cui hanno imparato a donare la parte migliore del proprio lavoro, di loro
stessi. Ma anche se i due hanno ritrovato il linguaggio comune e ripristinato
l’equilibrio del passato, non accenna a scomparire, in questo tempo rarefatto,
una strana luce che offusca i loro sguardi. Un riverbero che nessuno dei due ha
mai colto prima negli occhi dell’altro. Il Secondo continua a invitarlo a
uscire, ma l’altro gli rimanda la paura di varcare il confine di rami per
terra.
Forse, quei momenti in cui bastava un semplice cenno del capo per
iniziare chissà quali avventure sono terminati. Forse, quel respiro comune che
hanno condiviso dopo una corsa in montagna ha ceduto il passo a un sospetto che
li fa essere guardinghi tra loro come non lo sono mai stati. Si avverte un
mistero pericoloso tra i due che in un modo o nell’altro dovrà essere rivelato.
Spetterà al minore, farsi comandante del macabro “svelamento”. Sarà lui che,
con astuzia, continuerà a stanare l’altro fratello dal buio della sua vergogna.
Lui che lo costringerà a prendere coscienza del fratricidio che ha da poco
compiuto.
E saranno tanti gli interrogativi che prenderanno corpo nei ricordi
del maggiore. Perché non ha saputo cogliere dal rifiuto dei doni presentati al
loro Dio un prezioso insegnamento, perché ne ha distorto le parole d’amore
abbattendo la sua ira sul fratello minore, come ha potuto trasformare quella tana
segreta, che da piccoli aveva sancito un’alleanza di vita, in una camera di
morte? I due uomini si dirigono lentamente verso quella separazione che ha
cambiato per sempre la vita di entrambi, in quella giornata di odio, in quella
giornata d’amore. >> Gaetano
Bruno
Gaetano Bruno. Diplomatosi alla Scuola di Recitazione del Teatro Biondo Stabile di Palermo. Dal 2000 al 2008 ha collaborato in qualità di attore all’interno della compagnia teatrale diretta da E. Dante, con cui ha recitato tra gli altri, negli spettacoli “mPalermu” – premio scenario e premio UBU 2001 – Carnezzeria, La scimia, Il festino – premio Miglior Attore sez. Dramma Golden Graal 2009. Negli anni ha continuato a portare avanti un percorso artistico tra teatro, cinema, danza e televisione. Al cinema ha esordito con Sorrentino ne “Le conseguenze dell’amore” e ha poi continuato con A. Porporati G. Tornatore, F. Comencini G. Capotondi, V. Labate, S. Incerti, D. Marengo, M. Placido, Leonardo di Costanzo.
In televisione con A.Negri, C. Carlei, G. Gagliardi, A. Negri, M. Pontecorvo, C. Elia, A Negrin. Nella danza ha partecipato a diversi workshop con A. Tennis, M Iwana, Julie Anne Stanzak, A. Senatore, G. Carrizo – Peeping Tom. Nel 2012 ha lavorato con A. J. Stanzak nel progetto di teatro-danza “fear and desire”. Nel 2014 debutta nella scrittura teatrale col progetto ”genesiquattrouno – caino e abele, storia di una fratellanza deviata”, che dirige e interpreta assieme a Francesco Villano.
Francesco Villano. Si è diplomato all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” di Roma, e ha partecipato al Progetto Thierry Salmon – la nuova Ecole des Maîtres, corso internazionale di perfezionamento teatrale tenuto dai M° Denis Marleau e Jan Fabre. Ha partecipato a stage di teatro: Y. Alschitz; P Clough; Abel C. Munoz; L. Ronconi; J. S. Sinisterra; Y. Klezick; Bruce Myers e Sotigui Kouyaté. E a laboratori di teatro danza con M. Abbondanza, R. Giordano, G. Pomardi, C. Inesi M. Seki Michele Monetta Monica Vannucchi M. Aristegui G Shabd Singh M. Smaldone M. Dezi M. Flach G. Bogdanov, F. Camponero G Cambieri Vezio Ruggeri C. Amodio E. Allegri M. Rippa E. Morrione. A teatro ha lavorato con S. Sinigaglia, A. Latella C. Autelli, D. Iodice, C. Inesi, P. P. Sepe, L. Colavero, E. Dante, R. Romei, M Ferrero. Al cinema e in televisione ha lavorato con M.Lamberti, L. Ribuoli, F. Neri, M. Lamberti, G. Capitani, V. Gassman, C. Del Punta. Nel 2011 debutta nella regia con “Piccoli Pezzi Poco Complessi” e “Sonata per ragazza sola”, omaggio a I. Nemirovskj.
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Stampa e promozione Teatro Vascello
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Teatro
Vascello Via Giacinto Carini 78
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Come
raggiungerci: Il Teatro Vascello si trova in Via Giacinto
Carini 78 a Monteverde Vecchio a Roma sopra a Trastevere, vicino al Gianicolo.
Con mezzi
pubblici:
autobus 75 ferma davanti al teatro Vascello che si può prendere da stazione
Termini, Colosseo, Piramide, oppure: 44, 710, 870, 871. Treno Metropolitano: da
Ostiense fermata Stazione Quattro Venti a due passi dal Teatro Vascello
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