scritto diretto e interpretato da Clara Galante
costume Maurizio Galante
Non sono stata Finita si collega ad un fatto di cronaca accaduto ad una donna sopravvissuta miracolosamente, dopo essere stata ritrovata da un passante in fin di vita chiusa in una busta di plastica in un cassonetto della spazzatura nella periferia di Macerata nel luglio 2006.
Seppur ispirato ad un fatto realmente accaduto il personaggio e la vicenda del testo differiscono in parte da quelli reali, ciò nell'intento di sottrarre i curiosi alla morbosità di sapere chi è chi e chi ha fatto cosa. Eppure la chiameremo Francesca, diremo che questo assolo è ispirato a quella sua storia e a quando, dal cassonetto della spazzatura in cui venne gettata dal marito chiusa in sacco di plastica dopo essere stata picchiata a sangue, sente, pensa e vede ciò che nel prima e nel dopo non aveva visto mai. Il fatto qui raccontato dunque è vero almeno nella misura in sono vere le intuizioni.
Clara Galante
"Il sapore della vita lo riconosco
è tra i denti, quanto rosso!
Brutta puttana, zecca, ventosa!
E m'hai gettata via come una cosa
Accartocciata, sbattuta
albume da frittata
scaraventata al muro
come una vestaglia
una ciabatta fetente
roba da niente
l’ultimo degli stracci.
Dimmi che sogno dimmi che quando è troppo atroce mi risveglio!..."
“Non sono stata finita è un poemetto concertato per corpo e voce, uno straziante soliloquio sull'umiliazione della violenza e sul dolore della rinascita, una parabola di liberazione che va dal buio all'aria. Clara Galante, una delle nostre interpreti che più eccelle nel recitar cantando, lo affronta con una misura inedita anche per le sue notevoli capacità vocali: con una semplicità e una limpidezza che sbaragliano la soffocante materia in cui tutto è inizialmente immerso. Se ogni performance è la cronaca in atto di una trasformazione, Non sono stata finita è una progressione poetica dal gemito al canto dove la resistenza della vita passa anche e soprattutto per la riscoperta del linguaggio.”
Attilio Scarpellini (I quaderni del Teatro)
“La comunicazione delle emozioni è fatta di una recitazione spoglia di retorica e intensamente evocativa”
Giovanni Russo (Corriere della Sera)
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